Prc Lucca: “Scuole, no alle classi pollaio e alla didattica a distanza”

Rifondazione appoggia la mobilitazione dei sindacati
“L’emergenza sanitaria del Covid-19 ha, in questi mesi, evidenziato ed esasperato la situazione di grave arretratezza in cui versa il sistema dell’istruzione pubblica italiana e le problematicità (sul piano strutturale e organizzativo) delle scuole. Sulla scuola pubblica, dopo la sanità, si sono riversate le contraddizioni accumulate in anni di tagli agli organici docenti e Ata e alle risorse dell’edilizia scolastica, anni in cui si è assistito all’innalzamento della media di alunni per classe, costituendo quel sovraffollamento nelle aule il cui fenomeno è stato chiamato classi pollaio”. A dirlo è Rifondazione Comunista di Lucca.
“Siamo consapevoli che in pochi mesi sarebbe stato difficile risolvere tutti i problemi che scelte deleterie del passato hanno accumulato, ma certamente nel corso dell’estate è stato fatto ben poco per ridurre il problema delle menzionate classi pollaio – prosegue la nota -, e ci si è affidati alla forma mista in presenza e in didattica digitale come soluzione per mantenere una continuità nella scuola, non adottando soluzioni che avrebbero restituito dignità e continuità alla scuola pubblica. Non si è intervenuti in maniera efficace per organizzare il trasporto pubblico locale con disposizioni adeguate, implementando mezzi e personale: il governo centrale ha inserito 350 mln. di euro nella Legge di Bilancio per il tpl (200 mln per le Regioni, 150 per i Comuni), ma il problema del trasporto pubblico locale deve essere affrontato in maniera strategica con investimenti strutturali per potenziare le linee, soprattutto per servire le frazioni più disagiate e periferiche”.
“Le scuole italiane sono vecchie – sostiene Rifondazione -, in moltissimi casi non adeguate e a norma, in alcuni addirittura fatiscenti, hanno necessità di interventi massicci per garantire la sicurezza, per riorganizzare gli spazi, per adeguare le aule; occorrono nuove scuole, interventi per ristrutturare quelle esistenti, creazione di nuove aule per accogliere nuove classi alleggerendo così il numero di alunni per classe. Occorre ripristinare, anzi aumentare il personale scolastico e creare stabilità riducendo il precariato ad un fisiologico periodo di inserimento (che non superi i due anni) e aumentando gli organici dei docenti e degli Ata per rispondere alle esigenze pedagogico-didattiche e a quelle essenziali della vigilanza per la sicurezza degli alunni e delle alunne che negli ultimi anni sono state disattese e scaricate sulla responsabilità di docenti e Ata. Occorre rivedere profondamente i criteri di composizione delle classi, diminuendo il numero di alunni per classe (non oltre i 20 ), con limiti inferiori qualora vi siano studenti con disabilità (non oltre i 17 ): una promessa che era stata fatta dal Ministro Azzolina e che è stata disattesa sia per l’ anno scolastico in corso che per il prossimo”.
“Dopo la Pasqua – prosegue ancora la nota – si parla di far rientrare nelle aule gli alunni della scuola materna e primaria anche nelle zone rosse, mentre continueranno la didattica digitale gli alunni delle superiori. L’utilizzo della didattica a distanza, che può essere stata uno strumento emergenziale per affrontare i periodi di maggiore diffusione del virus, ha evidenziato in maniera chiarissima la condizione di difficoltà di moltissime famiglie e di bambini e bambine, ragazzi e ragazze, accentuando situazioni già compromesse economicamente e che in questi mesi si sono aggravate approfondendo la frattura sociale che rischia di provocare gravi conseguenze sul piano della tenuta sociale. Un’intera generazione, dall’infanzia all’adolescenza, rischia un crollo culturale, emotivo e sociale per l’insistenza del ricorso allo strumento della didattica a distanza. Anche la maggior attenzione a studenti diversamente abili, (permettendo loro la scuola in presenza, nella consapevolezza che la dad era improduttiva) si è capovolta in emarginazione ed infatti in alcune scuole si è scelta una presenza con altri studenti, un gruppo-classe, come un laboratorio, per evitare un intervento di forma e non di sostanza. Come Prc sosteniamo ogni forma di mobilitazione e di lotta per la difesa della scuola pubblica, per il rientro in piena sicurezza, per promuovere un piano di riqualificazione complessiva dell’edilizia scolastica, con il contributo della Regione, delle Province e dei Comuni, per rinnovare profondamente la didattica per una scuola fondata sulla piena accoglienza e partecipazione degli studenti ai processi educativi, didattici e formativi piuttosto che su sistemi tecnologici, la cui utilità strumentale non può intaccare la fondamentale relazione diretta (in presenza) tra docente-discente, né tantomeno ridurre il compito pedagogico che la socializzazione ricopre nei percorsi di apprendimento attraverso la vita scolastica collettiva”.