Industria, segnali di ripresa. Ma l’edilizia soffre

15 dicembre 2017 | 13:31
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Industria, segnali di ripresa. Ma l’edilizia soffre

Segnali di ripresa per l’industria lucchese e qualche nube in meno per il futuro. Anche se il dato non può dirsi omogeneo, perpetrandosi la crisi del settore dell’edilizia, per Confindustria Toscana Nord ci sono più luci che ombre.
A presentare un bilancio di fine anno, nella sede di piazza Bernardini, ci sono il presidente di Confindustria Toscana Nord, Giulio Grossi, il direttore Marcello Gozzi e i presidenti dei comparti Tiziano Pieretti (carta e cartotecnica), Massimo Bellandi (metalmeccanica) e Stefano Varia (edilizia).
“La crescita della produzione industriale nel 2017 – dice Grossi in apertura – è stata del 2,1 per cento mentre l’export è cresciuto del 4,1 per cento e questo grazie alla vivacità dei mercati esteri che premiano maggiormente le aziende vocate all’export. Il futuro, quindi, ci fa pensare a una certa qual garanzia della competitività delle imprese, che potranno investire in innovazione, formazione e internazionalizzazione”.
Il tema portante, per il presidente, resta quello dell’investimento in infrastrutture: “Dal punto di vista delle infrastrutture immateriali – dice – seguiremo con interesse lo sviluppo della rete 5G a Prato, su quello delle infrastrutture materiali, invece, sul piatto restano il tema della realizzazione della terza corsia dell’autostrada A11, dell’interporto pratese, del raddoppio della ferrovia Pistoia-Montecatini-Lucca, dello scalo merci di Castelnuovo, della realizzazione del depuratore di Aquapur oltre che l’annosa questione degli assi viari lucchesi. C’è poi da lavorare sul tema dello smaltimento degli scarti industriali, in particolare di quelli del cartarie e del pulper di cartiera, con le criticità che si sono verificate dopo la chiusura della discarica del Cassero”.
Forte anche la spinta sul fronte dell’innovazione e sul tema dell’industria 4.0: “E’ nostro interesse – ha spiegato il presidente – diffondere la cultura dell’innovazione per accogliere i segnali del governo e gli incentivi previsti dal piano Calenda. Sul territorio, peraltro, ci sono importanti aziende che si occupano di digitale che potrebbero essere coinvolte nel processo”. Strategico per Confindustria Toscana Nord anche il tema della formazione: “Grazie alle nostre aziende partecipate – dice il numero uno di palazzo Bernardini – Saperi e Formetica sono state formate 3700 persone fra dipendenti, manager e imprenditori della provincia di Lucca, in primis nel settore della sicurezza sul lavoro”. Una delega specifica, inoltre, nel consiglio del Ctn, è dedicata all’internazionalizzazione: “Tante – spiega Grossi – sono state le missioni all’estero, le attività di incoming e gli incontri di questo genere”, che ricorda anche l’importanza del credito e della finanza d’impresa per agevolare le aziende nella concessione del credito e verso nuove forme di finanziamenti. Conclude l’appello alla maggiore collaborazione fra i tre enti pubblici del territorio di Confindustria Toscana Nord: “Fra Prato e Pistoia – sottolinea Grossi – ‘è una collaborazione fra amministrazioni comunali. Speriamo che accada anche per Lucca, visto che i temi comprensoriali, fra i quali quelli di infrastrutture e rifiuti, sono tanti e tutti fondamentali per l’industria”.

