Manifattura, lo stop a Coima scatena il fronte dei comitati e del centrodestra: “Il Comune ha indugiato due anni perdendo occasioni”



I consiglieri di opposizione e il coordinamento Salviamo la manifattura: “Una vicenda che ha compattato un fronte trasversale: la riqualificazione sarà la sfida delle elezioni”
È andato tutto (o quasi) in fumo, un destino tragicomicamente scritto per quella che era una manifattura tabacchi. Il progetto elaborato da Coima e Fondazione Crl è sfumato ieri (7 giugno) una volta che il Comune ha sentenziato la “mancanza di interesse pubblico” nell’unica proposta in gioco. Di oltre un anno e mezzo di comitati, proteste e tavoli ombra resta però una coalizione trasversale che ha unito partiti, forze politiche e comitati cittadini una volta lontani e che adesso insieme punta a rinascere dalle ceneri per vincere la guerra al grido di “partecipazione”. E che ora rivendica lo stop al project financing come una “vittoria” di parte.
“Ma se l’interesse, almeno dichiarato, per il recupero della manifattura non conosce colore politico e unisce l’intera città, a decretare i vincitori di una battaglia combattuta in prima linea dall’opposizione e da una parte di cittadinanza da sempre contraria alla privatizzazione dell’immobile è il chiudersi del cerchio: salta il project financing perché manca l’interesse pubblico, mancanza che comitati e forze politiche avevano denunciato fin dalla prima proposta Coima”.
Lo ha spiegato Remo Santini, portavoce della lista SìAmo Lucca che questa mattina (8 luglio) insieme ai consiglieri Massimiliano Bindocci (M5s), Fabio Barsanti (Difendere Lucca), Giovanni Minniti (Lega), ai rappresentanti del comitato Salviamo la manifattura Lodovica Giorgi, Giorgio Lazzarini ed Elvio Cecchini, braccio tecnico dell’opposizione insieme all’architetto Massimo Viviani e ai rappresentanti provinciali e regionali di Lega e Forza Italia, Salvadore Bartolomei, Matteo Scannerini ed Elisa Montemagni.
“Oggi a fare l’epilogo della vicenda manifattura allo stesso tavolo sono riunite forze trasversali che da più di un anno e mezzo si battono per dire che in quel progetto mancava l’interesse pubblico – spiega Santini -. Noi e i cittadini che con noi sono scesi in campo per evitare che un bene pubblico fosse svenduto siamo stati definiti dei ‘nostalgici’ e insultati per i nostri studi quando era chiaro fin da subito che lo snodo centrale del progetto era uno scippo dei parcheggi nascosto dietro una proposta di rigenerazione. Il comune ha sprecato tempo per seguire una strada che non poteva portare da nessuna parte, bloccando altre proposte in campo. L’intera vicenda però, conclusa con un nulla di fatto, ha fatto emergere l’errore dal quale ripartire: il bisogno di partecipazione e la necessità di svincolarsi dai poteri forti perché il patrimonio della città, che può essere rigenerato con investimenti privati, deve però rimanere pubblico. È da qui che dobbiamo ripartire, consapevoli che sulla rigenerazione della manifattura si gioca la battaglia politica del prossimo anno”.
Una battaglia politica già aperta che proprio attorno al tema manifattura ha visto cadere già diverse teste sia nella maggioranza – con il ritiro delle deleghe all’(ex) assessore ai lavori pubblici Celestino Marchini – sia nelle forze di centrodestra, con i consiglieri di SìAmo Lucca Enrico Torrini e Cristina Consani passati al gruppo misto. Ma anche con la sedia vuota lasciata da Fratelli d’Italia nell’opposizione al progetto Coima e Fondazione.
“Siamo andati avanti nonostante tutto e oggi possiamo dire di aver vinto una battaglia insieme alla società civile – prosegue Santini -. Perché quella di oggi non è una vittoria personale ma una conquista per Lucca e i lucchesi che dopo tanto tempo hanno reagito e hanno combattuto per evitare la svendita di un bene pubblico. Ma la vera novità per noi è stato riuscire a far convergere le diverse forze politiche in un’opposizione che non è mai stata così unita e matura e che è pronta a fare la sua parte nelle amministrative del 2022”.
