Aci, servizi e posti a rischio: assemblea dei lavoratori

I lavoratori di Aci sono in stato di agitazione, indetto a livello nazionale da Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Pa, Usb. E in Toscana, domani (25 maggio) a Firenze saranno in assemblea in via D’Annunzio, dalle 8 alle 12,30. Quello di domani è il terzo giorno di assemblea, dopo quelli di ieri e di oggi nello stesso orario (la conseguenza per i servizi è stata e sarà domani la chiusura totale dello sportello Pra e la chiusura parziale dell’Ufficio assistenza bollo).

“Gli uffici territoriali del pubblico registro automobilistico – si legge in una nota del sindacato – sono in stato di agitazione in tutta Italia contro il risultato della legge delega Madia, che doveva mirare alla semplificazione dei documenti di circolazione con consistenti risparmi per i cittadini e sta invece generando un provvedimento legislativo che prevede da luglio 2018 la creazione di un documento unico di circolazione emanato dalla Motorizzazione, ma generato da una navetta poco comprensibile dei dati tra gli archivi del Ministero dei trasporti (MIt) e del Pra; non determina alcun tangibile risparmio per il cittadino: l’imposta provinciale di trascrizione (minimo 150 euro) non viene ridotta, l’importo delle marche da bollo non viene diminuito (minimo 64 euro), le future tariffe di Motorizzazione e Pra sono lasciate nel vago e rinviate ad un successivo decreto, prevedendo solo che non potranno essere superiori al loro attuale ammontare; rischia di eliminare la pluralità di forme di pagamento delle pratiche (contanti, assegni circolari e moneta elettronica) a ‘favore’ dell’uso dei bollettini postali (uno per ogni voce di pagamento) con un’ulteriore tassazione occulta (1,78 euro l’uno); non chiarisce i tempi di rilascio del nuovo ‘documento unico’, mentre oggi gli Uffici del Pra (ma anche quelli della Motorizzazione) sono tecnicamente in grado di rilasciare ‘a vista’ la carta di circolazione aggiornata e il certificato di proprietà (che da ottobre 2015 viene rilasciato in forma digitale, realizzando uno dei pochi esempi di documento elettronico rilasciato dalla Pubblica Amministrazione)”. Secondo sindacati e rappresentanti dei lavoratori il decreto “non realizza l’interoperatività dei due archivi, prevista dalla legge delega Madia, minando così la certezza della proprietà dei mezzi, che si riflette sulla sicurezza dei cittadini e sulla corretta azione della pubblica amministrazione e riduce il numero di uffici pubblici a cui presentare direttamente le pratiche (88 sedi Mctc, già da anni in difficoltà per la carenza di personale) spingendo i cittadini a rivolgersi agli operatori privati, con aggravio dei costi”. Questo oltre a mettere “in crisi – si legge nella nota – i livelli occupazionali della società che gestisce il sistema informatico Pra (Acinformatica, 600 lavoratori concentrati nella sede di Roma) e nel breve periodo mette a rischio il posto di lavoro dei dipendenti Aci (2900 unità su 106 uffici provinciali), dipendenti pubblici i cui stipendi non sono a carico del bilancio dello Stato, ma di una parte della tariffa (massimo 27 euro) pagata dal solo utente che presenta la pratica. Tariffa che finanzia attività come il Pra a domicilio, che consente alle persone anziani e disabili o comunque in difficoltà di effettuare la pratica direttamente in casa propria o all’ospedale. I lavoratori Aci non sono contrari al documento unico ma dicono no ad una riforma farsa che non mantiene neanche uno dei vantaggi dichiarati”.

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