Re in incognito: una storia di scelte, di vita e di speranza

24 aprile 2022 | 09:46
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Re in incognito: una storia di scelte, di vita e di speranza

Un fumetto del 1988 che ha fatto la storia con i disegni di Dan Burr e i testi di James Vance: in Italia vanta due edizioni, una con l’introduzione di Alan Moore

Titolo originale: Kings in disguise
Testi: James Vance
Disegni: Dan Burr

Data di uscita Usa: 1988
Editore: Kitchen Sink

L’intera vita del nullatenente è un conflitto e ogni posto conquistato un riscatto.” – Dall’introduzione di Alan Moore

Parlare di Re in incognito non è facile. Un’opera così, semplice, sincera fino alla brutalità, dolorosa, perfino… potrei dire che si tratta di una delle opere più importanti dell’intera storia del fumetto.
Potrei anche dirvi che è un opera che tocca i più alti livelli di poesia che un fumetto abbia mai raggiunto, paragonabili a Maus, a Krazy Cat, a certe opere di Will Eisner o alle storie brevi di Corto Maltese.

Oppure potrei dire soltanto: “leggetela”. Chiunque di voi lo farà, sono sicuro che verrà a ringraziarmi.

So, però, che non basta andare a fiducia, che di fumetti così bisogna parlare.
Non ci sono eroi colorati qui, acrobazie avvincenti o nemici pittoreschi. Niente che possa attirare l’attenzione, che ci trasporti in mondi dinamici, in cui il buono e il cattivo si affrontano in lotte dal finale sempre uguale.

Non è facile parlare di un dodicenne in fuga da casa, da solo, in un’America fiaccata dalla Grande Depressione.

Come ha fatto James Vance a sceneggiare un’opera così profonda e intrisa di poesia parlando di un ragazzino e di un pazzo vagabondo?
Come ha fatto Dan Burr a rendere così reale ogni gesto, così vera ogni espressione, così denso ogni silenzio?

Vance scrive con voce onesta, senza sfoggio dell’accurata preparazione documentaria e con sguardo attento alle sfumature umane. […] Burr ha un tratto che possiede forza terrena e funzionale, che non lascia spazio alcuno allo sbrodolamento manipolatorio del sentimento, ma concede alla poesia tutta la libertà che si può desiderare.” – Dall’introduzione di Alan Moore

Non sempre i sovrani vestono di ermellino

Negli Usa del 1932, la crisi economica più grave della storia non sembra toccare il dodicenne Freddie: vive col padre e col fratello, ma la “vita vera” la vede al cinema. Ogni settimana, spende un decino (10 centesimi di dollaro) per tuffarsi dentro storie di gangster, cowboy, donne innamorate di uomini duri e affidabili.

Non è facile procurarsi il denaro ma, per fortuna, il padre è un alcolista, quindi al piccolo Freddie non riesce difficile procurarsi molte bottiglie da rivendere (per i più giovani: una volta c’era il “vuoto a rendere”. Ogni bottiglia di vetro restituita veniva ripagata con una piccola somma).


Dato che il padre ha perso il lavoro e si è dato all’alcol, il fratello più grande è stato costretto ad abbandonare la scuola e a trovarsi un lavoro. La mamma è morta qualche tempo prima.

I due uomini di casa cercano di non far pesare la situazione al ragazzo, che continua ad andare a scuola e a divertirsi con gli amici.

Le cose precipitano quando il padre va via di casa e il fratello si caccia nei guai con la polizia, nel tentativo di avere più soldi per la famiglia. A quel punto Freddie scappa e incontra un gruppo di hobo.
Gli hobo sono i senza tetto, coloro che girano l’America da clandestini, nascosti in vagoni merci, elemosinando del cibo in cambio di piccoli lavoretti (quando non lo rubano) e senza un posto da chiamare casa.
Quelli che definiremmo “barboni”, insomma.

Vestite di stracci, costrette a mangiare ciò che trovano (quando lo trovano), queste persone hanno perso gli affetti e sembrano non avere più nulla per cui vivere.
Eppure sopravvivono ostinatamente e cercano voracemente l’amore perduto, il calore umano, un qualche tipo di stabilità.

È allora che il ragazzo incontra Sam, il suo compagno di viaggio, il suo Virgilio nell’inferno del mondo, colui che si presenta come “re di Spagna in incognito”.
Con lui, Freddie scoprirà la vita vera, il mondo la fuori e il proprio posto in esso.

Un re che impara in fretta

Freddie capisce presto che il mondo nel quale è precipitato non è come quello dei film.
Scopre che l’avventura che pensava di trovare è “ciò che era inflitto a chi non riusciva a scappare o a nascondersi”.

Prima, però, imparerà cos’è un uomo: “Muoversi a tentoni nel buio provando a fare del bene a chi ami… con la strizza che vedano quanto hai paura di fare casini, ma andando avanti lo stesso perché qualcuno conta su di te… ecco cosa fa un uomo. È tutto quello che un uomo può fare. Ma a volte li fai i casini e non puoi rimediare e non ti rimane abbastanza fegato per affrontarli… e non ti resta altro da fare che correre come un dannato. Niente di cui vantarsi, ma a volte questo è tutto ciò che può fare un uomo”.

Nei miei momenti più bui ripeto questa frase a me stesso. Non penso che leggerò o ascolterò mai più una definizione più completa e vera.

Un’altra cosa che il giovane impara piuttosto in fretta, è che la vita, nell’ansia di proseguire, può portarti via tutto, anche la tua umanità, se le permetti di farlo. Perché sta a te rinunciarvi o tenerla.

