Chiusura anticipata dei locali per limitare i contagi, grido d’allarme dalle attività: “Così non reggiamo”

Preoccupazione dei gestori, che hanno fatto investimenti proprio per garantire il servizio all’esterno. Confesercenti: “Serve un sostegno a fondo perduto”
Con il nuovo decreto di ottobre, appena entrato in vigore, il governo ha messo una forte stretta alla movida, con l’obiettivo di contenere gli assembramenti fuori dai locali. Il decreto infatti recita: “Le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) sono consentite fino alle 24 con consumo al tavolo e sino alle 21 in assenza di consumo al tavolo”.
Molte attività all’interno e nelle immediate vicinanze del centro storico puntano in particolar modo sui clienti che consumano e sostano all’aperto fuori dai locali, molti non dispongono degli spazi esterni e altri hanno fatto investimenti che adesso sono diventati inutili.
Uno dei casi emblematici è Caffè ristretto in via san Giorgio che ha fatto numerosi investimenti per rispettare le normative sulla sicurezza, offrendo le bevute solo all’esterno del locale e adesso si trova a dover affrontare una situazione completamente opposta in cui non può somministrare bevande dopo le 21.
“Abbiamo un governo che ha decretato queste norme, non sta a noi giudicarle, però se ognuno di noi avesse seguito le normative sulla sicurezza adesso non occorrerebbero nuove restrizioni – dice un po’ amareggiato Mario Lazzareschi, uno dei responsabili di Caffè ristretto – Per certe attività queste limitazioni sono un disastro, il nostro è un lavoro prettamente serale, senza l’apertura notturna il nostro incasso cala al 15 per cento. Questo locale in particolar modo è molto svantaggiato perché non ha posti esterni, dato che si trova in una via di transito e i 14 posti interni non bastano per assicurare un giusto incasso. Senza contare inoltre che per l’apertura abbiamo fatto degli investimenti per potenziare l’attività all’aperto e adesso con il fatto di non poter servire da bere all’esterno dopo una certa ora, questo investimento non è servito a niente e va comunque pagato”. “Se questa situazione continuerà a perdurare – conclude Mario – si andrà verso la chiusura, perché senza poter lavorare non possiamo tirare avanti!”
E’ dello stesso parere Rosario La Rocca, proprietario del Caffè Puccini in via Fillungo, ubicato a pochi passi da Porta dei Borghi, luogo di ritrovo della movida lucchese. “Non voglio entrare nel merito delle motivazioni di queste restrizioni, c’è un’emergenza sanitaria e va rispettata, però prima di pensare a queste situazioni di sacrificio bisogna anche mettersi nei panni dei proprietari di locali – dice Rosario La Rocca – Un po’ di rabbia c’è, gli incassi che vengono percepiti dal locale nelle ore serali non sono paragonabili a quelle delle ore diurne e si può calcolare un mancato introito del 70 per cento”.
“Le istituzioni dovrebbero venirci incontro, venerdì e sabato molte persone preferiscono servirsi al banco e il numero di tavoli che ho a disposizione non è sufficiente, dovrebbero darci la possibilità di ampliare gli spazi esterni, per ricavare altri posti a sedere e più distanze di sicurezza tra i clienti”.
Pensare che nei mesi estivi quasi tutte le attività del centro, hanno comunque registrato dei buoni incassi, non certamente paragonabili agli scorsi anni, ma comunque sufficienti per sperare in una ripresa. “La ripartenza tutto sommato è andata abbastanza bene e nei mesi di giugno, luglio e agosto si è apprezzata una certa ripresa – prosegue Rosario – Adesso queste restrizioni ci colpiscono in un momento delicato, perché andiamo verso un periodo di bassa stagione e in più sono in arrivo le tasse di marzo e aprile, i mesi di lockdown. Vedrò come si metteranno le cose in questa settimana, poi purtroppo sarò costretto a dei tagli del personale”.
