Don Cerri: “Femminicidi, andare oltre il fatto di cronaca e riflettere sui nostri veri valori”

L'invito del rettore della chiesa di San Giusto: "Ciascuno deve riflettere in sé e nella propria famiglia su dove stiamo andando"

“Un altro femminicidio sta nuovamente mettendo in crisi l’Italia intera e ci chiediamo tutti come sia possibile che avvengano certe cose, che ormai non sono più fatti isolati. Uomini, che non accettano la fine di una relazione con la moglie o con la fidanzata o con la compagna e reagiscono con la violenza fino all’uccisione della donna”. Con queste parole il rettore della chiesa di San Giusto di Lucca, don Franco Cerri, interviene sul delicato tema della violenza di genere.

“Così Giulia, l’ultima vittima in ordine d tempo, viene ad aggiungersi alle oltre cento donne uccise in questi primi mesi dell’anno, senza dire di moltissime altre donne uccise negli anni precedenti – afferma -. Le cronache di questi giorni si soffermano molto sulle modalità dell’uccisione e c’è anche chi è interessato addirittura al numero di coltellate inferte dall’aggressore e ad altri dettagli, macabri, con il rischio di cadere in morbosità inutili e controproducenti per l’opinione pubblica. Ed anche, perché no, con il rischio di fare di ogni uomo un mostro. Sarebbe un grosso guaio se ci fermassimo al solo fatto di cronaca nera, quando invece siamo obbligati a riflettere personalmente, in famiglia, nelle istituzioni di ogni genere, quali valori stiamo portando avanti, quali relazioni uomo-donna stiamo promuovendo. Fermarsi al solo fatto di cronaca serve a ben poco. Quali valori vengono promossi oggi? Anzi molti si chiedono, forse esagerando, se esistano ancora dei valori”.

“Certamente, uno dei valori che manca ed è ben visibile – prosegue don Cerri -, è il rispetto per ogni persona, uomo o donna, giovane o vecchio e via dicendo. Per non dire del non rispetto per le persone con handicap, per le categorie sociali emarginate. Quante ingiustizie si compiono contro chi non sa o non può difendersi. Dovrebbero preoccupare anche i tanti episodi di bullismo tra gli adolescenti e tra i bambini. Tutte cose di cui si parla molto poco, magari soltanto quando avvengono e poi dimentichiamo subito. Si cominci dal rispetto in famiglia, del marito verso la moglie e viceversa, del fratello verso la sorella, dei nonni. In questi momenti, in cui tutti siamo un po’ scossi per l’accaduto, si sente parlare di necessità di educare le nuove generazioni al rispetto verso la donna. Non si sente però dire quasi nulla sulla violenza, proprio contro le donne, che circola sui social, dove si vedono immagini terrificanti, che mostrano la donna ridotta a puro oggetto su cui scaricare la violenza dell’upmo. Ma è proprio normale dare in pasto al pubblico, in particolare ai giovani, certa roba, che degrada la donna?”.

“Va benissimo stigmatizzare gli uomini che aggrediscono e uccidono la donna – prosegue don Cerri -, ma attenzione a non colpevolizzare tutti gli uomini, come se fossero per natura nemici della donna e quasi che la maggior parte si comporti in quel modo. Non ha senso ed è deleterio pensare che tutti gli uomini siano violenti. Anzi, la stragrande maggioranza degli uomini ha grande rispetto per la donna. E non si può sparare sul mucchio. Ben vengano leggi severe per la difesa della dignità della donna, ma sarebbe cosa pessima se si partisse dall’idea che ogni uomo, ogni maschio è violento. Infine, penso che il rispetto per la donna non sia a sé stante, ma faccia parte di una educazione per la dignità di ogni persona, senza distinzione. Si cammina insieme, si collabora insieme per la costruzione di una società più umana, più gusta, in cui l’uomo e la donna, ognuno secondo le proprie capacità, sono costruttori di pace. Né l’uomo né la donna è un angelo, né l’uno né l’altra è un diavolo. Sono semplicemente creature nate per vivere insieme, con pregi e difetti”.

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