Snai, la protesta si allarga: sciopero anche a Roma

8 novembre 2016 | 14:12
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Snai, la protesta si allarga: sciopero anche a Roma

Si allarga all’interno del gruppo Snai la protesta contro gli esuberi. Anche i lavoratori di Roma a seguito dell’assemblea che si è svolta questa mattina (8 novembre) fuori dall’azienda, visto che l’impresa si è rifiutata di concedere una sala riunioni, hanno deciso di unirsi alla lotta dei colleghi di Porcari ed hanno proclamato 8 ore di sciopero.

“Riteniamo una grave lesione del diritto sindacale il non aver concesso una sala per
poter effettuare l’assemblea sindacale – spiega Massimo Braccini, segretario regionale toscano della Fiom Cgil e delegato al tavolo nazionale per la vertenza Snai -, cosa che potrebbe avere anche risvolti legali. L’iniziativa di mobilitazione quindi si allarga in tutto il gruppo dove per domani sono previste 8 ore di sciopero nelle sedi di Porcari e Roma”.
“I lavoratori – aggiunge Braccini – hanno capito perfettamente che l’azienda insiste nel portare avanti un’idea di gestione unilaterale ed autoritaria del processo di riorganizzazione dove ha già delineato esuberi di personale attraverso demansionamenti mirati ed escludendo lavoratori dal processo lavorativo. Il cambio di sede sociale denota poi un ulteriore passaggio significativo che va letto nella sua interezza. I continui spostamenti degli incontri che ci dicono servirebbero per trovare risposte dal ministero e dall’Inps riguardo gli ammortizzatori sociali o di altra natura,
convincono ancora meno, sembra quasi che l’azienda si muova per cercare le risposte
che vuole sentirsi dire. Riteniamo opportuno precisare che qualsiasi scelta di qualsiasi
natura e’ da ricondurre esclusivamente alla responsabilità aziendale. Abbiamo il dovere di manifestare la nostra contrarietà all’impostazione aziendale che rischia di depotenziare sedi a scapito di altre, lasciando a spasso molti lavoratori e senza un indirizzo che denoti un’azienda funzionale. Ci batteremo per definire quello che sarà la Snai del futuro, per concordare un piano concreto di riordino ed un’organizzazione del lavoro che garantisca una prospettiva chiara e mantenga i livelli occupazionali. Questo lo si può fare solo ed attraverso il coinvolgimento democratico dei lavoratori, ben sapendo che senza il consenso sociale non si possono gestire le imprese”.