Braccini (Fiom): “Morti bianche, è bollettino di guerra”

2 settembre 2017 | 15:12
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Braccini (Fiom): “Morti bianche, è bollettino di guerra”

“Morti bianche, è un bollettino di guerra”. Non ci gira intorno il segretario regionale della Fiom Cgil, Massimo Braccini, che interviene all’indomani della tragedia di Lucca: “Siamo di fronte – dice – a grandi sfide a cui siamo chiamati a rispondere, la rivoluzione industriale in atto trasformerà parte dei processi produttivi e sicuramente rivoluzionerà le imprese ed i modi di lavorare, ma il lavoro continua ininterrottamente ad uccidere: nel mondo ogni giorno oltre 6 mila morti sul lavoro”.

“Circa 6.400 persone in tutto il mondo muoiono di lavoro ogni giorno – prosegue -, a causa di un incidente, o di una malattia professionale: è una cifra impressionante e sbalorditiva. Molti di più gli infortuni non mortali: 313 milioni ogni anno. Spesso si ricerca un guadagno facile a scapito della sicurezza, I morti sul lavoro sono una catena infinita e spesso sono anche bambini se guardiamo i dati a livello globale”.
“Nel 2016 in Italia – aggiunge – sono morti 641 lavoratori sui luoghi di lavoro ed arrivano a 1400 se si considerano i morti in itinere. Un bollettino di guerra, di una guerra spesso silenziosa che abbiamo il dovere di fermare. Per una larga parte delle imprese la competitività si gioca sui costi e sui diritti, le principali cause degli incidenti sul lavoro sono dovuti alla precarietà e alla mancanza di garanzie. Più si abbassa la dimensione delle imprese più aumenta il tasso di incidentalità.
Noi abbiamo sempre puntato ad una forte contrattazione con al centro i temi degli orari che spesso sfuggono, l’organizzazione del lavoro, i rapporti di lavoro, la formazione, l’informazione e l’addestramento per i lavoratori. Tutti i giorni migliaia di rappresentanti sindacali e alla sicurezza svolgono un lavoro enorme nei luoghi di lavoro, ma la catena degli appalti e sub appalti senza garanzie, nonché il lavoro grigio o nero, lo sfruttamento ed il ricatto occupazionale grazie anche a leggi che hanno abbassato le tutele, spesso fanno venire meno le condizioni di garanzia dei lavoratori. Va però ricondotta sempre la responsabilità a chi ha gli effettivi poteri decisionali dell’organizzazione del lavoro e di chi ha il vero potere di spesa, andando anche a ricostruire la filiera degli appalti selvaggi. Spesso molti lavoratori se qualcuno li avesse informati correttamente sui rischi del lavoro non sarebbero successi molti incidenti, certe volte sarebbe bastato poco, e questo ci fa provare ancora più rabbia. Ci sono molte imprese che investono in sicurezza, ma altrettante che fanno anche calcoli cinici tra costi, benefici e rischi, come se la sicurezza e la vita delle persone potesse essere un mero calcolo di bilancio. Dietro ogni incidente o infortunio mortale vi sono sempre delle precise responsabilità. Le morti sul lavoro non succedono per fatalità, questo e’ anche il segno tragico di quanto sia svilito. La dignità del lavoro è alla base della nostra comunità civile. Nei principi di quella dignità abbiamo il dovere di lottare per restituire al lavoro tutto il valore che merita”.