Avis, donazioni sangue boom nella Piana di Lucca

11 aprile 2019 | 13:23
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Avis, donazioni sangue boom nella Piana di Lucca

Donazioni sangue in calo ma è boom nella Piana di Lucca. I dati sono dell’Avis regionale.
Sono state 110.489 il totale delle donazioni Avis in Toscana nel 2018, pari all’1,99% in meno rispetto al 2017. Una diminuzione che continua dal 2012 in cui ne furono effettuate ben 122.811. Lo rivela l’Avis Toscana alla vigila dell’assemblea annuale che si svolgerà domani a Tirrenia. Sono diminuiti i donatori, sottolinea una nota di Avis Toscana, “ma resta invariato l’indice di donazione, ovvero il numero di donazioni pro-capite per anno, che si attesta a 1,93 come nel 2017, con un’eccezione in provincia di Massa Carrara che ha un indice di donazione del 2,18”. Il calo delle donazione è sostanzialmente generalizzato, salvo eccezioni come nella Piana di Lucca che registra una crescita del 35%, dovuto alla nuova sede aperta sul territorio. Incrementa i risultati anche la provincia di Pisa con un incremento superiore al 4%, rispetto al 2017, mentre la provincia di Siena registra un modesto 0,2%. Infine, cali marginali si registrano nelle province di Arezzo e Grosseto (-0,6%), mentre la situazione è più critica altrove con un -1,7% della provincia di Firenze con punte del 2% in meno nell’Empolese e nel Valdarno, -3% a Pistoia e dati in flessione anche per le province di Livorno e Massa Carrara rispettivamente del 3,5% e del 3,7%.

Infine, conclude Avis, “i dati mostrano che, nel 2018, le aree più colpite dal decremento sono la zona della Versilia con una perdita di donazioni del 5% e la provincia di Prato con un -6,7%”. “Vorrei – commenta il presidente di Avis Toscana, Todelmo Agnolucci – che sempre più giovani si avvicinassero, vivendo la donazione come un atto di cittadinanza attiva. È vero che i nuovi soci sono prevalentemente i giovani con un”età compresa tra i 18 e i 25 anni, rappresentando nel 2018 il 35% dei nuovi associati, ma è costantemente in crescita l’età dei soci donatori: la fascia di età più numerosa è quella tra i 46 e 55 anni. Sarà utile aprire una riflessione sul nostro modello organizzativo per valutare se la nostra presenza sui territori sia adeguata a contrastare e invertire una tendenza negativa”.