Servizi idrici, la Toscana verso una holding pubblica

12 settembre 2018 | 10:20
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Servizi idrici, la Toscana verso una holding pubblica

Non solo una comunicazione sullo stato dei servizi idrici in Toscana, ma soprattutto una proposta politica per una società interamente pubblica, ovvero per una Holding. Questo il cuore dell’intervento del presidente Enrico Rossi che, partendo dallo fotografia del complesso dei servizi di acquedotto, fognatura e depurazione per usi idropotabili, ha parlato di un sistema industriale tra i più solidi e affidabili, anche dal punto di vista normativo.

“La nostra regione può essere considerata, senza falsa modestia, l’esperienza più avanzata del panorama nazionale, con una legislazione di ‘riferimento’ per altre regioni – ha sottolineato Rossi – e con un ente di governo di ambito, l’Autorità idrica toscana (Ait), che è considerato la punta di diamante della regolazione locale nel settore dei servizi idrici”. 
La conoscenza del territorio e delle peculiarità dei servizi nelle diverse aree della nostra regione rende sempre meno necessaria la presenza di un partner industriale esterno. La scelta degli anni Duemila di una forma di gestione di una società mista, come spiegato dal presidente, è stata infatti una parentesi – visto che i servizi idrici erano per lo più gestiti direttamente dai Comuni – ma oggi la situazione è ben diversa. “Le nostre aziende sono in grado di operare senza la diretta dipendenza operativa da un gruppo aziendale privato o estero – ha affermato – piuttosto la vera risorsa mancante è quella finanziaria”. E tale fabbisogno non appare in diminuzione per i prossimi anni: da un lato perché non è possibile interrompere il flusso degli investimenti, dall’altro (con i Comuni che “ripubblicizzano” il servizio, scelta in linea con le indicazioni emerse dal referendum del 2011) perché porta a liquidare le quote dei soci privati delle varie aziende. 
“Quel referendum impressionò – ha affermato il presidente – il 96 per cento dei cittadini si espresse a favore dell’acqua pubblica e non possiamo prescindere da questo dato”. Rossi ha quindi ripercorso quanto accaduto negli anni successivi, vale a dire la legge nazionale del 2014 (che prevede che la società che copre il 25 per cento della popolazione rilevi le altre società miste), le dichiarazioni dei sindaci in linea con la pubblicizzazione dell’acqua, tutta una serie di “passaggi a cascata”, che per Rossi dovrebbero concludersi “con una legge regionale concertata”, aggiungendo “è una grande occasione per la Toscana e per il Consiglio regionale. Sarebbe importante chiudere la legislatura con questo atto, per rispondere al referendum del 2011”. 
Vediamo alcune cifre: dal 2018 fino alla fine di ciascun affidamento, l’Ait ha programmato la realizzazione di oltre 2,2 miliardi di euro di investimenti per la manutenzione straordinaria e per la realizzazione di nuove opere; liquidare le quote private può richiedere dai 250 ai 300 milioni di euro. Il presidente si è soffermato sulla proposta politica, dopo aver accennato a vincoli e orientamenti normativi cui dovranno attenersi i Comuni, sulla scelta della nuova forma di gestione, spaziando dalla legislazione nazionale alla ragionevole gradualità nel rilevare le gestioni esistenti, via via che giungano a scadenza le relative concessioni (Publiacqua nel 2021, Gaia nel 2034 ). Ai Comuni il compito di individuare la società a completa partecipazione pubblica, secondo il modello cosiddetto in house providing , individuando un soggetto finanziario, anch’esso di estrazione pubblica (ad esempio collegato a Cassa depositi e prestiti e/o alla Banca europea degli investimenti), e quindi di riallineare le scadenze delle concessioni esistenti, con l’obiettivo di stabilizzare le tariffe per i cittadini, per accedere, infine, al mercato azionario. Rossi ha ricordato che tale indirizzo deve essere messo in atto dai Comuni toscani, nell’ambito dei competenti organi dell’Ait, ma la Regione intende sostenere questo processo per quanto di sua competenza. Tale supporto sarà fornito, però, solo a due condizioni: che proseguano da parte delle aziende gli sforzi di efficientamento del sistema e che i canoni di concessione e gli utili societari siano destinati al sostegno finanziario del processo. “Sulla depurazione la Toscana ha fatto un gran lavoro – ha concluso – le risorse dovranno essere ora indirizzate per la manutenzione, attraverso un’operazione finanziaria di equilibrio gestita da una Holding pubblica”.
