
E’ l’avvio dell’iter verso il nuovo piano operativo a occupare la parte centrale del consiglio comunale di questa sera (13 marzo). Al voto (con il testo approvato con 20 voti favorevoli e 7 contrari) le linee di indirizzo per lo strumento urbanistico illustrate dall’assessora all’urbanistica Serena Mammini.
La rappresentante di giunta è partita da lontano, iniziando l’illustrazione dall’approvazione del piano strutturale. Mammini ha definito il piano operativo uno “strumento di cui la città ha estremamente bisogno. Il ciclo che si era fondato sull’uso di una risorsa finita, il territorio, e su un settore, quello dell’edilizia, che genera beni durevoli e quindi con tempi brevi di saturazione della domanda, ha lasciato alla città uno stock di invenduto, un aumento della manodopera disoccupata e una diminuzione delle risorse a disposizione del settore pubblico, pensiamo al crollo degli oneri di urbanizzazione e alla conseguente difficoltà delle amministrazioni a sopperire alle spese per i lavori e le manutenzioni. Quel ciclo, che non ha certo riguardato la sola Lucca, ha avuto impatti negativi sul fronte dell’armonia urbana, dello spazio pubblico, del paesaggio. Non dimentichiamo quindi che una certa ferita c’è stata dopo l’esplosione delle volumetrie, la perdita di controllo sui numeri, l’eccessiva cementificazione che ha richiesto, nel 2012, una Variante agli strumenti, tardiva e straordinaria, ma che in parte è tutt’ora vigente e che non è più in grado di rispondere alle esigenze dell’oggi. Inoltre dallo scorso maggio, passati cinque anni, sono decadute le previsioni di trasformazione sottoposte a pianificazione attuativa contenute nel regolamento urbanistico. Quel ciclo si è chiuso anche con la redazione, da parte della Regione, di una nuova legge sul governo del territorio e del piano paesaggistico”.
Di qui la necessità del nuovo piano operativo “che sia – spiega – più attuale, che risponda meglio alle necessità di una città che ha ripreso, seppur timidamente, a muoversi. Servono regole univoche, chiare, aggiornate, che siano in grado anche di scandire i tempi degli interventi. Abbiamo necessità del piano operativo, inoltre, proprio per collocare, definire, limitare questi interventi dentro il disegno della città, dentro il progetto che ci è dato proprio dal nuovo piano strutturale. In un percorso condotto con il metodo dell’ascolto e dell’approfondimento, perché riteniamo importante il punto di vista degli abitanti di un luogo nell’analisi della progettazione urbanistica. Ognuno dovrà fare la propria parte, all’interno di un ruolo dato, ma con la consapevolezza che tutti siamo importanti. La politica darà gli obiettivi, determinerà le strategie, la tecnica ci aiuterà a raggiungerli. Sarà lo politica che dovrà ritornare centrale nel definire gli orientamenti di vita delle città, l’idea di comunità che abbiamo, da qui scaturirà il disegno urbano”.
La richiesta è di guardare oltre rispetto agli schemi dei partiti e degli schieramenti: “Sarà la ricerca del miglioramento della qualità della vita, dell’equilibrio e dell’armonia possibile il leit motiv del nostro percorso. Una città sostenibile è quella che riesce a mediare tra i bisogni e le spinte dei diversi “gruppi”; sostenibile è la città che sa conseguire e mantenere l’equilibrio tra diritti e aspettative delle persone, è da considerarsi felice quella città che risponde davvero alla domanda di chi la vive. Domanda però che si segmenta a seconda di quanti sono i soggetti di cui è espressione. E quindi la città di chi vive e lavora ma anche quella dei turisti, dei visitatori, degli ospiti del fine settimana o delle folle per i grandi eventi. Tutti sono portatori di esigenze diverse, talvolta addirittura opposte. E quindi occorre governare il sistema cercando di tenere insieme domande e attese che potrebbero entrare in frizione. Quindi dal tema della quotidianità a quello della gestione degli eventi più impegnativi per la città, sono questi gli estremi del nostro perimetro di lavoro, degli ambiti tematici: il piano per l’eliminazione delle barriere architettoniche alla progettazione o il completamento dei centri di quartiere, un ruolo centrale delle politiche per la casa negli interventi di edilizia residenziale, il miglioramento dell’accessibilità e la dotazione di parcheggi, della viabilità e dei percorsi di mobilità urbana, la definizione di strumenti per la difesa idrogeologica, la vulnerabilità idraulica, geomorfologica o sismica, la realizzazione di un parco urbano per ogni quartiere, disposizioni volte a garantire un’alta qualità architettonica degli insediamenti, la trasformazione, il recupero, la delocalizzazione degli impianti produttivi dismessi posti in aree agricole. Sono questi solo alcuni degli obiettivi. Si parlerà del libro dei sogni? Ma per realizzare qualsiasi cosa occorre prima pensarla, progettarla, renderla appunto realizzabile. E questi strumenti di governo ne sono il presupposto: Abbiamo visto che strumenti “difettati” hanno prodotto risultati non all’altezza della nostra città”.