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Il settore cartario e cartotecnico
E’ una pioggia di dati quella che espone Tiziano Pieretti, presidente del settore cartario e cartotecnico di Confindustria Toscana Nord, quello principale dell’industria lucchese. “In Italia – spiega Pieretti – la produzione della carta è di 9 milioni di tonnellate, di cui 4 milioni esportate e 5 importati. Il consumo è di 10 milioni di tonnellate di cui 5 importate e 5 esportate. Di questi 3 milioni sono destinati a editoria, grafica e cartoleria, un milione a usi igienico sanitari, 4 milioni a cartone ondulato e due milioni per altre carte. La produzione necessita di materie prime principalmente di due tipi, paste per carta come la cellulosa e carta da macero. Di quest’ultima, in particolare, vengono utilizzati 6,5 milioni di tonnellate”. “Il nostro – prosegue Pieretti – è inoltre un settore fortemente energivoro, che ha il 70 per cento di energia elettrica autoprodotta ma un forte bisogno di gas naturale”. Lucca, nello specifico, possiede 154 siti produttivi, con circa 6200 addetti che, nell’anno, ha avuto un buon risultato con l’aumento della produzione dell’1,1 per cento, in controtendenza rispetto al dato nazionale e dell’export dell’1,4 per cento con un fatturato di 4 miliardi di euro. “A Lucca il settore è quello delle carte tissue e ondulatori – spiega – In particolare qui si produce il 70 per cento del tissue italiano e il 40 per cento delle carte per ondulatori e questo ha stimolate anche il settore delle macchine necessarie al cartario e cartotecnico. Fra i produttori lucchesi sono stati confermati volumi sufficienti e soddisfacenti e superiori alle aspettative in un anno complessivamente difficile per quello che succede nel mondo. La cellulosa è stata ‘attaccata’ dal mercato e si è superato il costodi mille euro a tonnellata, con difficoltà a intervenire sui prezzi visti gli accordi a lunga scadenza in particolare con il settore della grande distribuzione. Migliore la situazione delle carte per ondulatori con quantità e volumi molto alti, anche grazie all’e-commerce e alla possibilità di approvvigionamento da materie prime di recupero. Questo ha fatto sì che nel 2018 nasceranno nuovi impianti di grosse dimensioni che il mercato assorbirà, riducendo l’importazione di materiale, ma che destano semmai nubi all’orizzonte per il fabbisogno di materie prime”.
Per le aziende del settore, spiega inoltre Pieretti, che hanno visto di buon occhio l’aggregazione dell’associazione di categoria a livello interprovinciale, non mancano, però, le criticità: “Le aziende – spiega – danno un giudizio positivo per la realizzazione del depuratore di Casa del Lupo, necessario non al settore cartario. Un investimento che è totalmente di parte industriale e per cui ci attendiamo che la parte pubblica faccia il suo, costruendo la rete fognaria”. Restano i problemi dell’alto costo dell’energie e dello smaltimento degli scarti di lavorazione: “I costi elevati non devono essere legati alle commodities e sul costo dell’energia – spiega Pieretti – non si può tirare come una molla aumentandone la parte di tassazione, ma sul prezzo bisogna fare politica industriale. Quando agli scarti le chiusure di impianti, discariche e termovalorizzatori rischiano il blocco dello smaltimento dei residui della raccolta e anche di questo occorre interrogarsi”.

Il settore metalmeccanico
Sorride, e lo fa più di tutti gli altri settori, la metalmeccanica. Un settore non certo omogeneo, ma che comunque registra nel 2017 solo segni positivi. Lo conferma il presidente del settore Massimo Bellandi: “I dati – spiega – parlano di una risposta migliore, come andamento della produzione, rispetto al dato nazionale. Nel primi tre trimestri, nel settore della meccanica delle macchine, si parla di una crescita del 2,8 per cento e in generale le sensazioni anche per l’ultimo trimestre sono positive. In controtendenza con l’andamento italiano è positivo il trend dei macchinari per la carta, fin dalla fine del 2016. E grandi risultati arrivano anche dalla metallurgia che segna un 5,3 per cento in più come produzione industriale e il 31,8 per cento in più come export”.
Ai risultati della produzione fanno poi seguito gli importanti obiettivi legati alla formazione: “Il nostro fiore all’occhiello, oltre all’importante volano dello sviluppo dell’industria 4.0, è il progetto Lu.Me. per cui si moltiplicano le attività di formazione, orientamento e alternanza scuola-lavoro”.
Infine un importante risultato dal punto di vista sindacale: “A fine 2016 – spiega Bellandi – è stato firmato il contratto nazionale del settore, per la prima volta con tutti i sindacati confederali, con la conseguenza di un importante fattore di stabilità in tutto il settore”.