Per Luca Lazzareschi titolare dell’Ottavo Nano, del cocktail bar Lebowski e del nuovo locale Black Mirror al Pinturicchio, la chiusura anticipata a mezzanotte mette in gravi difficoltà il settore. “Per l’Ottavo Nano, che è la nostra attività principale, è una mazzata bella grossa, per la parte ristorativa problemi non sussistono perché la chiusura è a mezzanotte e quindi l’attività è garantita, salvo poi quelli che conseguiranno ad una paura generale delle persone nel recarsi in giro. Per quanto riguarda l’attività di pub il danno è grosso perché noi lavoriamo specialmente nei mesi invernali, autunnali e primaverili – spiega Luca – La chiusura di marzo ci ha già tagliato una fetta di introiti e poi adesso abbiamo ulteriori limitazioni di orario in un periodo in cui gli incassi erano buoni. All’Ottavo Nano abbiamo a disposizione numerosi posti in esterno, abbiamo potenziato questo aspetto considerando di sfruttarlo anche dopo mezzanotte, adesso non possiamo farlo. La maggior parte di persone va a cena dopo l’aperitivo e poi va ad un pub a fare l’ultima bevuta, adesso tutti quei locali che si sono concentrati su questi orari, si troveranno in estrema difficoltà”.
Alcune novità però sono in cantiere. “Stiamo vagliando alcune nuove possibilità – dice Luca Lazzareschi – punteremo all’inizio ad aprire l’Ottavo Nano la domenica pomeriggio, sperando che diventi un orario di ritrovo, in questo modo potremmo assicurare ai lavoratori delle ore in più senza incorrere in tagli”.
Arriva puntuale anche una nota del presidente di Confesercenti Toscana Nord, Alessio Lucarotti:
“La chiusura anticipata dei locali inserita nell’ultimo dpcm, mette a rischio decine e decine di imprese della somministrazione e ristorazione. Si tratta di un ulteriore colpo per un settore estremamente provato dalla crisi economica, dal lockdown e dallo smart working”.
Così commenta Alessio Lucarotti: “La pandemia ha già causato numerose chiusure, la perdita di posti di lavoro e le nuove misure di contenimento del virus vedranno abbassare ulteriormente i fatturati dei pubblici esercizi. Queste chiusure anticipate coinvolgono migliaia di imprese e famiglie che hanno lottato in questi mesi per rimanere a galla e speso tantissimo per il rispetto delle norme imposte dalla necessità di evitare il contagio. Oggi per loro arriva un ulteriore danno: solo l’annuncio e i timori di una nuova stretta su bar, pub, ristoranti, pizzerie e pubblici esercizi in generale hanno fatto perdere nei giorni scorsi alle nostre imprese il 20% del fatturato. Percentuale che nei prossimi 30 giorni, per le attività costrette alla chiusura anticipata, salirà fino a toccare il 40%”.
Lucarotti si rivolge al governo nazionale ma anche alla Regione, affinché mettano in campo misure urgenti, mirate e ben calibrate, per il settore. “Serve un contributo a fondo perduto a vantaggio delle imprese penalizzate da perdite di fatturato derivati dalle conseguenze delle misure di contenimento – sottolinea il presidente – e la proroga degli ammortizzatori sociali per il comparto. E ancora un intervento straordinario dello Stato per aiutare le imprese a sostenere i costi fissi (locazioni ed utenze in particolare), fino alla concessione gratuita suolo pubblico anche per tutto il 2021”.
La conclusione di Lucarotti: “Lo ribadiamo, la tutela della salute dei cittadini viene prima di tutto. Ma non è possibile penalizzare un settore che chiaramente non può essere la causa dell’impennata dei contagi. Chiudere in anticipo e in maniera indiscriminata i pubblici esercizi potrebbe portare infatti più danni che benefici. Con imprenditori sempre più in difficoltà e cittadini che lasceranno la sicurezza dei locali per andare in strada, dove sarà minore la possibilità di controllare distanziamento e rispetto delle regole”.