Lucart Porcari, sindacati sul piede di guerra: “No al taglio dei salari”

Perplessità riguarda al nuovo ricordo alla cassa integrazione ordinaria. Si tratta per il rinnovo dell’integrativo aziendale
Lunedì (27 luglio) si sono tenute le assemblee dei lavoratori dello stabilimento Lucart di Porcari, per fare il punto sull’avvio della trattativa per il rinnovo del contratto integrativo aziendale e sul ricorso dell’azienda alla Cigo, temi discussi nell’incontro tenutosi in Confindustria il 22 luglio scorso.
“Riguardo alla trattativa per il rinnovo del contratto integrativo aziendale – dicono Slc Cgil, Fistel Cisl Toscana e le Rsu di Lucart Porcari – le assemblee hanno confermato le richieste contenute nella piattaforma con l’integrazione della richiesta di modifica della struttura del premio di risultati con la cancellazione del parametro economico (Ebitda) e dato pieno mandato alle segreterie territoriali e alla Rsu per l’ottenimento di quanto richiesto”.
“Le assemblee, visto la comunicazione di un nuovo ricorso alla Cigo – si legge nella nota dopo l’assemblea – condividono con le segreterie territoriali e la Rsu perplessità rispetto alla decisione di Lucart e sostengono le segreterie territoriali e la Rsu, nella richiesta, del riconoscimento dell’integrazione salariale, e di nessuna penalizzazione sui ratei ferie, permessi, mensilità aggiuntive, premio di risultati e quant’altro derivante dalla contrattazione collettiva per tutti i lavoratori già coinvolti dalla Cigi, e per quelli che lo saranno”.
“Inoltre, invitiamo e ribadiamo nuovamente alla direzione – prosegue la nota – che in tema di riorganizzazione interna del personale a fronte di investimenti tecnologici, le regole e il buon senso, prevedano innanzitutto la realizzazione degli impianti, si verifichi il loro efficientamento e infine, una volta a regime, constatare la compatibilità dell’organico con il nuovo impianto. Singolare e inaccettabile, che l’azienda parta in primis dalla riduzione del personale“.
“Per quanto sopra, le assemblee – concludono i sindacati – ritengono inaccettabile che dopo avere risposto anche a prestazioni aggiuntive richieste dall’azienda nel periodo più drammatico della pandemia da Covid 19, i lavoratori si vedano decurtare pesantemente il loro salario, senza che l’azienda se ne faccia carico”.