Edilizia, continua la crisi
Non può certo gioire, invece, il presidente di Ance Toscana Nord, Stefano Varia. L’edilizia rimane il comparto maggiormente in difficoltà dell’industria lucchese e toscana in generale.
“L’edilizia – ammette Varia – non ha certo contribuito allo 0,8 per cento di crescita e al 4,1 per cento di export. I dati, infatti, sono drammatici. Dal 2008 a oggi si parla di 373 imprese in meno e di 1924 operai in meno, ovvero rispettivamente il 33 per cento e il 43 per cento del totale. Il tutto è stato determinato dal calo del 40 per cento dei finanziamenti in opere pubbliche in Italia. Negli altri paesi del mondo, per superare la crisi dell’edilizia, si è pensato di investire in infrastrutture, in Italia no. Poteva allora essere fatto un passo in avanti del privato ma la burocratizzazione è molto forte e impedisce di intervenire con facilità sopratutto per la riqualificazione del patrimonio urbanistico esistente, anche senza consumo di suolo”.
La colpa più grave, per Varia, ha un nome e un cognome. E si chiama nuovo codice degli appalti: “Il nuovo sistema – dice Varia – ha creato problemi di applicazione fin da subito. Dopo la sua introduzione nell’aprile del 2016 si è detto che la legge sarebbe dovuta essere interpretata dalla pubblica amministrazione in maniera elastica, tenendo conto delle 32 linee guida che sarebbero state emanate da Anac. Di queste linee guida, però, ad oggi ce ne sono solo otto. Inoltre la legge è scritta male e di fretta, tanto che ad aprile 2017 è arrivato il primo decreto correttivo che ha cambiato 180 articoli. E’ ovvio che, nel frattempo, i funzionari pubblici, su cui sarebbe ricaduta la responsabilità dell’interpretazione, fra l’incudine e il martello delle procure della Repubblica e della Corte dei Conti non hanno mosso foglia”.
L’altro ‘nemico’ è il sorteggio per la selezione delle ditte che possono partecipare agli appalti pubblici: “Si è data la possibilità – spiega Varia – del sorteggio per essere invitati a partecipare agli appalti pubblici. Un sistema vergognoso e degradante per le imprese. Una delle tante decisioni che hanno peggiorato le cose anziché migliorarle. Così come sono peggiorati i tempi del pagamento delle pubbliche amministrazioni, che sono oltre 250 giorni. Nessuna programmazione, a livello regionale, inoltre, viene fatta sullo smaltimento degli scarti della lavorazione industriale”.
L’Ance Toscana Nord, sul tema del sorteggio, ha già presentato la sua controproposta: “Invece del sorteggio – spiega Varia – sarebbe preferibile comunque l’invito per tutti coloro che chiuedono di partecipare, con un controllo di congruità della documentazione presentata solo a chi si aggiudica la gara. Comunque le imprese per la procedura negoziata dovrebbero essere scelte con il criterio della viciniorietà fra azienda e luogo di lavoro. Lo stanno già facendo in alcune regioni del nord in cui il sistema di vicinanza permette di salvaguardare l’imprenditoria locale. Il sorteggio, invece, è e resta una vergogna”.
E sul lavoro che è venuto meno Varia ha le idee chiare: “Le 1900 persone non più presenti nel settore – dice – sono a lavorare al nero. Questa è la realtà e combattere l’illegalità significa salvare le imprese sane”.

I dati degli altri comparti
Nell’ambito della moderata ripresa dell’industria ucchese si ascrive anche il settore della nautica. Il settore, infatti, registra un segno positivo, pari allo 0,3 per cento, per la produzione industriale e un boom nell’export (23,8 per cento). Perde terreno, sia come produzione (-3,5 per cento) sia come expoert (-9 per cento) il lapideo. Continuano a soffrire, in provincia di Lucca, tessile, abbigliamento e calzature (-0,2 per cento il calo di produzione, -11,7 per cento il calo dell’export) mentre crescono in esportazioni, pur vedendo il segno meno della produzione il settore dell’industria alimentare e della chimica e famaceutica. Infine il resto del manifatturiero, che per Lucca riguarda i prodotti in metalli non metalliferi e il settore dei mobili che chiudono i primi tre trimestri dell’anno con un +1,2 per cento di produzione e un +6,5 per cento di export.

Enrico Pace