Ddl Pillon, Bianucci (Sinistra con Tambellini): “Lucca dà voce al dissenso sulla proposta”

Esprimere contrarietà al disegno di legge Pillon, che sul tema del diritto di famiglia propone uno stravolgimento delle norme in materia di affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità: è questo il tema delle manifestazioni e dellle iniziative che saranno realizzate sul territorio e a cui anche l’amministrazione comunale aderirà.
L’impegno è stato sancito da una mozione approvata dall’ultima riunione del consiglio comunale, che ha dato il via libera a un documento proposto dal gruppo consiliare di Sinistra con Tambellini (composto da Daniele Bianucci, Pilade Ciardetti e Francesco Lucarini) e che aveva raccolto l’adesione di molti consiglieri della maggioranza (tra questi, Chiara Martini, Silvia Del Greco, Maria Teresa Leone, Gianni Giannini e Leonardo Dinelli).
“Abbiamo voluto dar rappresentanza, anche nella massima istituzione cittadina, alle tantissime voci di dissenso che a Lucca, come in ogni parte del Paese, si stanno levando contro questa proposta di legge – spiega il capogruppo di Sinistra con Tambellini, Daniele Bianucci – L’impianto normativo, che porta la firma del senatore Pillon, è infatti diretto a scardinare la legislazione attuale che delega al giudice la ricerca del giusto equilibrio degli interessi di tutti i componenti della famiglia in crisi, nel rispetto del preminente interesse morale e materiale dei figli minori di età. Si tratta di una proposta di legge che non contribuisce certo a risolvere i problemi che ancora esistono su questi temi, ma anzi rischia di minare l’autodeterminazione di tutti i soggetti coinvolti: figli, madri e padri. Anche l’Onu ha espresso in merito profonda preoccupazione per la grave regressione sociale che comporta questo disegno di legge. Il disegno di legge impone la mediazione familiare a pagamento, prima della presentazione dell’istanza di separazione/divorzio. La mediazione è senza dubbio un processo positivo. Tale obbligo, se indistinto, pone però la donna, anche in casi di violenza, nella posizione di dover comunicare al maltrattante la sua intenzione di interrompere la relazione: ed è risaputo che questo è il momento di maggior rischio. È per questo motivo che la mediazione, in caso di violenza, è vietata dall’articolo 48 della Convenzione di Istanbul. Infatti, le attività di mediazione ad oggi, si interrompono ogni qualvolta emerga una situazione di violenza, rappresentando la violenza una dei tre casi di interruzione di mediabilità, insieme a certe tipologie di patologie e dipendenze”.
“Con la mozione, all’Amministrazione comunale abbiamo anche chiesto di valutare tutte le iniziative opportune, sul territorio, per incentivare, laddove possibili, processi condivisi di mediazione familiare – conclude Bianucci – nonché di potenziare strumenti idonei a sostenere le famiglie (a partire dalla componente che più ha bisogno di essere tutelata, ovvero i figli) durante i dolorosi processi di separazione, e nelle fasi successivi, attraverso, per esempio, la realizzazione di co-housing per genitori separati”.