Pagamenti commerciali, confermata la piaga dei ritardi: in Toscana Lucca è a “metà classifica”

Nei primi mesi del 2014 in Italia si conferma il trend negativo dei pagamenti commerciali: migliorano leggermente i buoni pagatori ma continua ad aumentare il numero di imprese che saldano le fatture con ritardi superiori ai 30 giorni. All’interno di questo scenario le imprese toscane non fanno eccezione. Nel primo trimestre dell’anno in corso infatti solo il 36% delle imprese della Regione ha saldato puntualmente le fatture ai fornitori, mentre il 48,2% ha regolato i conti con un ritardo fino a 30 giorni dai termini concordati e ben il 15,8% oltre i 30 giorni. Rispetto ad un anno fa invece i pagamenti regolari hanno avuto una flessione del 10,2%.
Ma il dato allarmante riguarda i ritardi superiori ai 30 giorni, aumentati del 216% in quattro anni. Inoltre nel primo trimestre del 2014 la Toscana esibisce performance di pagamento inferiori alla media nazionale (38,8% di imprese puntuali, 16,1% di ritardi oltre i 30 giorni), superiori però all’area geografica di appartenenza, il Centro (dove i pagamenti alla scadenza pari al 33,5%)
È quanto si evince dallo Studio Pagamenti 2014 realizzato da Cribis D&B, la società del Gruppo Crif specializzata nelle business information, che ha analizzato i comportamenti di pagamento delle imprese Toscane.
A livello regionale Pistoia risulta la provincia più virtuosa con il 41,6% di imprese puntuali, seguita da Pisa (40,2%), Firenze (36,9%), Siena (35,5%), Lucca (34,5%), Prato (34,4%), Livorno (33,8%), Massa Carrara (33,8%) e Arezzo (33,8%). Chiude la classifica Grosseto con il 33% di pagamenti puntuali.
Il dettaglio della dimensione aziendale della regione Toscana dimostra un andamento simile a quello individuato a livello nazionale. Le micro realtà risultano sempre quelle più puntuali (37,4%), mentre le imprese medie registrano la minor quota di ritardi oltre i 30 giorni medi (7,9%). Performance negativa per le grandi imprese con solo il 18,6% del totale in corrispondenza della classe alla scadenza. Per quest’ultime i ritardi oltre i 30 giorni sono del 10,1%.
A livello settoriale, il commercio al dettaglio mostra la maggior criticità il 28% in corrispondenza dei ritardi oltre i 30 giorni medi e una puntualità nei pagamenti pari solo al 22,9%. Situazione opposta per il comparto dei servizi finanziari con il 51,4% di pagamenti alla scadenza, a fronte di un 9,5% di ritardi gravi.
“Nel nostro studio abbiamo registrato delle dinamiche che in questi ultimi anni hanno caratterizzato in modo significativo la vita delle imprese toscane – commenta Marco Preti, Amministratore Delegato di Cribis D&B -. Prima di tutto continua il processo di istituzionalizzazione dei ritardi nei pagamenti commerciali, cioè la trasformazione dei ritardi in termini contrattuali: le imprese non vogliono perdere clienti e fatturato e quindi concedono qualcosa nei termini di pagamento. Secondariamente alcune imprese non riescono più a stare sul mercato e ritardano oltre modo il saldo delle fatture. Basti pensare all’andamento dei fallimenti, che hanno raggiunto quota 3.823 nel primo trimestre del 2014, con una media di 58 chiusure al giorno, due ogni ora. Nonostante alcuni segnali di timido miglioramento non bisogna però abbassare la guardia in quanto rimane ancora rilevante il numero di imprese che non onorano gli impegni entro i termini contrattuali”.
“Negli ultimi anni, però, le imprese hanno messo sempre più la gestione dei pagamenti al centro della propria gestione finanziaria – conclude Preti – e hanno investito in strumenti come quelli messi a disposizione da CribisS D&B, che consentono di intercettare tempestivamente i segnali deboli di deterioramento dell’affidabilità dei propri partner, di mantenere sotto controllo la capacità del proprio portafoglio clienti di generare ricavi, di intervenire in modo efficace con azioni di prevenzione e limitazione del rischio e, soprattutto, di fare previsioni sui propri flussi di cassa. Un’operazione, questa, non a costo zero ma che riteniamo potrà portare benefici concreti anche dopo la fine della crisi”.