Urbanistica e ambiente, Gargini: “L’opera di Antonio Cederna va diffusa e contestualizzata”

Urbanistica e ambiente, interviene Marco Vignolo Gargini. “Negli ultimi giorni, per ben due volte – dice – è stato menzionato Antonio Cederna (1921-1996), figura di spicco in ambito intellettuale del ventesimo secolo, uno dei pionieri dell’ambientalismo italiano, nonché tra i fondatori di Italia Nostra nel 1955. La menzione riguarda il ben noto libro Vandali in casa, pubblicato da Editori Laterza a Bari nel 1956, riedito nel 2006, in cui, tra le altre testimonianze della distruzione del patrimonio urbanistico delle città italiane, compare un intero capitolo, Lo sventramento di Lucca, che, da pagina 282 a pagina 291, analizza gli orrori perpetrati dai fascisti e confermati successivamente dalle amministrazioni democristiane (fino al 1956, ça va sans dire). Tutto ciò che serve per un’analisi lo si trova in quelle pagine. Basta leggerle. Adesso l’indicazione c’è. L’opera di Cederna ha un’importanza notevole, ma va aggiornata, reintegrata, contestualizzata e, soprattutto, fatta conoscere. Non ha molto senso nominare un autore, un suo libro, se poi non si offrono strumenti in grado di informare correttamente i lettori”.
“Per esempio, la figura riportata nel libro, a pagina 285 – commenta – illustra quello che è stato il più grande scempio perpetrato a Lucca, tuttora sotto gli occhi di tutti: il Palazzo Ina in Via Beccheria. Tanti massacri vengono citati ed esplicati, i massacri che vediamo in via dei Bacchettoni, in piazza San Giovanni, la stessa trasformazione dell’antico convento del Carmine in mercato, un autentico stupro, ed altri. Antonio Cederna illustra, documenta sacrosantamente la vicenda di questi luoghi di Lucca, che oggi nemmeno riusciamo ad individuare, tanto siamo abituati a vederli. È interessante leggere i progetti di nuove possibili rovine ideate negli anni ’50, per fortuna non andate in porto. Stranamente, Cederna non riporta un altro delitto urbanistico, e che delitto: il casermone del rifugio Carlo del Prete, l’unico edificio costruito sugli spalti delle Mura, un pugno nell’occhio autorizzato in era fascista e edificato in puro stile realista nel 1932. Un’autentica mostruosità che interrompe la perfetta e verde armonia delle cinta murarie in uno dei suoi punti più suggestivi. Unica cosa da salvare e conservare di quell’edificio: l’affresco di Vincenzo Barsotti (1876-1953), Luca Mater, che campeggia nell’alto dell’orrido balcone del primo piano”.
“Cosa manca nell’opera di Cederna? – prosegue Gargini – Mancano tutte quelle notizie e quei salvataggi che col tempo, a partire dal 1956, sono stati effettuati. Lucca ha rimesso a posto un po’ di cose solo quando non è stata più fascista e democristiana. La chiesa di San Matteo ha smesso di essere un magazzino, il cortile interno di Palazzo Montecatini-Giustiniani non è più quel cinema all’aperto di cui parlava, inorridito, Cederna, eccetera. Una sola ed esangue menzione dell’opera di Cederna non serve a niente, a patto che si informi e si stimoli a leggere Vandali in casa, citando la fonte originale, indicando le pagine, tutto. Ripeto, non ha senso tirare in ballo una figura come quella di Cederna e non avvertire i lettori anche dell’inattualità delle analisi e delle conclusioni che troviamo in quel libro, scritto sessantadue anni fa, in altre condizioni”.