Decreto sicurezza, da Acli piena solidarietà al vescovo Giulietti

7 agosto 2019 | 15:42
Share0
Decreto sicurezza, da Acli piena solidarietà al vescovo Giulietti

Ad intervenire sulla polemica innestata dalla Lega contro il Vescovo di Lucca per la sua contrarietà al decreto sicurezza anche il presidente delle Acli della Toscana Martelli e la rappresentante delle Acli di Lucca Elena Pampana, che esprimono piena solidarietà al Vescoovo Giulietti. “Non è accettabile – scrivono – che una forza di governo che esprime incarichi istituzionali di massimo rilievo solleciti e gestisca attacchi contro un uomo della chiesa ‘colpevole’ di portare la voce dell’insegnamento cristiano tra i fedeli, richiamando peraltro pubblicamente una visione della chiesa e della fede cristiana arcaica e fuori dai tempi. Per questo – si legge nella nota – esprimiamo piena solidarietà e sostegno al vescovo di Lucca, Paolo Giulietti, oggetto di una aggressione da parte dei militanti e degli esponenti della Lega, e chiediamo al Capo politico di quel partito, nonché vicepresidente del Consiglio dei ministri, Matteo Salvini, di non occhieggiare a questi volgari attacchi”.

“Per noi – spiega Pampana – monsignor Giulietti, come qualsiasi persona, ha il diritto di esprimere liberamente le proprie opinioni, anche se in contrasto con la linea politica portata avanti dalla Lega. In più come cristiani ci saremmo meravigliati che il vescovo non facesse proprio e non rilanciasse il messaggio cristiano che invita tutti noi a non considerare estraneo-straniero nessun essere umano, ma a porgere la mano a chi chiede aiuto. Salvini fatica a comprendere – gli fa eco Martelli – che svolgere funzioni istituzionali ai massimi livelli comporta anche doveri di profondo rispetto nei confronti delle opinioni di tutti, anche verso coloro che esprimono un pensiero diverso. Il decreto sicurezza bis, condivisibile in alcune parti, ha, oltre che generato pesanti ombre sui principi universali di solidarietà e accoglienza, generato fondati dubbi dì costituzionalità e dì contrarietà al diritto internazionale. Data la natura del problema affrontato (che non ha natura emergenziale, ma strutturale) ci permettiamo inoltre di esprimere forti dubbi (e non è la prima volta che succede) sull’uso della decretazione di urgenza; meglio – concludono – sarebbe stato affrontare un sereno dibattito parlamentare che avrebbe certamente permesso maggiore attenzione e un testo più equilibrato ed efficace, sicuramente migliorato dal dibattito parlamentare”.