


La scuola Penny Wirton approda anche a Lucca: la Fondazione Mario Tobino ha, infatti, deciso di importare in città il modello educativo ideato da Eraldo Affinati, dando vita ad un percorso di apprendimento della lingua italiana per minori stranieri, volto a facilitarne l’integrazione in società. Destinatari del progetto, che partirà a fine marzo, sono alcuni dei ragazzi orfani o non accompagnati, ospiti della comunità Carlo Del Prete.
A presentare l’iniziativa, questa mattina (28 febbraio) a Palazzo Ducale, sono stati Stefano Baccelli, nella doppia veste di Presidente della Provincia di Lucca e della Fondazione Mario Tobino, il sindaco Alessandro Tambellini, il vicesindaco e assessore alle politiche sociali, Ilaria Vietina, il direttore della Fondazione Tobino, Marco Natalizi e i promotori della scuola, Eraldo Affinati e sua moglie Anna Luce Lenzi.
“Come amministrazione provinciale l’abbiamo reputata un’occasione da cogliere tempestivamente e con piena convinzione- ha dichiarato il presidente Stefano Baccelli – la lingua è lo strumento principe dell’integrazione, che aiuta i ragazzi a trasformarsi da stranieri ad italiani, da giovani ad adulti, da singoli a parte di una comunità. Come Fondazione Tobino, inoltre, ci siamo posti l’obiettivo di impegnarci direttamente nella gestione e nella risoluzione delle problematiche attuali, contribuendo a delineare strategie d’azione per il futuro”.
Ad ispirare la denominazione della scuola è Penny, un bambino rimasto orfano e che non ha mai conosciuto il padre, protagonista di un racconto per ragazzi di Silvio D’Arzo. Per Eraldo Affinati, gli studenti immigrati di oggi richiamano questa figura bisognosa di un supporto familiare che li aiuti ad imparare a vivere nel mondo ed entrare a far parte di una collettività.
“Si tratta di una scuola senza classi, senza registro, senza burocrazie e senza voti- ha spiegato Affinati- Lucca per noi rappresenta il fiore all’occhiello della Toscana, che speriamo possa diventare centro propulsore per l’espansione della scuola nelle realtà confinanti. Le istituzioni locali hanno accolto in maniera inaspettatamente calorosa questa iniziativa, facendoci scoprire un’altra Italia, quella disposta a spendere un po’ del proprio tempo per aiutare i Penny di oggi a crescere e a diventare parte integrante del tessuto cittadino lucchese”.
Il metodo educativo della scuola prevede la suddivisione dei ragazzi in gruppi di piccole dimensioni (formati da 2-3 persone), ciascuno seguito da un insegnante volontario che li accompagna in un percorso di apprendimento della lingua italiana, parlata e scritta, e dei diritti e doveri dei cittadini italiani. Viene, inoltre, facilitata l’instaurazione di rapporti umani con gli abitanti della realtà circostante, anche grazie alla valorizzazione delle radici culturali dei ragazzi e all’integrazione di queste ultime con la tradizione territoriale. Le lezioni, che si terranno con una frequenza di due giorni alla settimana, si svolgeranno in parte nelle sale di Palazzo Ducale ed in parte negli spazi della biblioteca Agorà.
“Un progetto di grande valenza culturale che va ad integrare le politiche di inclusione promosse dagli enti locali ed alimenta il senso di coesione sociale- ha detto il sindaco Tambellini- è importante, altresì, che si costruisca un nuovo sapere senza distruggere il precedente apprendimento linguistico e culturale degli stranieri”.
La scuola, che dal 2008 ad oggi si è espansa in maniera più o meno omogenea sul territorio nazionale, è aperta a tutti e completamente gratuita. Il progetto a Lucca parte con il coinvolgimento dei minori residenti alla Comunità Carlo del Prete, ma l’intento è quello di estenderla alle diverse fasce di età, infatti un gruppo di rifugiati richiedenti asilo ha già avanzato la propria richiesta di adesione.
“Siamo di fronte ad una rivoluzione del senso dell’insegnamento e dell’apprendimento- ha commentato l’assessore Vietina-: si instaurano relazioni sulla cui base viene a crearsi una nuova cultura, frutto dell’incontro fra tradizioni storiche diverse. La lingua italiana è, inoltre, lo strumento che garantisce la cittadinanza effettiva e l’integrazione completa dei ragazzi nella nostra realtà locale”.
