Benedizione delle coppie omosessuali, don Cerri: “Perché negarla? Non si tratta di un sacramento”

25 gennaio 2024 | 12:34
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Benedizione delle coppie omosessuali, don Cerri: “Perché negarla? Non si tratta di un sacramento”

Il parroco dopo l’apertura del Vaticano: “Benedire le persone è semplicemente ricordare che Dio dice bene (bene dire) su di noi, ci guarda come suoi figli”

Dopo la discussa approvazione del Papa alla benedizione delle coppie omosessuali, don Franco Cerri, rettore della chiesa di San Giusto di Lucca, torna a riflettere sul significato delle parole del pontefice.

“Dopo la dichiarazione del dicastero della dottrina della fede, fiducia supplicans del dicembre scorso, per cui può essere data la benedizione alle coppie irregolari e alle coppie omosessuali, è scoppiato un mezzo putiferio da parte di molte persone, le quali sono rimaste scandalizzate per questa decisione della Chiesa. Probabilmente, non conoscono il significato della benedizione e pensano che sia un vero e proprio sacramento – spiega don Cerri -. Premesso che nella Chiesa, da sempre viene data la benedizione a chiunque la chiede, va anche detto che ci sono pure tante benedizioni che i fedeli laici possono dare, senza la presenza del prete, come per esempio i genitori che benedicono i loro figli, invocando su di loro la protezione del Signore. E sono vere e proprie benedizioni”.

“Benedire le persone è semplicemente ricordare che Dio dice bene (bene dire) su di noi, ci guarda come suoi figli, che ama teneramente, e ci invita all’ascolto della sua Parola, per conformare la nostra vita su quella del suo Figlio – prosegue -. Non si deve rifiutare ad alcuno la benedizione. La quale viene data non per approvare una situazione irregolare o contraria ai comandamenti di Dio, ma per risvegliare la consapevolezza di essere figli di Dio, chiamati ad essere a Lui fedeli. Occorre pure ricordare che la Chiesa, la comunità dei cristiani è ‘santa e peccatrice’, porta in sé la santità per la presenza dello Spirito Santo, ma nello stesso tempo è peccatrice ed in continua conversione. Quando si dimentica questa realtà, si è tentati di volere soltanto una Chiesa di puri, di giusti, di persone perbene, di quanti mettono in pratica gli insegnamenti del Vangelo, pensando che soltanto questi fanno parte della Chiesa”.

“Se, però, andiamo a vedere l’atteggiamento di Gesù, ci accorgiamo che egli chiama tutti a seguirlo e, poi, cammin facendo, porta i discepoli a cambiare vita – dice ancor -. Non a caso chiama Levi (Matteo), che era un pubblicano, ritenuto, come i suoi colleghi, una persona poco perbene, un ladro. Chiama Pietro che poi lo rinnegherà, ma, pentito, piangerà il suo peccato. ‘Non sono venuto per i giusti, ma per i peccatori’, dirà Gesù. Ma, chi può dirsi giusto? C’è qualcuno senza peccato? A chi accusava la donna adultera, diceva: ‘Chi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei’. E, uno dopo l’altro, gli accusatori sparirono. Del resto, nell’ingresso delle nostre chiese, non c’è scritto: ‘Qui entrano soltanto i giusti’. Nelle chiese entrano coloro che sentono il bisogno di essere perdonati. Se comprendiamo così la Chiesa, comprendiamo anche il senso della benedizione”.

“Mi piace ricordare quanto la Chiesa insegna nelle note introduttive del Libro delle Benedizioni (Benedizionale), al n. 6: ‘Quando Dio o direttamente o per mezzo di altri benedice, sempre viene assicurato il suo aiuto, annunziata la sua grazia, proclamata la sua fedeltà. E quando sono gli uomini a benedire, essi lodano Dio, inneggiano alla sua bontà e misericordia’ – conclude Cerri -. Ma perché, allora, vogliamo negare l’estensione di un così grande dono a tutti gli uomini e donne del nostro tempo?”.