Il dibattito
“Sette anni dopo il referendum sull’acqua si dichiara di voler rispettare la volontà della maggioranza assoluta degli italiani, che si è espressa per una gestione pubblica della risorsa idrica, e di questo sono molto felice. La domanda adesso è: quale forma giuridica del gestore ora si immagina?”. E’ questa la domanda che Tommaso Fattori (Sì-Toscana a Sinistra), si è posto all’inizio del suo intervento. “Dobbiamo pensare a una forma di società pubblica, come ad esempio, l’azienda speciale – ha proseguito -. Ma il presidente Rossi dovrebbe ammettere onestamente che l’esperienza di gestione mista pubblico-privato inaugurata in Toscana 20 anni fa è stata fallimentare, perché centinaia di milioni che potevano essere investiti nel servizio sono stati intascati dai gestori. Inoltre, dobbiamo a questo punto pensare a strumenti di finanza pubblica di tipo non speculativo, premessa necessaria per una gestione totalmente pubblica. Serve un contributo della fiscalità generale, perché non si può pensare che sulle tariffe si riversino tutti i costi”.
Giacomo Giannarelli (M5S) ha sottolineato che “finalmente in questo Consiglio regionale si torna a parlare di temi importanti, ed è bene che alle dichiarazioni di Rossi a questo punto seguano fatti concreti”. “Per questo proponiamo  – ha spiegato il consigliere – di dare mandato alla Giunta regionale di elaborare una proposta di legge sull’argomento entro 60 giorni, e che nella prossima seduta di aula sia finalmente discussa una nostra proposta di legge presentata da tempo”. Giannarelli ha inoltre rilevato “una spaccatura nel Pd, che non è unito nel sostenere l’idea del presidente Rossi di ripubblicizzare il servizio idrico”. “Oggi – ha concluso – si vedrà da che parte stanno”.
Monica Pecori (Gruppo Misto-Tpt) ha posto l’accento sul fatto che in Toscana si registrino perdite di oltre il 40% dell’acqua potabile immessa in rete e che il 36% delle tubature sia di cemento e amianto. “Ora si parla di rendere di nuovo pubblico il servizio – ha detto – ma si propone una soluzione di azienda in house, dunque ricorrendo sempre a società per azioni che distribuiscono utili. Sarebbe invece necessario pensare a forme giuridiche afferenti al diritto pubblico, per impedire che le multinazionali diano l’assalto e si approprino della risorsa acqua”.
Secondo Elisa Montemagni (Lega) “di acqua si è parlato troppo poco, e anche il Comitato regionale per la qualità del servizio idrico si è riunito raramente”. “In Toscana su 7 gestori 1 è pubblico e si chiama Gaia – ha detto la consigliera -. Io spero che quando si pensa al servizio pubblico non si pensi al servizio di Gaia, che non ha certo offerto i migliori standard possibili. Ma il vero problema da affrontare sono gli interventi da fare sulla rete idrica: non è accettabile che in Toscana ci sia una dispersione del 40% di acqua potabile dalle tubature. Dobbiamo agire ora per capire che cosa non ha funzionato, e dobbiamo farlo ripartendo dal ruolo, fondamentale, dei Comuni”.
