Dai minori alla disabilità: le proposte di Italia Viva per le politiche sociali

23 gennaio 2022 | 10:55
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Dai minori alla disabilità: le proposte di Italia Viva per le politiche sociali

Prosegue la pubblicazione delle schede del programma del partito lucchese in vista delle elezioni di primavera

Continua la pubblicazione, in esclusiva su Lucca in Diretta, delle schede del programma elettorale di Italia Viva in vista delle elezioni di primavera. Oggi è il turno delle proposte sul sociale.

Soprattutto negli ultimi anni le politiche sociali hanno maturato la consapevolezza che una buona pratica di aiuto alla persona in difficoltà, passa attraverso un lavoro individualizzato, quindi mettere la persona stessa al centro degli interventi, attraverso un metodo sinergico tra i servizi coinvolti e un clima partecipativo, includendo gli individui e le loro famiglie. Un metodo che vada a superare le fallimentari esperienze basate su tentativi affannosi o cronicizzanti determinati dal fare in emergenza o attraverso un riduttivo piano di semplice assistenzialismo, un metodo che abbandoni il problema della frammentazione fra sistemi, istituzioni e servizi nella realizzazione dei processi di intervento dove bisogna cercare criteri rispondenti a equità, efficacia ed efficienza.
La povertà sociale ed educativa provoca sofferenza e limita lo sviluppo dell’individuo e quindi della società tutta. Una famiglia abbandonata in situazione di vulnerabilità dichiara una sconfitta della dignità sociale di qualsiasi paese evoluto. L’articolo 3 della Costituzione recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuobere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese”.
Il nostro pensiero ed impegno deve proprio iniziare dal principio che se non c’è giustizia sociale, non ci sarà sviluppo.
Cosa fare. Per la vulnerabilità familiare occorrono il potenziamento delle dotazioni organiche dei servizi sociosanitari che devono costruire modelli efficaci di intervento e di accompagnamento alle famiglie in situazione di vulnerabilità; un approccio partecipativo: la famiglia è soggetto e non destinatario dell’intervento; un sostegno diretto e competente nei momenti di criticità di una coppia o di una famiglia con un impegno di supporto intenso e mirato (SupportSistem).
Per la tutela dei minori occorre diffondere una cultura che promuova comunità resilienti e una genitorialità positiva nei servizi, nelle scuole, nei sistemi educativi, che favoriscano la capacità nelle persone di trasformare le difficoltà in opportunità; è ampiamente condivisa la necessità di approcci integrati che possano prendere in considerazione la concezione multidimensionale, ecologica, culturale, trasformativa della genitorialità; prevenire le situazioni di trascuratezza, anche grave, tramite azioni di promozione della genitorialità positiva; contrastare l’istituzionalizzazione dei minori in difficoltà con una chiara divulgazione pubblica degli intervento di affido familiare e sostegno alle famiglie nelle esperienze di adozione di un bambino; ampia organizzazione di servizi educativi domiciliari.
Per la disabilità serve una crescita culturale della società che veda nella diversità una ricchezza sociale, una unicità soggettiva e quindi una diversa opportunità di adoperarsi nella vita; le difficoltà diventano esigenze personali a cui le città e i territori in genere devono attrezzarsi per facilitare la vita delle persone; la società deve includere le famiglie con persone con gravi difficoltà per non fare loro provare un sentimento di solitudine e di sconforto pensando anche al futuro.
Per il contrasto alla violenza di genere è doveroso da parte delle istituzioni pubbliche rendere facile e non giudicante ogni forma di comunicazione da parte di una persona abusata di violenza, sia fisica sia psicologica. Mai l’individuo dovrebbe sentirsi solo, si devono abbattere le barriere espressive per poter permettere soprattutto alle donne e ai bambini di trovare subito un interlocutore, un luogo protettivo dove sperare di trovare rifugio o giustizia.
Per gli anziani occorre una città facile da vivere con una semplificazione della mobilità; l’opportunità di impegni di ambito di servizi civili; comunità di residenza più accessibili all’integrazione con l’esterno; rafforzamento dei servizi sociosanitari domiciliari.
Per gli ex detenuti l’idea è di un accompagnamento da parte dei servizi sociali e psicologici per una nuova integrazione; la costituzione di un’area filtro in cui i servizi e il mondo del lavoro organizzano insieme alla persona una nuova autonomia di vita anche prima della fine della detenzione.
Infine sviluppo sociale e politiche da organizzare nel territorio. Occorrono politiche educative nelle attività sociali, scolastiche e sportive; politiche giovanili nel vivere con più consapevolezza il proprio ambiente, le relazioni umane e gli impegni nei servizi civili; le politiche dell’abitare e qualità della vita, offrire anche alle giovani coppie di avere un aiuto nel progettare una casa e un lavoro; spazi di espressione pubblica.