
Federalberghi ha vinto il ricorso al Tar contro il decreto della Regione Toscana del 2017 nel quale si individuavano i componenti la cabina di regia del turismo. Gli albergatori toscani erano stati esclusi da tale organismo istituzionale e ne era venuta fuori una querelle politica oltre al contenzioso giudiziario che aveva fatto parlare a lungo nei mesi scorsi. Stamattina (8 gennaio) la sentenza dei giudici amministrativi che ha accolto il ricorso annullando il provvedimento impugnato.
“È pura follia – aveva dichiarato lo scorso anno il presidente regionale degli albergatori Paolo Corchia – il modo con il quale la dirigenza dell’assessorato ha scritto il decreto dirigenziale nel quale si individuano i componenti la cabina di regia del turismo, impedendo di fatto a Federalberghi la designazione diretta di un proprio rappresentante, stravolgendo quindi il testo della legge”. Per i giudici sono fondate le tesi del ricorso di Federlaberghi contro il decreto regionale nel merito. L’articolo 4, comma 1 bis, lettera e) della legge regionale della Toscana 20 dicembre 2016, numero 86, è univoco nell’affermare che la cabina di regia è composta, fra gli altri, da “quattro membri designati dalle associazioni di categoria delle imprese del turismo maggiormente rappresentative”. La norma, quindi, secondo i giudici, limita la partecipazione al suddetto organismo alle “associazioni di categoria delle imprese del turismo”.
Di conseguenza, l’interesse che deve essere rappresentato in seno alla cabina di regia è quello, specifico, delle imprese turistiche, organizzate in associazioni di categoria. “In ulteriore conseguenza, deve essere affermato che non è conforme al dettato normativo l’operato dell’Amministrazione -si legge in sentenza – la quale, chiamando delle confederazioni generali a designare i componenti la cabina di regia, ha necessariamente confuso l’interesse delle imprese turistiche, unico considerato dalla norma, con quello di altri soggetti, portatori di interessi diversi, certamente meritevoli ma non considerati dalla norma della cui applicazione si discute”.
Vincenzo Brunelli