Civitali Paladini, 200 in corteo contro i container – Ft






“Una nuova scuola per la Provincia, dove si insegna la democrazia”, “No alle rotazioni, no alle imposizioni” e ancora “Senza spazi non si fa scuola”. Questi alcuni dei cori intonati oggi pomeriggio (20 ottobre) dai manifestanti, circa 200, che hanno partecipato al presidio in piazza San Michele indetto da Cobas scuola e Flc Cgil. Al centro della protesta la situazione degli studenti e degli insegnanti dell’istituto Paladini-Civitali che, dopo il trasferimento in parte all’Itc Carrara e in parte nei moduli abitativi al Campo di Marte, si vedono costretti a fare orari sfalzati e rotazioni per il numero non sufficiente di aule contenute nei prefabbricati allestiti dalla Provincia. Sarebbero almeno 8 le aule mancanti, a cui si deve aggiungere la totale assenza di laboratori e di spazi per le palestre. Una situazione molto difficile che, secondo gli organizzatori della manifestazione, rischia di andare avanti per anni.
“Vogliamo più aule e laboratori, per tutti gli studenti”, hanno gridato ai megafoni studenti, genitori e insegnanti marciando uniti contro la Provincia. Dopo il presidio in piazza San Michele infatti, il corteo si è mosso per le principali vie del centro passando da via Cesare Battisti e raggiungendo prima via Fillungo e poi piazza del Giglio, dove la manifestazione si è poi conclusa. Durante il percorso, due soste significative: una di fronte al liceo classico Machiavelli, dove è stato osservato un minuto di silenzio “in segno di lutto verso una scuola morente” e una nelle vicinanze dell’ufficio scolastico regionale, dove i sindacati, in particolare i Cobas con Rino Capasso che tra l’altro è docente al Carrara, hanno ricordato la precarietà che ancora affigge il mondo della scuola.
“Quello che stiamo chiedendo da luglio alla Provincia – spiega Capasso – è molto semplie: avere, sia per il Civitali-Paladini che per il Carrara, un numero di aule pari al numero delle classi, evitando in questo modo le rotazioni. La Provincia si sta arrogando un potere che non ha: quello di imporci una certa organizzazione del lavoro. Le rotazioni fanno perdere un sacco di tempo e impediscono di fare attività nei laboratori che, essendo adibiti a classi, non possono essere utilizzati per la loro reale funzione. Il problema serio è che non si tratta di un’emergenza che durerà tre mesi ma probabilmente diversi anni”.
“Chiediamo quello che è il minimo per fare scuola in un paese civile – conclude Capasso -. Non si può fare cassa su un diritto costituzionale come il diritto all’istruzione. Si potrebbe anche andare oltre i limiti di carattere finanziario: tutti gli enti pubblici agiscono con risorse scarse ma quelle che ci sono vengono impiegate con delle scelte politiche: qui, la scelta che viene fatta è quella di sacrificare la scuola”.
Dal corteo si alzano grida di grande preoccupazione per i destini dei due istituti coinvolti: “Non possiamo usare i nostri laboratori perché vengono usati come aule per fare lezione” spiega uno studente del Carrara. “L’alternanza nelle aule rende difficile l’organizzazione delle lezioni: è dispersiva e ci fa perdere molto tempo – afferma invece un’insegnante del Civitali -. Chiediamo che siano aumentati i moduli abitativi di modo che ogni classe possa avere la propria aula e non si debba ricorrere ad orari sfalzati”; “Abbiamo paura di dover stare nei container per 5 anni” aggiunge un’altra studentessa; “Ci hanno detto che quando inizieranno i lavori per ristrutturare la facciata della scuola, noi continueremo a fare lezione lì dentro – è la denuncia invece di un’insegnante del liceo classico – impedendoci di fatto ogni via di fuga in caso di emergenza. Andare a scuola è diventato pericoloso”.
Al corteo degli insegnanti e studenti lucchesi hanno portato la loro solidarietà anche le delegazioni sindacali di Pisa e della Versilia. La manifestazione è stata l’occasione per ribadire tutte quelle che sono le criticità del mondo della scuola: dalla precarietà dei lavoratori, fino alle altre scuole che rischiano di fare la stessa fine del Paladini-Civitali e che avrebbero quindi bisogno di interventi immediati, fino anche a ricordare l’assenza quasi totale di strutture adeguate ai portatori di handicap.
“La mobilitazione non finisce qui – ha detto in conclusione Capasso -. Vigileremo sull’operato della Provincia che ha promesso di riprendere i lavori nel gennaio 2019. Se non sarà di parola valuteremo altre forme di protesta, finanche allo sciopero”.
Durante la manifestazione poi è stato distribuito un documento firmato da Cobas scuola e Flc Cgil: “L’assemblea, a cui hanno partecipato oltre 90 lavoratori, ritiene insoddisfacente l’esito dell’incontro delle Rsu con il presidente Menesini, finalmente svoltosi l’1 ottobre, dopo una lunga fase di sostanziale chiusura al confronto democratico. Infatti, il presidente ha opposto un netto rifiuto alla richiesta di garantire nel corso del corrente anno scolastico un numero di aule pari al numero di classi più i laboratori da usare senza rotazioni, motivandola con l’indisponibilità di fondi. Pur confermando la propria contrarietà alla scuola nei prefabbricati, ma considerando ormai irreversibile tale scelta, l’assemblea sottolinea che si tratterebbe di una spesa limitata al costo del noleggio e del montaggio di uno o due moduli in più per garantire al Carrara e al Civitali le 8 aule mancanti. Ciò conferma che la logica del risparmio di fatto viene considerata politicamente prioritaria rispetto alla garanzia del diritto all’istruzione costituzionalmente garantito. L’emergenza rischia di diventare normalità se la situazione di protrarrà per tre anni. Nella discussione sono emersi una serie di problemi specifici: il disagio del personale Ata con la segreteria del Machiavelli costretta a reperire i documenti ripartiti su due sedi (in prospettiva tre) e a chiedere l’autorizzazione ogni volta che deve recarsi al Paladini; l’esigenza che i prossimi lavori al Machiavelli siano eseguiti in condizioni di sicurezza; l’infiltrazione d’acqua nei nuovi prefabbricati;l’attesa per i lavori di imbiancatura degli spazi esigui ricavati dall’ufficio tecnico del Carrara e nella ‘sala mummie’; le difficoltà particolari a svolgere le attività del laboratorio moda; l’assurdità della situazione dell’Agrario, in cui la nuova sede (che doveva essere disponibile dalla primavera 2018) non è ancora utilizzabile perché è ancora vigente il vecchio certificato di inagibilità, con il paradosso che siamo costretti a fare lezione nella vecchia sede per essendo pronta la nuova”.