Nicola Ciolini (Pd), che proprio sul tema della comunicazione tenuta dal presidente Enrico Rossi aveva presentato un’interrogazione, si  è detto soddisfatto della risposta della Giunta e “di avere innescato una discussione su una questione che nessuno aveva sollevato”. Secondo Ciolini quanto accaduto negli ultimi anni non è sempre negativo: “Nella Piana ad esempio non c’era acqua a sufficienza per tutti – ha ricordato – e questo oggi non accade più, grazie agli interventi fatti”. “Certo – ha aggiunto – i problemi ci sono e devono essere affrontati, a partire dai tempi di sostituzione di una rete idrica ormai obsoleta e dal fatto che le tariffe debbano essere più congrue”.
“Nel 2021 scadranno le concessioni su tutto il territorio – ha osservato Serena Spinelli (Art. 1-Mdp) – e, dopo il referendum del 2011, resta da definire la migliore forma di gestione pubblica da adottare. Dobbiamo affrontare la questione e abbiamo un’opportunità storica per rivedere tutto il servizio”. “Non è ammissibile – ha detto ancora la consigliera – che gli utili siano dati a soggetti che non reinvestono nella qualità del servizio idrico. Dobbiamo riappropriarci della piena potestà di programmazione e indirizzo su tutto il territorio, lasciando che la gestione torni ai Comuni”.
Maurizio Marchetti (Fi) ha ricordato che anche quando erano i Comuni a gestire gli acquedotti c’erano molte difficoltà, e che “non tutto quello che è accaduto negli ultimi 20 anni di gestione del servizio idrico può essere definito negativo, perché sono stati fatti numerosi lavori per aumentare l’apporto di acqua, per gli impianti di depurazione e per intervenire sugli emungimenti”. Tuttavia “il dato sulla dispersione di risorsa in Toscana deve avviare a una seria riflessione su come intervenire. Credo – ha aggiunto – che i Comuni oggi avrebbero qualche difficoltà a riprendere in mano la gestione, e d’altra parte non mi convince l’idea di un unico gestore per tutta la Toscana. Difficilmente questi calderoni riescono a garantire funzionalità”.
“Il tema è tutto politico. La Regione può svolgere una funzione politica, il quadro attuale lo consente e la strada tracciata dal governatore è quella giusta”. Il capogruppo del Pd in Consiglio, Leonardo Marras, è convinto della ‘svolta’ emersa dalla comunicazione sullo stato dei servizi idrici in Toscana e la contestualizza: “Le leggi le abbiamo già fatte. Adesso occorre ragionare sul ruolo della Regione come attore reale dei servizi, partendo proprio dall’acqua e di concerto con i Comuni”. Il capogruppo ha poi stigmatizzato: “acqua pubblica non significa gratuita. Pensarlo ha fatto sì che non si affrontasse il disagio sociale” aggiungendo che servono misure di finanziamento extrabancario. La strada da seguire è, a detta di Marras, quella di un “approfondimento con i Comuni” e di un “aggiornamento costante” per arrivare ad una “decisione consapevole”.
“Ho difficoltà a vedere il modello pubblico annunciato da Rossi. Sembra più che altro una suggestione” ha detto Paolo Marcheschi (Fdi) che ha giudicato il dibattito “ideologico”. “Il tema non è parlare di pubblico e privato, che è ormai superato. Il tema è ragionare e adottare politiche che portino ad avere un sistema efficiente, economico e di tutela ambientale”. Quel che interessa al consigliere sono il “controllo” e la “linea strategica”. Un impulso ad attivare meccanismi “oggi inesistenti” per cercare una “multiutility toscana” capace di “dare risposte sulla gestione” magari “limitando gli utili e collegandoli agli investimenti”. Per il capogruppo Fdi ci sono, insomma, “strade percorribili”.
La svolta pubblica ha convinto Paolo Bambagioni (Pd) “l’acqua è un bene di tutti”, che ha però richiamato il presidente: “Avrei voluto vederla altrettanto impegnata sul fronte del latte, al suo indotto e al sistema toscana”. Nell’esprimere “soddisfazione” per un Consiglio che “finalmente parla di politica che lo riguarda da vicino”, ha giudicato “fondamentale” il ruolo che la Regione deve assumere e tuttavia ha avvertito: “è necessario garantire il riconoscimento territoriale”. Tra i temi “veri” lanciati sul tavolo, anche quello dell’efficienza: “abbiamo le tariffe più alte d’Italia, non siamo in grado di investire in manutenzione né di dare risposte a tutte le utenze”, e del controllo “non diamo colpa ad altri perchè siamo molto deficitari”.