“Il piano operativo – prosegue Mammini – avrà la consapevolezza di un territorio forte della sua bellezza, ma che dovrà avere il diritto di cambiare laddove, al suo interno, non si è ben operato generando brutture, disarmonia, scarsa vivibilità; dovrà avere il diritto di migliorarsi sempre, ma continuando a raccontare la sua storia e magari a generarne di nuova, attraverso una grammatica che sia la più lineare e chiara possibile. Iniziamo a giocare la partita con le regole che abbiamo scritto, entro il limite del territorio urbanizzato: è in quel perimetro che potremo pianificare nel dettaglio ogni azione di riqualificazione degli insediamenti e risolvere alcuni brani di città che, come dicevo prima, sono rimasti scollegati tra loro. Sarà l’occasione di ricucire tessuti urbani di recente costruzione senza dignità e dotarli di servizi, accogliendo una vera sfida in termini di governo della città anche grazie allo strumento del bilancio positivo: gli interventi di trasformazione dovranno garantire un bilancio complessivamente positivo tra recupero del patrimonio edilizio esistente e le previsioni di interventi che impegneranno nuovo suolo, sempre comunque all’interno del territorio urbanizzato. Il territorio già urbanizzato potrà tornare così a “respirare”, modificando le sue geometrie all’interno di un confine oltre il quale la grande risorsa del nostro paesaggio rurale sarà rispettata nei suoi equilibri”.
“Il piano operativo – continua ancora – dovrà prevedere strumenti di analisi e verifica dell’efficacia delle azioni del piano stesso, quello che è mancato ai vecchi strumenti, il dialogo tra loro, la rispondenza e il monitoraggio costante. I temi sono quelli del riuso, delle aree ritenute strategiche, lo spazio pubblico capace di attrarre e far sentire a proprio agio le persone, perno di una città conviviale e accogliente che produce relazione; un altro tema è quello della mobilità, dell’accesso alla città, dei parcheggi e poi il tema ambientale: dovranno essere individuati gli ambiti dei parchi e dei siti di valenza naturalistica che già il piano strutturale riconosce e saranno definite le previsioni e le disposizioni di tutela, conservazione e valorizzazione. Per le aree agricole periurbane dovrà essere promosso il sostegno delle forme di agricoltura integrabili con gli insediamenti urbani, compresi gli orti sociali, salvaguardando gli elementi del paesaggio rurale ancora presenti e anche il sostegno delle forme di agricoltura in grado di garantire il recupero delle sistemazioni agrarie tradizionali di valenza paesaggistica e storica”.
“Continuiamo quindi il lavoro per una politica territoriale che ricompone, rigenera, riordina. Il modello economico di oggi non richiede più un impiego intensivo del territorio ma anzi cerca di migliorare le condizioni di vita quotidiana anche per attrarre investimenti, nuovi motori di sviluppo basati sull’innovazione e la conoscenza. È ancora una volta la persona a guidare le nostre scelte: la qualità della vita, l’armonia con l’ambiente e con l’altro. Vogliamo restituire una città migliore di come l’abbiamo trovata lasciando in dote, nel tempo, strumenti efficaci che dureranno più di un’amministrazione e che incontreranno nuove generazioni. Il piano operativo avrà il linguaggio, serio e puntuale, della tecnica urbanistica, ma prima di tutto sarà espressione di una visione politica orientata a restituire valore alla felicità e realizzazione dell’altro. Una città più giusta, più pubblica e più bella. Abbiamo davanti a noi la possibilità di rafforzare la nostra identità con regole nuove che andranno, intervento dopo intervento, a ridisegnare una forma urbis coerente con la storia e la cultura del nostro territorio ma, al tempo stesso, farlo con coraggio e creatività”.
