
Le ruspe dovrebbero entrare in azione entro la fine di giugno, ma per vedere riqualificata l’area dell’ex Uba Uba a San Concordio (e soprattutto per capire realmente come) ci sarà forse da aspettare ancora del tempo. Il primo ostacolo, quello delle autorizzazione alle (parziali) demolizioni, sembra definitivamente superato, ma non gli ostacoli di natura tecnica ed economica. Lo dice Francesco Becciani, amministratore della Veicolo Immobiliare, proprietaria delle strutture, in una lettera di risposta alle sollecitazioni dell’assessore all’urbanistica Serena Mammini. L’autorizzazione del Comune a procedere con il progetto messo a punto dall’ingegner Mauro Molteni dello studio Molteni&Molteni – con il quale ha collaborato anche Andrea Provenzali – è pronta ormai dall’ottobre scorso, ma finora nulla si è mosso, anche se la società ha confermato che entro il mese di giugno partiranno finalmente i lavori. Sui tempi della riqualificazione, tuttavia, non è ancora possibile fare previsioni.
Il progetto non è più quello originario e assai ambizioso al centro di un tormentato piano attuativo varato dall’allora amministrazione Favilla e che prevedeva un complesso direzionale, commerciale, con più spazi per il residenziale al posto dell’ex magazzino d’abbigliamento, da anni abbandonato. La nuova proposta è molto più “dimensionata”, anche in termini di costi complessivi delle opere che, stando alle ultime indiscrezioni che erano trapelate da mesi, prevederebbe investimenti di circa 3 milioni di euro. Al posto del fabbricato in disuso ne dovrebbe sorgere due ma più piccoli rispetto alle volumetrie esistenti. L’area, infine, sarebbe completata da almeno due aree di sosta e aree a verde. Su tempi e modalità di realizzazione non c’è tuttavia ancora certezza, se qualche tempo fa amministratore e progettista scrivevano alla Mammini: “Possiamo rassicurare l’amministrazione – si legge nella corrispondenza – che la società sta facendo il possibile per accelerare i tempi dell’inizio delle demolizioni che dovrebbero avvenire entro il giugno prossimo. È comunque necessario comprendere, che la velocità con cui avete ottemperato ai doveri amministrativi ci ha colto in contropiede – si legge proprio così – e ha anticipato le trattative commerciali che impegnano l’attività propedeutica alla messa in opera del complesso. Per essere più precisi: vi sono alcune necessità, manifestate dai proponenti utilizzatori finali, che sono oggetto di valutazione sia in termini economici che tecnici. Tali necessità hanno inoltre bisogno di un impegno che non consente un così celere perfezionamento”.
Quindi altri ostacoli sembrano farsi avanti all’orizzonte. Il sindaco già ieri, dopo la polemica esplosa su Facebook, aveva rassicurato dal suo profilo Facebook: “Abbiamo rilasciato alla proprietà tutte le autorizzazioni necessarie e l’assessore all’urbanistica che sta seguendo in prima persona la vicenda, ha sollecitato anche di recente la stessa proprietà perché si proceda alle demolizioni: ci dicono che entro giugno l’immobile fatiscente dovrebbe venire giù. Noi ce la stiamo mettendo tutta per venire a capo anche di questa vicenda che si trascina da almeno 25 anni”.
Ma ora non è più responsabilità o “affare” del Comune, sottolinea l’assessore all’urbanistica Serena Mammini: “Ci auguriamo tutti – spiega – che la demolizione e i successivi lavori possano avvenire in tempi brevi, ma questo non dipende più dalla volontà dell’amministrazione che, tra l’altro, per rimettere in carreggiata tutto l’iter ha dovuto fare un notevole lavoro. Più volte ci siamo imbattuti in procedimenti a dir poco bislacchi al punto che non sono andati avanti. E per certi aspetti meno male perché erano fuori misura, proiettati a sfruttare al massimo il potere edificatorio, con standard di verde che per lo più erano aiuoline. Non sono andati avanti, dicevo, non certo a causa dell’entourage del sindaco, semmai per merito”. “Nonostante la ferma opposizione – prosegue la Mammini -, altri disastri (spesso non tanto l’opera in sé, ma il progetto) sono andati avanti: penso al sottopasso di San Concordio; al cosiddetto Steccone, per cui adesso ci troviamo a risolvere complicatissime situazioni e danni anche economici creati dall’arroganza che non ha voluto (o potuto?) ascoltare i consigli di chi non diceva no a prescindere, ma lo diceva nel merito. Penso al Planetario che si spera, a questo punto, diventi qualcosa di utile e l’amministrazione Tambellini per questo si sta impegnando; penso ai 90 mila metri cubi del bulimico piano di recupero della ex Lenzi, approvato ma mai iniziato, fortunatamente, perché eccessivo: anche per quello auspichiamo che dalla proprietà giunga un progetto più sostenibile. Penso al misero aeroplanino svettante a dare il benvenuto all’ingresso della città: anche per quello speriamo che presto si possa intervenire, ma non è semplice. Per andare più lontano nel tempo penso all’area dei Chiariti, zona molto delicata dal punto di vista idrogeologico, ma completamente stravolta e violentata dagli interventi di via Savonarola: per quelli siamo intervenuti per far ripristinare il parcheggio che stava letteralmente sprofondando”.