Per proporre la propria candidatura come tutor è necessario rivolgersi alla Fondazione Tobino, che svolgerà il ruolo di segreteria del progetto. Non è necessaria la qualifica accademica di insegnante, ciò che conta è dimostrare di essere in possesso della sensibilità richiesta dal delicato ruolo che ci si accinge a svolgere. Affinati ha fatto sapere che alcuni studenti del liceo scientifico Majorana hanno già espresso la volontà di partecipare.
“Avvertiamo un enorme bisogno di alfabetizzazione- ha fatto sapere Lucia Taddei, della Comunità Carlo del Prete- i nostri ragazzi si trovano ad affrontare un apprendimento tormentato perché la scuola ha degli obiettivi da raggiungere, dei risultati da produrre, dando per scontato che tutti partano dalla stessa base, ma purtroppo non è così. Insegnamento scolastico ed insegnamento linguistico dovrebbero essere due percorsi distinti e consequenziali per gli stranieri che arrivano nel nostro Paese”.
A coadiuvare gli insegnanti nel proprio compito saranno un libro di testo, “Italiani anche noi” ed un eserciziario, in uscita proprio in questi giorni. Anche gli insegnanti dovranno studiare il metodo più adatto con cui approcciarsi ai ragazzi.
La scuola Penny Wirton
La scuola nasce dall’esperienza di Affinati nell’insegnamento ai giovani de “La Città dei Ragazzi”, istituto fondato da Monsignor J. Patrick Carrol Abbing per gli orfani della Seconda guerra mondiale che è divenuta oggi istituto di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati. La scuola lavora per piccoli gruppi, grazie alla presenza di numerosi insegnanti volontari; la sua proposta formativa è organizzata senza classi e fondata sul contatto diretto, a tu per tu, tra insegnanti e studenti. In questo modo può dedicarsi a diversi livelli, a seconda delle necessità di cui gli studenti sono portatori.
Spesso si parte da zero e si procede con cautela, senza fretta, con persone che non hanno mai frequentato una scuola in vita loro e sono appena approdati in questo nostro nuovo mondo linguistico: è emozionante vedere come imparano a riconoscere e a riprodurre prima i segni, poi le intere parole, e come riescono a comunicare le loro storie, le loro idee e le loro speranze. A volte, pur partendo da zero, si procede a ritmi accelerati: si tratta infatti di persone che, avendo già studiato nel paese d’origine, si orientano bene e sanno come utilizzare gli strumenti e le occasioni didattiche.
Arriva anche chi capisce già la nostra lingua, ma desidera leggerla, scriverla e soprattutto usarla con proprietà nel lavoro e nelle relazioni personali. A tutti è messo a disposizione, per l’uso durante le lezioni, il manuale Italiani anche noi, costruito sull’osservazione e la pratica con i nostri studenti dei primi corsi. A tutti viene fornito il materiale didattico lezione per lezione. Alla scuola Penny Wirton si impara:
- a parlare e scrivere in lingua italiana per capire e farsi capire sempre più;
- a prendere confidenza e fare amicizia tra noi tutti;
- a conoscere i diritti e i doveri di chi vive in Italia;
- a capire un po’ meglio la cultura italiana e a raccontare la propria.
Il fondatore
Eraldo Affinati, scrittore e insegnante di italiano e storia, ha esordito nel 1992 con il saggio Veglia d’armi. L’uomo di Tolstoj. Tra i suoi scritti:Soldati del 1956 (1993), Bandiera Bianca (1995), Campo del sangue (1997), Uomini pericolosi (1998), Il nemico negli occhi (2001), Un teologo contro Hitler. Sulle tracce di Dietrich Bonhoeffer(2002), Secoli di gioventù (2004), Compagni Segreti. Storie di viaggi, bombe e scrittori(2006), La città dei ragazzi(2008),Berlin (2009), Peregrin d’amore. Sotto il cielo degli scrittori d’Italia (2010), L’11 settembre di Eddy il ribelle(2011), Elogio del ripetente(2013). Ha curato l’edizione completa delle opere di Mario Rigoni Stern, Storie dall’Altipiano. Insieme alla moglie, Anna Luce Lenzi, ha fondato la Penny Wirton, una scuola di italiano per stranieri e con lei nel 2011 ha pubblicato il manuale Italiani anche noi. Alla fine del 2014 ha dato alle stampe, per Mondadori, Vita di vita, il racconto del viaggio compiuto con Khaliq, uno dei suoi ragazzi per cercare la madre, in Africa.
Jasmine Cinquini