Sindacati della funzione pubblica Cgil ai candidati in Regione: “Quando parlano di riforma della sanità pensino ai bisogni degli utenti”

I sindacati della funzione pubblica della Cgil (Fp Cgil e Spi Cgil) intervengono nel dibattito politico verso le regionali del prossimo 31 maggio: “Con la campagna elettorale – dice il sindacato – si è aperto un monologo di alcuni candidati sulla sanità toscana. Tra questi c’è chi si spinge arditamente persino a ridisegnare il modello della sanità toscana guardando più dal versante dell’offerta e del bisogno delle aziende, cooperative e non, più che a quello della domanda e dei bisogni dei cittadini. Men che mai guardando alle potenzialità del sistema con i suoi oltre 50mila lavoratori che vi operano con professionalità, dedizione e attaccamento alla cosa pubblica garantendo la qualità del nostro sistema sanitario che, nonostante tutte le criticità esistenti, rappresenta uno dei migliori sistemi di questo continente”. “Basta prendere in mano le classifiche sui Lea uscite qualche mese fa – prosegue la nota – Anche noi siamo convinti che la sanità toscana vada migliorata perchè dobbiamo dare risposte a liste di attesa infinite, sanità territoriale ancora non adeguata alla presa in carico delle cronicità e che produce pronto soccorsi ingolfati, mancanza di posti di cure intermendie per la lungo degenza, personale insufficiente a garantire gli standard assistenziali a sempre maggiore intensità”.
“Tutto questo prosegue ancora la nota – non c’entra niente con chi allude all’indebolimento della sanità pubblica, ad un minore universalismo dove i principi di solidarietà ed equità si riducono per lasciar spazio alla maggiore discrezionalità. Neppure a noi sfuggono i problemi di sostenibilità del sistema legati al costante definanziamento del Ssn, ma proprio per questo riteniamo di non voler consegnare il governo dello stesso ad altri se non a chi dovrebbe agire nell’interesse generale. Siamo convinti debbano essere abbattuti gli sprechi dove si manifestano, si debbano ridurre la discrezionalità e non si possa difendere un modello che duplica e moltiplica le funzioni dei primariati. Così come siamo convinti che sarebbe utile discutere su come organizzare al meglio il lavoro, a partire dalla diagnostica e dalla specialistica e siamo altresì convinti che si possano trovare forme di sussidiarietà integrativa che diano opportunità non solo ai lavoratori di alcune aziende tutelati dai contratti nazionali e aziendali ma anche ai pensionati, ai lavoratori pubblici e ai tanti lavoratori precari che non hanno forme di sanità integrativa”.
“Nel momento in cui le differenze – concludono Fp Cgil e Spi Cgil – le disuguaglianze crescono, dove un numero sempre maggiore di Toscani non si cura perchè non ha soldi per farlo, quando la formula strisciante dei ticket ha di fatto escluso dai Lea parte della specialistica ambulatoriale, c’è bisogno di una verifica sulla destinazione e sull’utilizzo delle risorse, per la parte sanitaria e per quella sociale. C’è bisogno di maggiore omogeneità e accessibilità per tutti ai servizi, non certo di mutue private e di voucher discrezionali che ci riportano ad epoche passate fatte di maggiori differenziazioni nella garanzia del diritto alla salute e alla assistenza. Queste sono le sfide sulle quali il sindacato è pronto a confrontarsi sapendo che la soluzione non può essere più privato e meno pubblico, anzi perfettamente l’opposto. Se si vuole riproppore un’anacronistica contrapposizione tra pubblico e privato e terzo settore sbaglia Regione, perchè questa non c’è mai stata; se si pensa di sostenere il privato con i soldi del pubblico sbaglia politica perchè come dice la nostra Costituzione la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”.