
Sanità toscana, bersaglio centrato anche nel 2018. Lo attesta la valutazione fatta dal laboratorio Management e sanità della scuola superiore Sant’Anna di Pisa che mette a confronto le performance ottenute dalle Regioni italiane con l’ormai collaudato strumento dei “bersagli”. In estrema sintesi la Toscana presenta uno dei migliori bersagli con una capacità di miglioramento del 45 per cento degli indicatori confrontabili con quelli delle altre regioni.
Sono performanti sia il percorso materno infantile che il percorso oncologico, con un miglioramento sui tempi di attesa per l’intervento chirurgico in quasi tutte le specialità. Best practice anche per quanto riguarda l’efficienza. Gli ospedali della nostra regione registrano infatti le più brevi degenze e il più alto ‘case mix’ ospedaliero. Stessa cosa per quanto riguarda la capacità di contenimento delle prestazioni diagnostiche di Risonanza muscolo-scheletrica per gli anziani. Nel 2018 si è registrato inoltre un complessivo miglioramento anche sull’assistenza farmaceutica territoriale e sulle vaccinazioni.
“La Toscana – commenta il presidente Enrico Rossi – è ai vertici delle classifiche sulla qualità del servizio sanitario pubblico per il 2018. Siamo i pionieri del Sistema di Valutazione delle performance dei sistemi sanitari e apprendiamo con piacere che da qualche anno tutte le altre Regioni, Veneto compreso, aderiscono a questa ricerca. In Toscana centriamo tutti gli obiettivi che il Sant’Anna individua come indicatori dell’efficienza e risultiamo i migliori per efficienza e qualità. Questi risultati sono la prova che il sistema sanitario toscano ha una forte capacità di tenuta. I nostri ospedali inoltre, come rileva il rapporto Sdo 2017 (pubblicato dal Ministero della Salute), sono giudicati primi in Italia, in termini di efficienza e della complessità clinica della casistica adottata. Non siamo perfetti ma possiamo migliorare ulteriormente. Questo risultato è stato raggiunto grazie al lavoro e all’impegno di tutti gli operatori sanitari, che costituiscono la più grande risorsa del nostro sevizio sanitario pubblico”.
“La salute è un bene di tutti – ha proseguito il presidente Rossi – Il tema di un’Italia a differenti velocità – ha esordito Rossi – a me preoccupa molto. Tra l’altro con alcune contraddizioni, perché da una parte ognuno fugge per conto proprio e dall’altra si assiste a richiami centralistici. Ritrovare il giusto punto di equilibrio nella frammentazione del sistema è un compito serio perché i cittadini italiani devono avere la possibilità di accedere a una qualità del servizio tendenzialmente uguale. Un tema che la politica dovrà affrontare e rimettere al centro del dibattito”.
“Si assiste in tante regioni ad uno spostamento di pezzi di sanità verso i privati. Trovo drammatica – ha detto ancora Rossi – la carenza sul versante delle specializzazioni. Come è possibile che per tanti anni non sia stata fatta una programmazione adeguata in proposito? Aver voluto risparmiare 25 mila euro l’anno per formare uno specialista, tanto costa in media, rischia di avere un impatto drammatico sul servizio sanitario”. “E’ deprimente che non ci sia la volontà di rilanciare il servizio sanitario nazionale. Ci sono gli investimenti, benissimo, mancavano da anni. Ma questo da solo non basta. La Toscana prova a metterci del suo ed ha approvato qualche giorno fa il concorso più grande a livello nazionale per assumere infermieri, che consentirà lo scorrimento di circa 1000-1500 nominativi l’anno”. “Si preannuncia una finanziaria 2020 non semplice. E’ arrivato il momento che il mondo della sanità si faccia sentire a tutela del ssn, una delle grandi cose riuscite in Italia”.
La sanità adotterà sempre più metodiche legate all’intelligenza artificiale. “Questo – ha detto ancora Rossi – sarà uno dei grandi temi del futuro per il settore. L’intelligenza artificiale non dovrà sostituire ma aiutare nelle decisioni. Occorre dare la sicurezza al paziente che la decisione che lo riguarda non venga presa esclusivamente attraverso un algoritmo. Come può la professione infermieristica tentare di coprire il rapporto umano, decisivo nel percorso di cura?”.
Rossi infine ha concluso dicendo che “nonostante tutto, pur con tutti i suoi acciacchi, il ssn ancora riesce a farcela. E’ aumentata la spesa privata, ma il servizio resta un elemento di relativa sicurezza per i cittadini. Il punto di caduta più alto è rappresentato dal dato relativo alla non autosufficienza. In Toscana ne abbiamo provate tante di iniziative, ma tutte al di sotto del livello di una nazione civile. Creare un fondo nazionale che garantisce assistenza a chi un giorno dovesse trovarsi in certe condizioni, alimentato in rapporto al reddito di ciascuno, credo potrebbe essere un’ipotesi da considerare. Il tema della salute come bene di tutti è un tema che va messo di nuovo al centro. Tema sul quale le forze politiche nazionali ed il parlamento dovranno misurarsi. Con pacatezza. Perchè nessuno credo sia in grado di poter dare lezioni agli altri”.