La proposta di Mammini: “Un expo del Novecento a Lucca”

L’assessora uscente: “Da Puccini a Barsanti e Matteucci, un patrimonio che non va disperso”
Creare un expo del Novecento a Lucca, per promuovere la cultura ed evitare che si disperda un patrimonio tangibile in città.
È la proposta che fa l’assessora uscente all’urbanistica e candidata al consiglio comunale per il Pd. “C’è un patrimonio di documenti e di testimonianze del Novecento a Lucca che merita di essere messo a sistema – afferma -. A più di venti anni di distanza dalla fine del secolo che spesso viene raccontato di fretta sui banchi di scuola, si fa viva la necessità di ordinare fotografie e filmati, carteggi e giornali, oggetti desueti e icone di costume. Quella che oggi, per molti, è memoria individuale o familiare, potrebbe divenire domani storia da conoscere, capace di interessare anche segmenti turistici diversi. Occorrerà metodo e uno sguardo laico, istituzionale, lontano da preconcetti e ideologie, per creare una narrazione equilibrata e percorsi di approfondimento sulle tappe del ‘secolo breve’ a Lucca”.
“A partire dal contributo che la città, intesa come capoluogo di una terra feconda, ha dato al progresso tecnologico. Si pensi – suggerisce Mammini – al motore a scoppio di Barsanti e Matteucci e al legame con le quattro ruote di Giacomo Puccini, alla Coppa Edda Ciano su circuito lucchese, al record del chilometro lanciato di Nuvolari, all’impresa compiuta con le Mille Miglia del 1948 da Aldo Terigi o a Mario Andretti, profugo istriano che nasce come pilota proprio per le vie del centro. Epoche presenti ancora oggi nel grande capitale storico del parco auto e moto ricostruito e conservato dal Club Balestrero o dal Vespa Club, motori che Paolo Conte, nel suo brano Novecento, tratteggia come entusiasmati, liberati da un vento che ‘galvanizzato spalanca tutti i garage’. Ma anche sul fronte dell’aeronautica Lucca non è da meno, dal pallone aerostatico di Vincenzo Lunardi alle trasvolate di Carlo Del Prete o del tenente Giovanni Battista Pittaluga“.

“Anche le fabbriche lucchesi – prosegue Mammini – sono state protagoniste della Seconda guerra mondiale: le officine meccaniche Lenzi, in parte riconvertite alla produzione bellica con la blindatura degli automezzi, vicinissime alla Stazione e anche per questo bersaglio del bombardamento del 6 gennaio 1944; la manifattura tabacchi impegnata nella produzione delle sigarette, veri e propri beni di sollievo per gli uomini al fronte. Una storia a lungo troppo vicina, forse, per essere letta per quel che è stata, nell’impegno condiviso di superare le ferite del ventennio fascista e costruire una società di pace. Ma che merita di essere conosciuta, valorizzata e conservata”.
“È tempo – aggiunge – di affrontare il passato con lo sguardo lucido della storia, liberandolo dai giudizi di parte che appartengono alla memoria, soggettiva per definizione. È questo il servizio più onesto che possiamo fare ai valori di uguaglianza e democrazia sui quali è stata fondata la repubblica. Esiste una Lucca della Resistenza sulla linea gotica e una Lucca che si muove per la liberazione dal nazifascismo anche attraverso l’azione capillare dei suoi sacerdoti. Ci sono stati i soldati afroamericani della divisione Buffalo e, oggi, ci sono i figli dei veterani che arrivano in visita ai luoghi dell’impegno dei loro padri. La domanda di turismo legato alle vicende militari trova risposta, ad oggi, nell’attività di associazioni storiche come, tra le altre, Linea Gotica della Lucchesia, Liberation Route, Historica Lucense e le varie associazioni d’arma che custodiscono piccoli frammenti di storia. Né è trascurabile il grande patrimonio culturale e umano delle associazioni di pubblica assistenza, come la Misericordia e la Croce Verde, con i loro contenuti sociali, religiosi, civili”.

“Lucca – è convinta Mammini – conserva tracce delle grandi trasformazioni del Novecento: l’affermarsi del calcio come sport nazionale, lo stadio con la sua architettura razionalista e la grande Lucchese di Erbstein, ‘l’allenatore errante’. La città ha conosciuto il fenomeno dell’emigrazione e ha avuto la capacità di esportare tecniche e manufatti, ingegno e abilità, coraggio e voglia di affrancarsi. E ancora: la prima attenzione alla vita delle donne che lavorano compiuta con l’asilo alla Manifattura oppure, solo a titolo di esempio, l’entrata in vigore della legge Basaglia e la progressiva dismissione del manicomio di Maggiano. Ma la città è protagonista anche del design – è made in Lucca la lampada pipistrello disegnata da Gae Aulenti nel 1965 per Martinelli Luce ed esposta al Moma di New York – e irrinunciabili sono le tappe nei locali della costa lucchese per le grandi voci della musica italiana. L’ultima apparizione pubblica di Mina è stata proprio alla Bussoladomani di Marina di Pietrasanta. Gli amanti del jazz, inoltre, ricorderanno che Chet Baker ha suonato la sua tromba dalle finestre dell’Universo e poi anche da dietro le grate del San Giorgio”.
“Suggestioni supportate da archivi fotografici, pubblici e privati, e da testimonianze che possono essere ancora raccolte come audio e come video. Penso – specifica – alla Fondazione Cresci, all’Archivio Fotografico lucchese o gli archivi della Fondazione Ragghianti. E penso anche a Carlo Lodovico, uomo lucchese che redige il primo documento programmatico del Partito d’Azione, e che tanta innovazione ha portato al mondo della critica d’arte anche grazie al sostegno di Adriano Olivetti. E proprio Lucca, nel Novecento, ha riconosciuto come arte visiva il fumetto che, con tutte le sue espressioni, troverà casa nella Manifattura. L’instancabile lavoro di ricerca degli istituti storici, i documenti conservati nei piccoli musei e quelli ancora da inventariare possono essere riuniti e disposti seguendo il filo di un racconto che si faccia percorso turistico-culturale oltre che di conoscenza per studiosi e appassionati. La Storia e le storie, insieme, da leggere per quello che sono, perché è così che sopravviveranno ai colori politici, alle strumentalizzazioni e alle ipocrisie di stagione”.
“Un valigione di avvenimenti che potrebbero divenire offerta formativa e culturale, in sinergia. Perché a Lucca – afferma Mammini – c’è molto, ma spesso rischia di essere disperso in tante piccole realtà. Occorre evitare l’improvvisazione, le facili ricette di chi ha una soluzione immediata a tutto. Purtroppo non mancano i tentativi falliti. Una buona politica e tecnologie digitali possono unificare e interconnettere ciò che oggi è separato. A Lucca abbiamo anche un’Università del turismo che potrebbe concretizzare in progetti queste riflessioni. È così, in fondo, che si valorizza il capitale del territorio: si fa contenuto per la fruizione in quello che potrebbe essere un unico, innovativo, Expo del Novecento. Un hub che racconti, esponga e proponga le tappe più recenti della storia di Lucca, per promuoverle e moltiplicarle anche su produzioni e servizi diversificati. L’economia della conoscenza è proiezione certa di futuro e l’orizzonte cui guarda l’unico mondo possibile, quello della convivenza fra i popoli”.