“L’ambito non si tocca, almeno fin tanto che sarò presidente. Le tariffe non si aumentano”. È chiaro il presidente Enrico Rossi che a conclusione di un dibattito definito “serio, ma confuso” ha chiesto all’aula: “vogliamo gestire la situazione o lasciarla andare in automatico?”. “Possiamo esercitare un ruolo di moral suasion” ha avvertito confermando la sua posizione “netta e chiara”. “Il tema va affrontato d’intesa con i sindaci” e a quelli di centrodestra che governano in Toscana ha chiosato: “se avete idee più chiare faremo meglio e saremo più veloci. Nardella si è già espresso”, ha continuato ricordando la posizione del sindaco di Firenze. Il presidente ha chiuso il dibattito, cui sono seguite le dichiarazioni di voto sugli atti collegati, esortando a “concordare insieme un percorso”. “Abbiamo davanti un’occasione, ma voglio sapere se possiamo andare verso una legge”,  ha detto ribadendo la sua ferma volontà a non toccare l’Autorità idrica regionale grazie alla quale dal 2011, anno di costituzione (legge regionale 69), sono state fatte “cose egregie”.
La risoluzione del Pd
Approvata a maggioranza al termine del dibattito la proposta di risoluzione del Pd in merito alla gestione pubblica del servizio idrico. Il capogruppo Leonardo Marras, primo firmatario, ha accolto un emendamento all’impegnativa proposto da Tommaso Fattori (Sì Toscana a Sinistra) e la risoluzione ha incassato anche il voto di Sì Toscana e di Serena Spinelli (Art 1-Mdp). Il capogruppo del Pd ha ribadito all’aula come “la volontà politica della maggioranza sia chiara attraverso la comunicazione del presidente della Regione Toscana Enrico Rossi”. L’atto di indirizzo approvato impegna la Giunta ad “attivare un confronto con l’Autorità Idrica Toscana e i Comuni in merito alla gestione pubblica” del servizio idrico. L’esecutivo regionale deve anche proseguire il confronto con il Consiglio attraverso una comunicazione dettagliata sulla situazione attuale del sistema idrico toscano.
La risoluzione indica alcuni obiettivi generali del servizio. Non devono aumentare le tariffe, serve la programmazione degli investimenti necessari e l’ individuazione di un soggetto pubblico che sostenga finanziariamente lo sforzo di liquidazione degli attuali partner privati, che sia anche capace di realizzare gli investimenti indicati, “in modo che non vengano gravati i Comuni dei costi necessari per portare a termine la ripubblicizzazione del servizio”. Si ritiene opportuno attivare un confronto fra Comuni e Regione per valutare assieme, alla luce delle scadenza delle concessioni esistenti, quale sia il percorso migliore per arrivare a un nuovo assetto della gestione dei servizi idrici in Toscana.
L’aula ha poi respinto la proposta di risoluzione collegata alla comunicazione presentata da M5S e illustrata da Giacomo Giannarelli. La risoluzione chiedeva l’impegno per la Giunta a “predisporre entro 60 giorni una esauriente proposta di legge” che recepisse i contenuti della Comunicazione di Rossi o “a sostenere eventuali ulteriori proposte di legge dagli stessi contenuti”. Tommaso Fattori (Sì Toscana a Sinistra) ha chiesto il ritiro dell’atto, rilevando che “il Consiglio è l’organo legislativo e non si deve depotenziare” e ha richiamato la necessità, semmai, di un approfondimento in Commissione. Considerazioni in parte condivise da Serena Spinelli (Art.1- Mdp). Elisa Montemagni (Lega) ha motivato il voto contrario ribadendo la necessità “di partire dai sindaci e dai territori”.