Coronavirus, i comunisti: “Non siano i lavoratori a pagare il conto”

11 marzo 2020 | 17:46
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Coronavirus, i comunisti: “Non siano i lavoratori a pagare il conto”

Gli esponenti lucchesi chiedono stop ai tagli alla sanità e alla ricerca pubblica

“A pagare il conto del coronavirus siano i capitalisti, non i lavoratori e le lavoratrici”. Questo l’appello lanciato dalla Federazione dei comunisti della Lucchesia e della Versilia.

“L’emergenza sanitaria in corso è una emergenza seria – si legge in una nota firmata dalle sezioni di Rifondazione comunista di Lucca, Pietrasanta e Versilia oltre che dal Partito Comunista dei lavoratori Lucca Versilia -. Ma non è determinata esclusivamente dal virus. È causata in maniera determinante da una organizzazione folle della società. Per decenni la sanità pubblica è stata massacrata ovunque, per pagare il debito alle banche, per finanziare le grandi imprese, per detassare i profitti dei capitalisti. Per stare solo all’Italia, dal 2008 ad oggi sono stati tagliati al sistema sanitario ben 37 miliardi, mentre si pagano ogni anno 70 miliardi di soli interessi sul debito pubblico e quasi 30 miliardi di spese militari. Il risultato è che 9 milioni di persone devono rinunciare a curarsi, o per i costi delle prestazioni, o perché per una visita occorre aspettare un anno. E ora, col coronavirus, mancano i letti e i reparti per le terapie intensive, le mascherine, i tamponi, i medici e gli infermieri. E quelli che sono in servizio sono costretti a turni massacranti di 12 ore al giorno”.

“Ora – prosegue la nota – tutti si chiedono quando arriverà il vaccino. Ma la ricerca scientifica pubblica è stata anch’essa tagliata per decenni, per essere affidata all’industria farmaceutica. Che investe nel profitto immediato, non certo nella programmazione del futuro. La ricerca scientifica sulla famiglia virale del coronavirus è stata chiusa nel 2006 (quando è scomparsa la Sars) per il semplice fatto che le aziende farmaceutiche non avevano interesse a promuoverla. La ricerca oggi è solo un costo aziendale: si programma e si fa se l’incasso supera il costo, altrimenti può attendere. I malati fanno in tempo a crepare”.

“Ora, come non bastasse, gli stessi interessi capitalistici responsabili di questo disastro, travolti dal panico della recessione, presentano il conto ai lavoratori: nuovi licenziamenti, cassa integrazione, espulsione dei lavoratori precari – proseguono i comunisti -. Nuovi tagli annunciati alla spesa sociale per ‘aiutare le imprese’. In realtà per tutelare il profitto dei capitalisti a spese di tutti gli altri. Dove sta allora l’emergenza vera? Nella straordinarietà del virus o nell’organizzazione ordinaria e folle di questa società?”.

“La verità è che il capitalismo è fallito, e non è riformabile – prosegue la nota -. Occorre un’organizzazione della società completamente nuova in cui a comandare siano i lavoratori, non i grandi azionisti. In cui l’economia risponda al bisogno di tutti, non al profitto di pochi. I comunicati congiunti tra direzioni sindacali e Confindustria sono tanto più oggi inaccettabili. C’è bisogno all’opposto di una iniziativa indipendente del movimento operaio attorno a proprie rivendicazioni: giù le mani del profitto dalla salute; blocco totale dei licenziamenti; no alle ferie obbligate; pagamento al 100% dei salari; investimento massiccio di risorse nella sanità pubblica; massiccia e immediata assunzione di personale medico e paramedico; investimento concentrato nella ricerca pubblica, scientifica e sanitaria, e immediata stabilizzazione di tutti i ricercatori precari; requisizione e nazionalizzazione senza indennizzo della sanità privata, col pieno e immediato utilizzo delle sue strutture per fronteggiare l’emergenza; nazionalizzazione dell’industria farmaceutica, senza indennizzo per i grandi azionisti e sotto il controllo dei lavoratori; nuovi presidi sanitari sul territorio per gestire questo intervento straordinario, a partire dalle terapie intensive; tassazione straordinaria (almeno al 10%) dei grandi patrimoni (sopra i 2 milioni individuali o i 4 familiari) per finanziare queste misure”.