E Lucevan le stelle, il pianista Datteri: “Nessun rispetto per il lavoro dei musicisti”

11 agosto 2023 | 15:48
Share0
E Lucevan le stelle, il pianista Datteri: “Nessun rispetto per il lavoro dei musicisti”

La critica alla manifestazione promossa dall’amministrazione: “Solisti, trii e quartetti posizionati sul ghiaino, a un metro dal passaggio pedonale, senza luci, senza palco, senza amplificazione, con rumori in sottofondo”

E Lucevan le stelle, ma la musica no. Si potrebbe riassumere così il pensiero del pianista lucchese Fabrizio Datteri, a commento della manifestazione organizzata dall’amministrazione comunale per la notte di San Lorenzo.

“Arrivo sulle Mura curioso, me ne vado triste – dice Datteri -. Per la verità non ho visto tutto, ma mi è bastato. Nell’organizzazione, soprattutto all’aperto, soprattutto per la musica classica, le regole fondamentali sono: realizzazione spazio idoneo (palco o luogo naturale che ne faccia le veci associato a uno spazio dedicato all’ascolto), verifica dell’acustica (se sufficiente quella naturale o serve amplificazione) e luci (sia per leggere che per vedere bene gli artisti). Lo spazio delle Mura è da questo punto di vista estremamente complesso. Mi ricordo il delirio nel 2015 per i sei pianoforti: fino a 10 minuti prima dello spettacolo ero in bici a passare da una postazione all’altra, con martello e chiodi, scotch e manifesti, per ottimizzare le postazioni. Postazioni per le quali avevamo predisposto un palco, pannelli dietro a mo’ di camera acustica, fari e amplificazione, e davanti avevano almeno 15 metri prima del passaggio pedonale (ad eccezione di una, sopra Porta S Pietro, ma il cui spazio dal pubblico era stato creato con distanziatori). Non ce lo aveva chiesto il Comune di fare lo spettacolo, quindi era logico che tutto questo fosse a carico del festival”.

“Questa manifestazione invece l’ha voluta fortemente l’amministrazione comunale, coinvolgendo varie enti e associazioni, senza dare loro però le condizioni per ovviare ai mille problemi sopraesposti, mettendo quindi tutti in difficoltà. Ieri sera ho visto solisti, trii e quartetti posizionati sul ghiaino davanti alla facciata di casermette, a un metro dal passaggio pedonale, senza luci, senza palco, senza amplificazione, locandine piccole e poco visibili. Gente che si fermava per poco a 2 metri da loro, altri che passavano chiacchierando, i rumori di fondo più disparati – prosegue Datteri -. La mia testa non ha potuto fare a meno di pensare a un evento di poco tempo addietro, costato centinaia di migliaia di euro e che ha dato dignità e visibilità ad artisti con un bel palco, una bella organizzazione, luci, amplificazione ottima (è molto difficile amplificare la classica), comunicazione eccellente. Ma anche gli artisti di ieri sera erano professionisti, non ragazzotti che si devono fare esperienza. Si potrà parlare di livelli diversi, di notorietà diversa? Forse, ma non deve mai mancare il rispetto della professione, la dignità del lavoro espresso, mai. Vogliamo scomodare la Costituzione con gli articoli 1,3 e 35?”.

“Insomma, quale può essere il messaggio dato a tutte le (tante) persone che la musica non la conoscono e che passeggiavano tranquillamente sulle Mura? Che il nostro è un lavoro di poco conto, un intrattenimento di sottofondo, tanto per abbellire la situazione e dare ‘atmosfera’ che nel nostro settore esiste un solo livello da tenere in considerazione, quello dei ‘Maestri’ mentre gli altri sono ‘sfigati’ e basta – conclude Datteri -. Invece ogni nota realizzata da un professionista ha dietro anni e anni di studio, dedizione, passione, è il suo modo di esprimere il proprio diritto ad esprimersi, a dirsi attraverso la musica, qualsiasi sia il suo ‘livello’ (e anche sul concetto di livello ci sarebbe un grande capitolo da aprire). Tutta questa corsa a a guardare solo le ‘stelle’, giustappunto, a considerare, inseguire e cercare di accaparrarsi il mito di turno, a fare eventi spot, a fare numero, a inseguire gli influencer, serve solo ad allontanarci sempre di più dalla realtà, dal quotidiano, come se ne avessimo paura, lo volessimo negare a favore di un mondo ‘figurina’, ricreato sul post entusiastico di turno. Uffa, suvvia, un po’ di leggerezza. Magari poterla mettere in campo, la leggerezza è una grande conquista, perché è una cosa nettamente diversa dalla superficialità, e finché questa dilaga… e me ne torno a casa triste”.