Sam, il re di Spagna, nella sua saggezza riconosce subito in Freddie un suo pari, quindi inizia presto ad appellarlo con il regale titolo di re di Francia.
I due sovrani iniziano così un viaggio che li porterà nel cuore dell’America, facendo prima tappa a Detroit, capitale della catena di montaggio.

A Detroit il piccolo Freddie imparerà che da soli si va meno lontano che insieme, ma anche che insieme si può essere sconfitti e perfino uccisi.

A Detroit il piccolo Freddie scoprirà di essere in un nuovo mondo.
Un mondo in cui le vecchie regole non valgono più, un mondo in cui il suo dio non vale più.
Un mondo in cui la luce non illumina la verità, ma si fa delatrice del potere prevaricatore e violento.
Un mondo in cui il buio non minaccia, bensì protegge e dà riparo da quello stesso potere.

È il mondo che ci cambia, vostra altezza, non il contrario

Il disincantato re di Spagna elargisce questa massima al piccolo re di Francia, al loro primo incontro. Lo strano è che Sam non sembra crederci davvero, tant’è che segue Freddie in ogni sua scelta, anche quando si tratta di scelte che portano guai. Borbottando e imprecando, certo, ma mai abbandonandolo.

Effettivamente, il mondo nuovo cambierà qualcosa in Freddie. Il giovane crescerà rapidamente al cospetto della fame, della morte, della disperazione.
Anche il vecchio mondo era duro, Freddie lo aveva intravisto nell’alcolismo di suo padre, nella disperazione di altri adulti, nella sua compagna di classe priva di forze, accasciata sul banco di scuola, che all’invito della maestra a tornare a casa per mangiare qualcosa, risponde: “non posso, oggi tocca a mio fratello mangiare”.

Ma Freddie aveva il suo decino settimanale, passaporto verso il cinema, un mondo di avventura e di problemi risolti. Aveva i suoi libri e le pagine a fumetti dei quotidiani.
Il vecchio mondo non faceva paura.

Il nuovo invece…
Lì incontrerà uomini che hanno smarrito umanità, compassione e raziocinio e uomini disposti a rinunciare alle ultime risorse pur di aiutare i propri simili.
Incontrerà donne disposte a sacrificare la loro stessa vita per un ideale di uguaglianza e donne talmente desiderose di vendetta, da augurare la morte ai figli dei propri nemici.

Sulla strada per nessun dove, il ragazzo è stato spesso sul punto di smarrirsi, di diventare un guscio arido, vuoto, cibo per disperazione e risentimento.

Sarà stato per la giovane età, per la caparbietà, per la curiosità che anima tutti gli umani intelligenti. O forse sarà stato per le persone che ha incrociato sulla sua strada, in particolare un sovrano illuminato… fatto sta che Freddie ha percorso ostinatamente il sentiero della propria umanità.

Vado a cambiare la vita

Durante il pellegrinaggio lungo il nuovo mondo che si è creato intorno a lui, Freddie compie 13 anni e, secondo la tradizione ebrea alla quale appartiene, è diventato un uomo.
Nessun Bar Mitzvah per lui, ma la sua crescita non ne sarà in nessun modo intaccata.
Prosegue, anzi, a ritmo incalzante, giorno dopo giorno.

Si scopre all’improvviso, non più sperduta recluta dipendente da un adulto per sopravvivere, ma uomo che si prende cura dei suoi amici in difficoltà, che non lascia indietro chi ha non lo ha lasciato indietro.
Scopre che la rabbia sorda che lo lacera non è una buona consigliera, che le scelte da essa suggerite portano in vicoli ciechi.
Scopre che la vita ti cambia se tu glielo permetti, se ti arrendi, se ti rifiuti di accettare ciò che non puoi cambiare e di impegnarti a cambiare ciò che puoi.

Re in incognito, alla fine, è una storia di scelte, è una storia di vita, è una storia di speranza.

Vita, speranza, scelta sono inestricabilmente legate, sembrano dirci gli autori e, qualunque sia la strada che stiamo percorrendo, sta a noi decidere come arrivare in fondo.

Freddie ha 13 anni quando arriviamo alla fine del volume, ma ha già vissuto molto più intensamente di parecchi ragazzi della sua età.
Ha visto la fame, la crudeltà, la pazzia, la morte. Ha passato la notte sulla terra bagnata, ascoltando i pianti nel buio e pensando “ad assassini che dormivano in letti caldi e asciutti“.

Lucidamente, si rende conto che il suo nuovo mondo non ha intaccato il vecchio, quello in cui continuano a vivere i suoi amici di un tempo, quello a cui lui non tornerà mai più.

Ha scelto il mondo nuovo, quello che costruisce un giorno alla volta, riparando le cose rotte invece di lasciarle a pezzi, affrontando i lupi invece di fuggire, cambiando la vita invece di farsi cambiare.

Non vi ho parlato molto di Sam, il re di Spagna. Leggete Re in incognito, lui vi conoscerà volentieri e condurrà anche voi lungo le strade terribili e meravigliose di una vita malandata, ma sorprendente e sempre, sempre, sempre degna di essere vissuta.

Le edizioni italiane

Re in incognito ha avuto due edizioni in Italia. Entrambe le edizioni si rifanno alla raccolta in volume degli originali 6 albi.

Re in incognito edito da Granata Press, collana Storie, nel 1991.
Traduzione di Federico Zanettin, Lettering di Karin Andersen.

Re in incognito edito da Saldapress nel 2006.
Traduzione di Federico Zanettin, Lettering del Gruppo saldatori

La Saldapress ha pubblicato la versione “anniversario”, uscita negli Usa in occasione del decimo anno dalla prima pubblicazione. Si tratta di un’edizione in grande formato e con l’introduzione di Alan Moore.

Francesco Palmieri