“L’opposizione ha raggiunto il momento di maggior maturità nel momento più basso di questa amministrazione – ha aggiunto Barsanti -. Abbiamo salvato la città e il Comune ora deve assumersi le sue responsabilità, cosa che finora non ha fatto. Non staremo a chiedere le dimissioni di nessuno, ma chi come l’assessora Mammini è stata complice di questa disfatta dovrebbe quanto meno riflettere. Così come la Fondazione deve dare giustificazioni sul come ha speso i soldi dei lucchesi e le associazioni di categoria che si sono spese a favore del progetto riflettere sull’autenticità della nostra battaglia”.
Se le battute finali della vicenda manifattura sono state scambiate principalmente dal Comune e da Coima, c’è infatti un terzo soggetto attivo nell’operazione: la Fondazione Cassa di risparmio di Lucca. Lodovica Giorgi, socia dell’ente bancario ed esponente del coordinamento Salviamo la manifattura, ritiene che “in questo caso lo sbaglio della Fondazione è stato il non fare i conti con la città, di cullarsi dietro il nome di un ente che tanto ha dato a Lucca, pensando che i lucchesi fossero ricattabili”. Sbagli che secondo Giorgi saranno valutati dall’organo di indirizzo della Fondazione, incaricato di valutare se quei presunti “2 milioni di euro” calcolati dal coordinamento Salviamo la Manifattura riescano a trovare una giustificazione.
“In questa battaglia ha vinto il coraggio di chi ci ha messo la faccia, ha vinto la competenza di chi ha risposto agli insulti studiando le carte e la trasversalità di chi è andato oltre i colori della politica per il bene della città – ha tirato le somme Giorgi -. Ad aver perso è stata invece l’arroganza di Comune e Fondazione, l’autoreferenzialità e il clientelismo. Tutti errori per i quali nessuno ha fatto un mea culpa, nessuna scusa pubblica per aver sprecato tempo e denaro dietro un progetto imbarazzante, né da parte dell’amministrazione né da parte delle associazioni di categoria. È mancata l’umiltà di dire abbiamo sbagliato – aggiunge l’architetto Cecchini -: il project financing non era il mezzo corretto da utilizzare in questo caso per lo più se elaborato a piani alti e porte chiuse”.
Provocatorio il consigliere pentastellato Massimiliano Bindocci che accusa “l’amministrazione di aver perso due anni per stare sul merito perdendo di vista il bene della città” e ipotizza una riabilitazione dell’assessore Marchini e la redistribuzione delle cifre spese per le consulenze necessarie alla presentazione del progetto ai tecnici del coordinamento che si sono occupati del caso.
Impossibile, ad ogni modo, scindere la questione della manifattura dalla corsa alle amministrative che chiameranno al voto i cittadini lucchesi il prossimo anno. A palesare la volontà di portare avanti quel “laboratorio” creato tempo fa per un centrodestra unito e trasversale sono le forze politiche rimaste dietro i riflettori nella battaglia per un’altra rigenerazione manifattura: Lega e Forza Italia. Una collaborazione che prende oggi la forma di quella che è stata definita una naturale e conseguente proposta politica allargata.
“Questa è una vittoria storica del centrodestra che deve trovare concretezza in un programma politico che abbia tra i punti prioritari il recupero della manifattura attraverso un percorso partecipativo – commenta il vicecoordinatore provinciale di Forza Italia Matteo Scannerini -. Spero che i cittadini si siano resi conto di quello che insieme possiamo tornare a dare alla città. Oggi siamo tornati all’anno zero, abbiamo la possibilità di ricominciare da capo, sederci a un tavolo aperto a tutti e arrivare a un’idea comune che nasca dal basso – ha aggiunto la capogruppo della Lega in consiglio regionale Elisa Montemagni -. Serve cambiare il modus operandi di un partito che non ha più nulla di democratico, chiuso ai piani alti. Noi saremo tra la gente per ascoltare e con loro daremo un seguito a questa unione trasversale che si è creata per il bene della città”.