Barsanti accusa: “Censurato da Facebook”. In Consiglio non passa la sua risoluzione

29 ottobre 2019 | 21:59
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Barsanti accusa: “Censurato da Facebook”. In Consiglio non passa la sua risoluzione

Con una risoluzione ad hoc il consigliere Fabio Barsanti torna su quella che non esita a definire “censura” subita sul social network Facebook, che ha oscurato pagine e cancellato le pagine di Casapound e Forza Nuova. “Una vera e propria volontà politica di censurare idee difformi dalla loro – commenta Barsanti – e che ha colpito negli ultimi giorni anche realtà della sinistra più radicale, una sorta di legge del contrappasso per loro”. Per il rappresentante di Casapound in Consiglio questa è “la decisione di una multinazionale privata che prosegue con un’evasione fiscale enorme e ininterrotta. Facebook assume di fatto rilevanza pubblica e porta avanti una massa di informazioni incredibile: tuttavia si permette discrezionalmente di togliere persone o gruppi dal dibattito politico, senza alcun intervento da parte della magistratura”.

Il vulnus normativo, secondo Barsanti, “è dovuto al fatto che parliamo di un privato ma la cosa non regge, visto che ha 31 milioni di iscritti in Italia e veicola qualcosa come l’80% delle informazioni globali in prima battuta. Siamo di fronte ad una vera inquisizione: vorrei che il Consiglio prendesse atto di come una multinazionale si metta di traverso, censurando i profili perché a suo soggettivo giudizio incitanti all’odio. Tutto questo viola la nostra Costituzione”.
Sul punto interviene il consigliere Gianni Giannini che non risparmia stilettate: “Condivido la preoccupazione di Barsanti per l’operato di una multinazionale dal dubbio valore etico. Non dobbiamo dimenticare, tuttavia, che si tratta di un soggetto privato: la censura non si applica sulla politica, ma su quanto viene scritto. L’azione di controllo dovrebbe spettare a idonei apparati dello Stato, ma sono contento che Barsanti si accorga dell’importanza dell’articolo 21 della Costituzione, visto che si riconosce in un’ideologia che negava la libertà di espressione”. Un punto di vista viene espresso anche da Bindocci: “Mancano regole e criteri chiari circa la questione libertà di stampa e l’avvento dei social. In due o tre detengono il novantacinque per cento della comunicazione online, in barba al pluralismo. Il tema non è la censura, ma la garanzia di una pluralità di voci”. Il consigliere Remo Santini osserva che “il Consiglio comunale dovrebbe occuparsi di questioni più inerenti ai problemi di Lucca, anche se la questione incrocia il nostro ruolo. Noi abbiamo sempre utilizzato i social i maniera congrua, senza incitare all’odio e alla violenza. Al tempo stesso – precisa – non siamo d’accordo con alcuna forma di censura e non crediamo che Barsanti abbia scritto cose sconvolgenti su Facebook. Per questo ci sentiamo di approvare la mozione”. La risoluzione è respinta, poiché riceve 7 voti favorevoli, 20 contrari (1 astenuto).