Romagnoli (Confindustria): “La plastica? E’ un problema solo se dispersa nell’ambiente”

19 ottobre 2019 | 13:29
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Romagnoli (Confindustria): “La plastica? E’ un problema solo se dispersa nell’ambiente”

Plastica e rispetto dell’ambiente, Confindustria Toscana Nord ha apprezzato la presa di posizione del presidente del Consorzio di bonifica Toscana nord, Ismaele Ridolfi. Lo afferma Fabia Romagnoli, delegata per la sostenibilità del Consiglio di presidenza di Confindustria Toscana Nord. “Ho letto con attenzione e in gran parte apprezzato il commento del presidente del Consorzio di Bonifica 1 Toscana Nord Ismaele Ridolfi al nostro comunicato stampa sul tema della tassazione della plastica. Le sue considerazioni mi danno l’occasione per puntualizzare meglio alcuni aspetti della questione, la cui importanza mi pare meriti un’informazione precisa, documentata e obiettiva. D’accordo col presidente Ridolfi sulla necessità che nessuno si sottragga agli obblighi normativi e morali in materia ambientale; d’accordo sul suo richiamo ai giovani che, capeggiati da Greta, hanno saputo dare ai temi ambientali la centralità che devono avere; ottima l’idea della campagna per salvare le tartarughe marine, che va nella stessa linea delle iniziative che la nostra associazione confindustriale di categoria, Unionplast-Federazione Gommaplastica, sta realizzando per liberare il mare dalla plastica”.

“Sì, perché – ed è questa la mia principale puntualizzazione – le imprese non si sottraggono affatto a impegni – dice -, anche onerosi, per la tutela ambientale. Riconosciamo la necessità dei consorzi per il riciclo, di cui sosteniamo i costi: ricordiamoci sempre che la plastica è virtualmente riciclabile all’infinito e che gran parte delle difficoltà di riciclo derivano da una raccolta differenziata assente o malfatta. Abbiamo lavorato e lavoriamo per ridurre la quantità di materiale che impieghiamo per i vari prodotti, per aumentare il ricorso alla plastica riciclata e a materiali plastici facilmente riciclabili, alle bioplastiche, a processi produttivi sempre meno inquinanti. Cosa, quest’ultima, non facile perché già adesso le prestazioni ambientali delle produzioni plastiche, che non usano acqua e hanno bisogno di meno energia rispetto ad altri materiali, presentano margini di ottimizzazione davvero esigui. I processi di miglioramento costano: con quale denaro li pagheremo avendo un nuovo carico fiscale – carico tout court, senza nessuna finalizzazione ambientale – che in alcuni casi arriverà a raddoppiare il costo della materia prima, azzerando i nostri margini? Se l’obiettivo è portare all’estinzione la produzione e l’uso della plastica facendoci chiudere, siamo del tutto fuori strada. La plastica è in molti ambiti insostituibile; ma anche dove è sostituibile siamo certi che farne a meno sia una buona idea, anche dal punto di vista ambientale? La maniera più seria e scientifica di valutare l’impatto ambientale di un prodotto è di studiarne il ciclo di vita, dalla progettazione allo smaltimento passando per il processo produttivo, gli effetti su operazioni intermedie come logistica e trasporti, le prestazioni al consumo. Ebbene, per fare un esempio, se pensiamo a un tir carico di merci con imballaggi in plastica il peso e volume di questi ultimi è molto inferiore (fino a un dieci volte meno!) rispetto a materiali da imballaggio diversi: quindi meno viaggi, meno uso di carburante, meno inquinamento. Oppure, altro esempio: se non si usa la plastica per gli imballaggi di beni alimentari, cosa che accade in certi paesi del sud del mondo, il deterioramento di alcuni cibi dalla produzione al consumo arriva al 50%. La plastica, presidente Ridolfi, è un problema solo se la si disperde nell’ambiente. Nel Mediterraneo la plastica è il rifiuto più comune, quasi due terzi del totale, che peraltro solo per il 13% arriva al mare da lontano: il restante è abbandonato direttamente in spiaggia. Le tartarughe, che giustamente stanno a cuore a noi tutti, sono minacciate da comportamenti privi di rispetto per l’ambiente ed educazione e non dalle industrie della plastica, da chi le conduce e da chi vi lavora: persone che, mi creda, hanno a cuore l’ambiente in cui vivono e che sono motivate a preservarlo per le future generazioni”.