Giorgi, personale scolastico in allarme: “Laboratori chiusi, sede inadeguata: l’istruzione professionale è al collasso”

Appello urgente al presidente della Provincia Pierucci per ‘salvare’ l’istituto e non indebolire il rapporto scuola-imprese del territorio
“L’assemblea sindacale delle lavoratrici e dei lavoratori del Polo Fermi-Giorgi lancia un appello urgente al presidente della Provincia e all’intera comunità scolastica, per denunciare una situazione ormai divenuta insostenibile, che mette seriamente a rischio il presente e il futuro dell’istituto professionale Giorgi”. Inizia così la lettera inviata dai docenti e dal personale scolastico, che descrivono un quadro allarmante della condizione in cui versa da tempo lo storico istituto lucchese.
“La storia centenaria di formazione e inclusione del nostro istituto – dicono – è minacciata da una serie di scelte politiche e istituzionali, insieme a gravi disattenzioni che hanno progressivamente compromesso la sua funzione educativa e sociale”.
“Laboratori chiusi e non funzionanti per mancanza di investimenti: strumenti didattici fondamentali per la formazione tecnico-pratica restano inaccessibili da anni, impedendo a studenti e docenti di svolgere esperienze indispensabili per un apprendimento completo e qualificato”, evidenziano tra le cause del declino.
Centrale anche il problema della sede temporanea: “Lo spostamento nella sede di Saltocchio, scelta logistica discutibile, ha ulteriormente penalizzato gli studenti, soprattutto quelli residenti in aree periferiche o privi di mezzi propri. Gli spazi sono in parte fatiscenti, manca una palestra e i collegamenti pubblici risultano insufficienti”.
Preoccupazione viene espressa anche per la progressiva marginalizzazione dell’indirizzo professionale. Al contrario, dicono, “si continua a investire nella creazione di nuovi e moderni spazi per ulteriori licei, senza una reale valutazione dei bisogni sociali e produttivi del territorio”.
Desta forte contrarietà anche la gestione di Future Learning Lab: “Il progetto, in collaborazione con Indire nella sede di via Santa Chiara, ideato con una dichiarata finalità di recupero della dispersione scolastica, viene al contrario destinato al nuovo liceo quadriennale e a un’ulteriore sperimentazione liceale. Tutto questo a costo di un drastico ridimensionamento degli spazi dedicati al professionale, privandolo di laboratori, di un intero piano e con la minaccia di un trasferimento ad una nuova sede di cui, nonostante le numerose richieste, non si sa niente”.
Le conseguenze di questo andamento, si legge nella lettera, sono già sotto gli occhi di tutti: “Il calo delle iscrizioni non è un fenomeno casuale, ma la conseguenza diretta di scelte miopi e della mancanza di un progetto strategico”.
“Intanto – dicono – cresce la dispersione scolastica, colpendo in particolare gli studenti più fragili, e si indebolisce il rapporto tra scuola e imprese, proprio in un momento in cui settori strategici del territorio registrano una crescente richiesta di personale qualificato”.
Il personale avverte: “Le aziende locali, già in difficoltà nel reperire personale, rischiano di dover ridurre o cessare l’attività per l’impossibilità di sostituire i lavoratori in uscita”. E ancora: “Si rischia la perdita di posti di lavoro tra docenti e personale Ata, senza possibilità di ricollocazione nelle altre scuole del territorio”.
Per questi motivi, l’assemblea chiede con urgenza un incontro chiarificatore con il presidente della Provincia Marcello Pierucci. L’obiettivo è “affrontare con serietà le criticità della sede e rilanciare l’offerta formativa dell’istituto professionale”; chiede inoltre la riattivazione immediata e completa dei laboratori, un investimento in orientamento e promozione dei percorsi professionaliper contrastare gli stereotipi e la disinformazione che penalizzano l’istruzione professionale e, infine, il pieno coinvolgimento dell’istituto nei progetti di riqualificazione urbana e scolastica, a partire dal progetto Santa Chiara, affinché “non si ripetano scelte escludenti o sbilanciate”.
La conclusione è netta: “Difendere questa scuola significa difendere il futuro del lavoro, dell’equità sociale e della formazione accessibile a tutti, anche ai più fragili”.