Confartigianato: “Carmine, no al bando internazionale”

“No al bando transnazionale per il mercato del Carmine”. E’ la posizione di Confartigianato imprese di Lucca che prende la parola dopo che stamani (19 dicembre) è stato fatto il punto sulla procedura in corso anche nella commissione bilancio e sviluppo economico.
“La resa incondizionata che i cittadini lucchesi dovranno concedere alla globalizzazione è senza dubbio una delle più devastanti. Il mercato – prosegue Confartigianato – sarà messo all’incanto con un bando di gestione addirittura transnazionale. Asiatici, scandinavi, italiani? Non importa. Questo significa aprire il nostro antico cuore commerciale a chiunque abbia i soldi e la voglia di entrare a Lucca da padrone. Le nostre possenti mura ci guardano, impossibilitate a difenderci. E pensare – si legge – che noi artigiani abbiamo auspicato, per ben cinque anni (il tempo trascorso dal primo incontro avuto tra Comune e tutte le realtà produttive e professionali lucchesi nel 2013), di avere un’amministrazione attenta e volenterosa a ripristinare un tessuto di attività cittadine all’interno dei meravigliosi spazzi della ex-chiesa. Niente di più tristemente deludente. Sì perché gli assessori hanno dichiarato che solo chi sia disposto a sborsare una cifra di almeno 10 milioni, per l’ultimazione dei lavori di ristrutturazione, potrà avanzare richieste di gestione. È stato inutile palesare che un mercato si realizza semplicemente in un incontro tra domanda e offerta, tra chi vende e chi compra e che il resto sia veramente accessorio, tranne la volontà di farlo. La proposta di partire, da buoni lucchesi, con prospettive meno eclatanti e cioè staccare per un periodo di prova l’attuale chiostro, al momento l’unica parte dell’immobile praticabile con una minima spesa, e organizzarlo con attività unicamente lucchesi, sembra che non possa essere preso in considerazione se non con un piano B (non ancora strutturato così da far perdere ancora tempo in caso di una sua necessaria realizzazione) dopo, cioè, il sicuro fallimento del piano A che ha incredibilmente impiegato tempi matusalemmici per essere partorito. Ma evidentemente – prosegue Confartigianato – la visione di molti (non tutti per fortuna) attuali mercati, stravolti da archi-star che decidono di trasformarli esclusivamente in eleganti quanto squallide e uniformate mangiatoie da turisti, ha infettato la mente di molti addetti al nostro patrimonio cittadino. Siamo convinti invece che un semplice flusso di merci provenienti dai nostri contadini, dai nostri artigiani, dai nostri ristoratori mediato solo da una trasparente e sana organizzazione basti a fare riprendere vita a un gigante forte e meraviglioso che le grandi distribuzioni hanno criminalmente voluto sedare per quarant’anni sino a ucciderlo. Abbiamo chiesto, quasi implorando, vista la posta in gioco, che il Comune si facesse promotore della realizzazione di un Consorzio cittadino di gestione per il Carmine per far rinascere una grande casa dei lucchesi dove attività produttive vecchie e nuove si potessero relazionare con manifestazioni culturali e musicali, incontri culinari, proposte vinicole, olearie e artigiane, fino anche a attività sportive. Probabilmente questa ipotesi, prevedendo un serio lavoro di ricerca e di organizzazione (senza quegli antipatici iperbolismi che piacciono tanto ai progettisti e agli assessori in cerca di gloria), si presentava ostica per i nostri amministratori che hanno purtroppo più volte dimostrato di essere attenti e tempestivi solo nei casi di mega-concerti. Purtroppo per i precedenti ed attuali assessori il Carmine non è una meravigliosa e ricca opportunità di riqualifica, di potenziamento, di risposta locale alle diserbanti leggi delle grandi catene. Evidentemente – si legge ancora nella nota – è soltanto un opprimente problema urbanistico che prima riescono a levarsi dal libro paga, con il minimo di sforzo, meglio è. Purtroppo chi sperava, a ragione, che l’obbiettivo per l’amministrazione fosse quello di ricreare un tessuto ‘cittadino’ fatto di ‘cittadini’ e di attività cittadine’ sbagliava alla grande. L’unica speranza è che il molto probabile fallimento del bando, che noi fortemente auspichiamo, riesca a far capire, naturalmente a chi vuole capire, che un luogo incastrato nella cassa toracica della nostra amata Lucca non possa far gola a nessuno di quelli che cercano solo masse di acquirenti che raggiungono con facilità i luoghi di vendita e altrettanto facilmente possono parcheggiare. Forse gli assessori hanno pensato che il problema della viabilità fosse facilmente risolvibile con l’aumento del numero dei risciò che scorrazzano facilmente per ogni strada in deroga a ogni segnale stradale? Non è così. È deprimente comunque constatare che non esiste alcun serio impegno da parte del Comune a far sì che Lucca abbia una regola, un disegno, una ricerca di qualità della vita per i suoi cittadini. Tutto è confuso, lasciato al caso o distorto da macchinazioni a vantaggio di pressanti lobby sistematicamente inserite nelle fitte maglie della giunta. Ma questo è altro. Con questi programmi per il Mercato, Lucca sta perdendo l’ultima linea di resistenza contro il virale globalismo da cui anche i nostri rappresentanti sono stati penosamente infettati. Ma la cosa più tristemente vigliacca è che la sconfitta, senza nemmeno un accenno di difesa e priva dell’onore delle armi, ce la impongono allegramente i nostri stessi generali, quelli che abbiamo delegato a comandare. Circa settecento anni orsono i lucchesi frati carmelitani, nell’architrave della porta a fianco al campanile della Chiesa del Carmine, ebbero a scrivere ben inciso nella pietra in latino (assieme a una piccola pantera rampante con, tra le zampe, le armi di Lucca) ‘hostem rebellas longius’, ovvero ‘teniamo il nemico lontano’. Poveri loro e poveri noi – conclude Confartigianato – un nemico avido, subdolo e per di più lucchese è impossibile da tenere lontano”.