Sostiene l’avvio dell’iter verso il nuovo piano operativo la presidente della commissione urbanistica, Francesca Pierotti, che sottolinea l’importanza dei piani di riqualificazione urbana e l’importanza della visione, verso il futuro, dei servizi, soprattutto nell’area sud e sud-est del territorio. Oltre al tema dello spazio pubblico, per Pierotti il tema più difficile sarà quello della perequazione, uno strumento, dice “che forse consentirà davvero di rivisitare alcuni edifici e alcune funzioni che attualmente insistono su un territorio che non è funzionale lo sviluppo di certi ambiti”. La pianificazione, però, per Pierotti “non deve ingessare il territorio ma pensare a una rimodellazione e a un sistema che porti a un riequilibrio di carico urbanistico ma anche di mobilità e di diversi modi di attuare la mobilità e gli spostamenti sul territorio”.
Di libro dei sogniarla la consigliera di Forza Italia, Simona Testaferrata: “Leggendo con attenzione le linee di indirizzo relative al piano operativo – dice – si può entrare nel fantastico mondo dell’assessore Mammini. Si aprono scenari per Lucca irrealizzabili ed essendo linee politiche ci sorge il dubbio che questa maggioranza sia assolutamente visionaria. Un conto è avere una visione di una città proiettata nel futuro ed un’altra avere visioni impossibili”. “Fin dal giorno del vostro insediamento di cinque anni fa – spiega – avevate promesso alla città di portare entro un anno il piano strutturale, oggi la realtà è ben diversa avete approvato il piano solo dopo cinque anni creando le condizioni per ingessare completamente l’economia ovvero tutto quello che ruota intorno al mondo dell’edilizia. Anche per il piano operativo siamo solo a queste linee guida che non dicono niente e che ancora ad oggi non sappiamo se sono stati affidati gli incarichi per redigerlo e chi sono i professionisti incaricati. E’ paradossale che le linee di indirizzo portate stasera in consiglio non siano state assolutamente approfondite in commissione nonostante l’importanza per il futuro della città che questi programmi trattano. Linee programmatiche che dicono di tutelare le imprese ed i negozi storici. Ci chiediamo dove fossero quando molti negozi storici del centro hanno chiuso i battenti negli ultimi cinque anni. Si parla di parcheggi intorno a scuole, oratori, parrocchie ed anche qui niente è stato fatto negli ultimi cinque anni. Per non parlare della mobilità lenta: percorsi ciclabili non terminati né messi in sicurezza. Addirittura si parla di sviluppo di circuiti d’acqua: forse andrà meglio con le barchette visto che la viabilità dovrebbe essere rivista in molti ambiti”. “Poi il tema del riuso del patrimonio edilizio – spiega – Peccato che ad Antraccoli, località Il Carratore, la giunta ha approvato una variante semplificata per costruire in uno dei pochi polmoni verdi della città un centro polifunzionale. I esidenti ignari della scelta dell’amministrazione appena conosciuto il fatto hanno creato una associazione per vigilare sull’iniziativa quanto mai particolare visto che questa giunta si professa ecologista ed contraria alla cementificazione. .in questi cinque anni si è visto veramente poco in particolare nel campo delle infrastrutture a supporto della disabilita. Basti pensare al sottopasso di via Ingrillini e al sottopasso della stazione che porta i disabili al terzo e quarto binario senza copertura e, come si dovrebbe saper bene, le persone in carrozzina non possono adoperare ombrelli e quindi quando piove raggiungere i treni in modo autonomo senza bagnarsi diventa impossibile”.
