
Dall’inizio del 2015 si sono verificati in Toscana 12 casi di malattia meningococcica dovuta al meningococco di tipo C, sia in forma di meningite che nella più grave forma di sepsi (setticemia). Cinque di questi si sono presentati tra i residenti nel territorio dell’Asl 11 di Empoli, in soggetti apparentemente sani di età variabile tra i 12 ed i 57 anni. Tre di questi casi sono state sepsi, trattate in terapia intensiva, ad esito rapidamente infausto, mentre due hanno superato la malattia. Pur non avendo assunto caratteristiche epidemiche, la vicinanza di tali casi nel tempo (due mesi) e nello spazio (in un raggio di 15 km) lascia intravedere la possibilità che in quest’area stiano circolando batteri non solo di tipo C appartenenti a cloni diversi dal solito. Altri 7 casi di tipo C si sono verificati più sporadicamente anche in altre zone della Toscana, nelle province di Firenze, Pistoia, Lucca, Pisa, Prato. Fermo restando che lo stato di portatore del meningococco è un’evenienza abbastanza frequente (dal 10 al 40 per cento nella gola delle persone, prevalentemente nel periodo invernale), i casi di malattia dipendono da evenienze conosciute ma non facilmente individuabili nelle singole persone.
Pur non esendo in presenza di una epidemia, come tiene a precisare la Regione, già dalle scorse settimane la Regione Toscana ha rafforzato la rete di contatti con le strutture di riferimento sanitario regionale (prevenzione, ospedali, laboratori), ma anche con l’Istituto Superiore di Sanità che supporta le decisioni locali e regionali dall’alto dell’esperienza e della visione nazionale e internazionale dei fenomeni. Nel corso di una teleconferenza che si è tenuta ieri fra gli stessi enti, è stato delineato lo scenario epidemiologico, analizzando sia le iniziative preventive che sono state adottate, sia le ipotesi per l’approfondimento delle cause e dei determinanti del fenomeno. Gli esperti che hanno partecipato hanno constatato la pertinenza e la tempestività con cui sono state attuate le misure per il controllo della trasmissione dell’infezione. Le decisioni che sono scaturite dai confronti sono state il mantenimento dei livelli di sorveglianza e di consapevolezza diagnostica da parte dei medici; il rafforzamento dei messaggi educazionali rivolti alla popolazione per l’attuazione puntuale delle pratiche volte al controllo della diffusione delle infezioni a trasmissione aerea; l’identificazione di eventuali cloni iperaggressivi del ceppo meningococco C; l’offerta della vaccinazione contro il meningococco, oltre che nella prima infanzia, anche a tutti i ragazzi, già vaccinati e non, appartenenti alla fascia di età 11-18 anni (dal compimento dell’11esimo al compimento del 18° anno); l’estensione per l’Asl 11 dell’offerta attiva della vaccinazione contro il meningococco C anche agli adulti residenti da 18 a 45 anni (dal compimento del 18esimo al compimento del 45esimo anno). Tale vaccinazione viene effettuata dai medici di famiglia.
Questi provvedimenti hanno lo scopo di limitare l’eventuale circolazione di batteri particolarmente aggressivi nell’area maggiormente interessata al fenomeno, e di proteggere i soggetti di età a maggior rischio. In aggiunta a questi si richiama per l’intera regione la raccomandazione per i soggetti a rischio particolare di effettuare la vaccinazione prioritariamente verso il meningococco di tipo C ed anche per quello di tipo B.
Non sono da considerarsi soggetti a rischio professionale gli operatori sanitari e del volontariato sanitario, ma nel territorio dell’Asl 11 si è inteso offrire ad essi l’opportunità per una maggiore protezione collettiva mediante vaccinazione, indipendentemente dall’età e dalla residenza, con priorità per i soggetti fino a 45 anni, costituendo un gruppo particolare della popolazione agevolmente sottraibile dalla quota dei suscettibili. La vaccinazione raccomandata ed offerta, attualmente, è quella contro il meningococco di tipo C.