Nuovo ministro della disabilità, Ciardetti e Petretti: “Non si creino riserve indiane”

I due consiglieri del Comune di Lucca: “Basterebbe sfruttare il dicastero delle pari opportunità”
Nomina del ministro della disabilità, arriva il commento dei consiglieri comunali di Lucca Pilade Ciardetti, presidente della commissione politiche sociali e Cristina Petretti, delegata per la sanità per il Comune di Lucca.
“Nella rosa dei ministri c’è una novità: il ministro alla disabilità – dicono – Dovremmo essere contenti perché spesso abbiamo avuto la sensazione che mancasse interesse e sensibilità al problema; per cui avere un ministro specifico ci è sembrato, una bella cosa. In effetti in teoria questa nuova figura dovrebbe semplificare la vita a chi affronta difficoltà oggettive molto maggiori degli altri. Come ci si può meravigliare se famiglie disperate vedano in questa figura aiuto ascolto, servizi adeguati e un’ attenzione particolare? Ma ripensandoci bene le cose non stanno esattamente in questi termini”.
“La formalizzazione di questa figura – un ministro che si occuperà esclusivamente della disabilità – di fatto consolida “l’esistenza di una categoria unica, speciale nella sua negatività – sono parole di Iacopo Mello in una intervista a Repubblica – Categoria che quindi ha bisogno di provvedimenti speciali per persone speciali…, si aiutiamo persone con disabilità nel recinto loro, infilandoli in uno scompartimento, come se non avessero diritto allo stesso trattamento degli altri cittadini. Come gli altri non sono, hanno più bisogni, sono complicati e vanno protetti dal mondo (o magari nascosti) istituzionalizzandoli”. Ma allora a che serve questa nuova figura? Beh forse a ricordarci che la disabilità è un problema ancora importante nel nostro paese ancora in via di risoluzione“.
“Però a pensarci meglio non sarebbe sufficiente che tutti i ministri – dicono ancora Ciardetti e Petretti – nel proprio ambito tenessero di conto della disabilità, nella consapevolezza che la bontà dei loro progetti e delle loro opere sarà dovuta anche alla loro caratteristica di inclusività? Basterebbe ricordarci i che la diversità non può e non deve comportare esclusione, tanto più diversità non ci si riguarda esclusivamente la disabilità. Basterebbe sfruttare ciò che già esiste e funziona in un’ottica di uguaglianza: il ministero per le pari opportunità, ad esempio, E in ogni caso costringere tutti quanti gestiscono la res publica siano attenti e sensibili a questo problema che deve essere integrato in qualsiasi scelta”.
“L’approccio alla disabilità – conclude – dovrebbe consentire una visione globale che riguarda tutti i settori, tutte le categorie tutti i ministeri. Ognuno nel proprio perché ogni ministero ha gli strumenti, se vuole e se li utilizza, per fare provvedimenti sensati e inclusivi. Insomma concludendo facciamo nostra la frase di Dario Jones, professore di pedagogia speciale a Bolzano: La disabilità deve essere in tutti i ministeri, altrimenti si creano delle riserve indiane”.