S.Luca, sindacati in guerra per posti letto e parcheggi






di Paolo Lazzari
“Una grave carenza di posti letto, lo snervante e dispendioso problema del parcheggio, enormi sprechi di denaro, mancanza di privacy, timori di tagli al personale con la nuova riorganizzazione” e molto altro ancora: il quadro delineato oggi (12 giugno) dall’assemblea sindacale dei lavoratori dell’ospedale San Luca, ad una anno dalla sua apertura, non lascia certo spazio – secondo sindacati e operatori – ad interpretazioni ottimistiche. Tutte le tre maggiori sigle sindacali (Cgil,Cisl e Uil) erano presenti e, con loro, seduti sulle poltroncine della sala conferenze, una trentina di dipendenti ansiosi di sollevare dubbi ed avanzare proposte.
Il nodo principale resta quello della carenza strutturale dei posti letto, una situazione che Pietro Casciani, segretario Uil, non ha timore di definire drammatica, soprattutto in vista dei tagli per l’estate: “Stiamo portando avanti l’opposizione più strenua rispetto a questo argomento – spiega – perché tocca da vicino tanto i cittadini quanto gli operatori. Si tratta di una questione che si aggraverà ulteriormente nel periodo estivo, durante il quale l’azienda ha deciso un taglio ulteriore. Il fatto che un ospedale nuovo non abbia posti letto sufficienti è un problema enorme e si collega a doppio filo al tema del lavoro: più si riducono i letti, più si contraggono le assunzioni. Stiamo provando a sollecitare ogni giorno i sindaci, perché ci sembrano molto più attenti a quello che succede in valle del Serchio che qua sulla Piana”.
Sul punto intervengono moltissimi caporeparto, tutti più che lambiti dal problema: “E’ una situazione a fisarmonica – spiega uno di essi -: mancano i posti letto perché manca il personale addetto per cui i letti aumentano o diminuiscono in proporzione. Cominciamo invece ad adeguare il personale ai letti che ci sono e vedrete che le cose cambieranno”. La questione è una sorta di matrioska, perché nasconde altri nodi di grave portata, secondo i lavoratori: “Non c’è soltanto il timore fondato per i posti di lavoro – spiegano i dipendenti – ma anche il fatto che, in virtù degli accordi presi, l’azienda paga un canone fisso per il massimo di posti letto, a prescindere dal fatto che siano disponibili o meno. Risparmiando questi soldi potremmo rimediare alle carenze d’organico: gli infermieri, per dire, preferiscono andare a lavorare a Pistoia, dove vengono offerti almeno 3 anni di contratto. Qui l’offerta va da 1 a 3 mesi”. Particolare che deve far riflettere, evidenziato dal personale: le sostituzioni per maternità, già pochissime da 3 anni a questa parte, stanno diventando pressoché inesistenti.
Poi, ineluttabile, c’è la questione del parcheggio. I dipendenti lamentano grossi problemi in relazione all’ora del cambio turno (alle 14) quando sono costretti a farsela a piedi perché non trovano posto negli spazi loro riservati. E qui il dibattito si incendia: “Ma gli altri ospedali hanno questo problema?”, si chiedono in coro medici ed infermieri. Senza parlare poi della questione del parcheggio a pagamento: nelle altre città dei nuovi ospedali si è raggiunto un accordo. Non così per Lucca, perché il Comune ha deciso di predisporre tre nuove aree di sosta gratuita, ma sul punto esplode la polemica: “Non ha senso farne di nuovi – tuona il dottor Alessandro Di Vito – perché il concessionario, ad un anno di distanza dall’apertura, ha sempre il 40% dei posti vuoti. A noi ne servono circa 70. Non serve sprecare altro verde pubblico: l’azienda ed il Comune si impegnino a trovare un accordo che permetta ai dipendenti di fruire degli stalli vuoti. Inoltre, per legge, i nuovi parcheggi non potrebbero comunque sorgere nelle vicinanze dell’ospedale (si parla di 300 metri almeno dalla struttura)”. Le soluzioni avanzate dalla platea dei partecipanti però non si fermano qui: “Siccome l’eliporto non funzionerà, perché l’elicottero dovrebbe invadere il raggio delle abitazioni vicine, perché non farli lì?”, si chiedono alcuni dipendenti, mentre altri propongono di livellare al suolo la grande duna all’entrata per ricavare posti: “Ma non si può – precisa Di Vito – perché è stata fatta apposta. Questa non era una zona in cui si poteva costruire un ospedale, perché acusticamente incompatibile con i vincoli di legge”. Altri ancora, evidenziando la situazione di stress vissuta già soltanto per il fatto di doversi recare al lavoro senza trovare posto, avanzano l’ipotesi di una rinegoziazione con il concessionario per quanto concerne la sola ora di punta, ma l’ipotesi appare difficilmente percorribile.
