Un futuro per Bagni: “No a riapertura Tana Termini”

Una interpellanza per dire no alla riapertura dell’impianto di compostaggio di Tana Termini. È quanto hanno presentato i consigliere di Un futuro per Bagni di Lucca, Claudio Gemignani e Laura Lucchesi, in concomitanza con identica interpellanza di un consigliere comunale di San Marcello Piteglio, dove l’impianto ha sede, Carlo Vivarelli del Partito Indipendentista Toscano. Della questione, inoltre, è stato interessato anche il consigliere regionale Maurizio Marchetti, che ha presentato interrogazione scritta all’assessore regionale all’ambiente Federica Fratoni. 

A raccontare la storia dell’imianto sono proprio i due consiglieri: “Data la delicatezza e importanza del tema – dicono – riteniamo opportuna un po’ di storia e una ricostruzione degli ultimi fatti.
La storia dell’impianto di compostaggio di Piteglio, parte all’incirca nel 2003: l’allora Comune di Piteglio, autorizza l’iter che porterà alla realizzazione di tale impianto, in un’area (furbescamente diciamo noi) confinante con un altro Comune, il nostro, lontano dal proprio centro abitato principale, sopra un’area, abbiamo le foto, che durante gli anni Settanta e Ottanta, era luogo di deposito di fanghi di cava, vicina a una statale e nell’alveo del Torrente Lima. Come può tale impianto che ricade su terreni a destinazione agricola, con vincoli idrogeologici, paesaggistici, e in fascia di rispetto stradale, aver ottenuto le autorizzazioni per partire? Ricordiamo le battaglie fatte dall’amministrazione comunale di Bagni di Lucca del tempo, col sindaco Contrucci che fece ricorso al Tar e l’allora assessore all’ambiente, oggi consigliere, Bianchi, a fare volantinaggio e battaglie in loco per impedire quello che anche noi, oggi riteniamo uno scempio. Infine l’ordinanza del sindaco Donati che vietava il passaggio di camion puzzolenti e gocciolanti attraverso il nostro centro abitato. Per precisare, come già dichiarato, non siamo pregiudizialmente contro a tali impianti. Ma debbono essere realizzati in luoghi consoni e col rispetto di tutte le norme ambientali. Cosa che non riguarda questo impianto”.
“Per anni – spiegano ancora i consiglieri – tale attività, non ha prodotto che puzza, problemi e ha dato profitti a una società fallita nel 2016, che, dato che il fallimento, non è stata chiamata nemmeno a pagare per i danni ancora in essere (ci risulta che ci sia, benché l’impianto chiuso, ancora materiale da smaltire). Impianto che mai ha prodotto compost commercializzato.
Noi non vogliamo più che i nostri meravigliosi paesi della Val di Lima siano riempiti di odori nauseanti. Non vogliamo che ci venga smaltita l’immondizia della Campania, di Santa Maria Capua Vetere ad esempio. Siamo contenti che maldestri tentativi di riapertura siano andati a vuoto. Grazie in primis alla mobilitazione della popolazione locale, tenace nel difendere il proprio territorio.
Cittadini che ci hanno informato di cosa ancora sta bollendo in pentola”.
“Da parte di un procuratore fallimentare – dicono Lucchesi e Gemignani – è stato messo in vendita tale impianto. Come si evince dall’avviso di procedura competitiva per la vendita di azienda, tale impianto è all’asta per un importo di 700mila euro e le offerte dovranno essere consegnate entro il 18 aprile 2019 entro le 12. Chi acquisterà tale impianto, dovrà tra l’altro farsi carico di parte di materiale rimasto ancora lì, esattamente tra materiale ammendante, compost e sovvallo, una quantità totale di 4750 tonnellate, oltre al materiale legnoso contenuto nel biofiltro. Lo svuotamento delle vasche e dei suoi liquidi, sarà a carico dello stato, quindi nostro. Parte del percolato è stato svuotato dal Comune dove si trova l’impianto. Il sospetto è che solo una società che basa i suoi bilanci su entrate pubbliche, possa partecipare a tale bando. Bando che parla esplicitamente di impianto di compostaggio che potrebbe essere riaperto. Stupefacente il fatto che l’impianto non abbia più neanche l’Aia (autorizzazione integrata ambientale), tolta dalla Regione (col curatore fallimentare che ha fatto ricorso al Tar), nonché non abbia un impianto antincendio ed elettrico conforme alle normative. Tra l’altro, essendo tale impianto fatto su vecchi fanghi di cava, pare che la parete di contenimento posta tra l’impianto e la Lima, stia cedendo e ne immaginiamo le conseguenze. Ricordiamo che anche la Procura della Repubblica di Pistoia è stata interessata su tale impianto, che molto spesso ha causato anche al fiume danni ambientali ingenti”.
“Per questo – conclusono i consiglieri – consci che il nostro Comune non ha competenze su tale impianto, ricadendo come detto sul territorio del Comune confinante, ma essendo appiccicato molte nostre frazioni, dalla Tana e Lucchio in poi, ed essendo il sindaco l’autorità massima in caso di sicurezza sanitaria, noi sottoscritti consiglieri comunali della lista Un futuro per Bagni di Lucca – Gemignani sindaco chiediamo a primo cittadino come intenda comportarsi la sua amministrazione e che linea intenda tenere riguardo al delicato e serio problema per l’ambiente e per la salute dei cittadini, sopramenzionato. Noi due consiglieri diciamo un chiaro no alla riapertura di tale impianto e ci opporremo in tutti i modi, combattendo, se lo riterrete opportuno, al vostro fianco e comunque al fianco dei cittadini”.

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