“Le linee di indirizzo a nostro avviso – conclude – erano da condividere prima di essere scritte ma questa maggioranza si riempe la bocca con la parola condivisione e poi nei fatti fa ben altro. Linee di indirizzo politiche distanti dal nostro pensiero pragmatico e concreto. In conclusione queste linee guida non sono altro che una serie di principi tanto generici quanto scontati che potevamo trovare alla base di qualsiasi pianificazione urbanistica di qualunque amministrazione locali. Un documento in cui si evidenzia un’incompetenza nonché una mancanza di buon senso mascherata da una finta ambizione della costruzione della città ideale. Solo spot autoreferenziali a cui la gente non crede più. La vera scelta di politica urbanistica nei prossimi anni sarà a nostro avviso quella non solo di prevedere il recupero del vasto patrimonio edilizio presente ma come incentivarlo. Intendo dire che se si vuole recuperare il patrimonio edilizio esistente non si possono poi scaricare sul privato oneri urbanistici aggiuntivi rispetto a quelli che già sono dovuti non si può pensare di scaricare su chi investe oggi sul settore edile l’onore di costruire parcheggi, strade ed altro perché si rischia di disincentivare l’investitore, prolungando così quella crisi che il settore delle costruzioni sta già vivendo da molti anni”.
L’intervento della consigliera di opposizione provoca la risposta del sindaco Alessandro Tambellini che ripercorre a storia dell’urbanistica in città. “Il problema serio si è avuto con i regolamenti urbanistici del 2002 e del 2004 – ricorda – che sulla base dell’edificazione del piano strutturale adottato non poteva avere più di 400mila metri quadrati di edificazione. Il piano operativo ebbe un primo sussulto nel 2008 quando si comprese che tutti i 400mila metri quadrati di nuova edificazione erano stati ampiamente superati tant’è che ne siamo arrivati a conteggiare 800mila. Un dato che si traduceva negli introiti degli oneri di urbanizzazione, che arrivava fino a 13 milioni di euro. Una cifra che è andata sensibilmente calando fino al milione e 400mila euro del 2014. Nel 2017 abbiamo previsti entrate per 1,8 milioni. Nessuna visionarietà dunque. Rivendico il fatto che questa amministrazione abbia una idea della città, che in precedenza era venuta meno. Il piano strutturale, ricordo, era iniziato durante l’amministrazione Favilla, ma grazie alla nostra amministrazione noi siamo l’unica città capoluogo di provincia ad aver portato a termine il piano strutturale sulla base della nuova legge 65. Non so se saremo adesso in grado di portare a casa quella che abbiamo immaginato ma vogliamo evitare gli scempi del passato. Mi chiedo e chiedo all’opposizione cosa, in questi anni, abbiamo ammalorato. Questo piano operativo parte da affrontare con molta prudenza il tema del territorio, privilegiare il riuso e non consumare nuovo suolo ed evitare interventi incongrui come si è assistito in passato”.
Il consigliere del Movimento Cinque Stelle, Massimiliano Bindocci interviene sul testo della deliberazione delle linee di indirizzo in quanto vincolerebbe il Consiglio sulla base di una presunta necessità senza una adeguata precedente discussione in sede di commissione.
Anche per Barsanti un documento del genere necessiterebbe di una discussione maggiore. “Il documento – dice – è il momento di inizio per mettere ordine a una pianificazione sbagliata in passato. L’approfondimento è necessario e molti spunti del documento sono interessanti ma vanno messi alla prova dei fatti”. Barsanti, che ricorda il lavoro fatto da Casapound poi incardinato in un volume Lucca abbandonata – Lucca ritrovata fa un accenno anche alla questione del parco di Antraccoli: “Nessuno ha detto – dice Barsanti – che non vogliamo un luogo di socializzazione nella frazione, ma contestiamo la collocazione in quel punto”.
Torrini annuncia il voto contrario di SiAmo Lucca per la scarsa condivisione del documento in commissione e per il poco tempo a disposizione per approfondire alcuni dei temi sollecitati dal documento. Favorevoli all’avvio dell’iter, invece, i consiglieri Olivati (Lucca Civica) e Daniele Bianucci (Sinistra con Tambellini) che auspicano entrambi la massima condivisione dei temi relativi all’urbanistica con la città e in Consiglio per il futuro.
Enrico Pace