Capitolo presunti “sprechi“: al San Luca, accusano dipendenti e sindacalisti, non si pagano soltanto i posti letto a pieno regime anche se inutilizzati, ma ci sono moltissime altre voci capaci di far suonare una sirena, più che un campanello d’allarme. “Il Campo di Marte – osserva un medico – costava infinitamente meno. Vi faccio soltanto un esempio: nel mio reparto una singola voce, quella relativo al godimento beni di terzi, è lievitata dai 2.460 euro spesi nel vecchio ospedale ad oltre 86 mila”. Numeri che, se confermati e moltiplicati per ogni altra voce e reparto, “devono aprire ad un’urgente presa di posizione da parte dell’azienda”, anche perché il personale minaccia adesso di adire le vie legali:”Paghiamo ogni giorno 14 sale operatorie quando ne sono aperte 9, nemmeno sempre – è l’accusa di dipendenti e sindacati -. Con questi soldi si sistemano le carenze d’organico, altro che”. Un altro spreco assoluto, per gli intervenuti all’assemblea, è quello relativo al Campo di Marte: “La Usl prima ha fatto costruire un nuovo ospedale senza vendere il vecchio – spiegano – poi, adesso, lo lascia vuoto. Questo è denaro che viene a mancare e che pesa in modo profondo sull’economia collettiva”.
Finita qui? Non proprio. La gragnuola di questioni aperte continua: si registrano infatti problemi in ordine alla gestione del personale infermieristico, distribuito in modo sproporzionato secondo logiche non precise tra i vari reparti e le cartelle elettroniche, che dovevano valere per tutti i dipendenti, ancora non sono in funzione – riferiscono sempre i sindacati. Ancora: i corsi di aggiornamento al pronto soccorsosono stati per la maggior parte sospesi e, se svolti, vengono messi al termine della mattinata lavorativa, proseguono i sindacati. Non solo: “L’azienda fissa di volta in volta obiettivi da raggiungere – ricordano i dipendenti – sapendo che non possiamo raggiungerli. Si pretende che i nuovi infermieri sappiano fare tutto, ma li si forma con un corso di 150 ore per 7 specializzazioni diverse”. Il riposo dei medici di guardia, inoltre, è una chimera: “E’ una situazione da terzo mondo – denuncia uno di essi – con poltrone appiccicate in una saletta minuscola. Quando siamo inattivi dobbiamo riposare, c’è una sentenza europea che lo sancisce”. Al terzo piano, quello di oncologia, si avvertono poi rumori assordanti giorno e notte: “Colpa anche del macchinario per aspirare le polveri di gesso – osserva una responsabile della sicurezza sui luoghi di lavoro – che è costato intorno ai 10mila euro”. Le critiche espresse vengono infine condensate in un concetto: “Mirano ad impoverire questo ospedale, perché sia necessario, una volta passati all’area vasta (dal primo luglio) spostare i pazienti nei più attrezzati poli pisani”.