Sanità e sociale, avviata la discussione sul piano regionale 2018-2020: ecco i punti cardine

8 ottobre 2019 | 17:00
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Sanità e sociale, avviata la discussione sul piano regionale 2018-2020: ecco i punti cardine

È Stefano Scaramelli (Pd), presidente della commissione sanità, a illustrare la proposta del nuovo piano sanitario e sociale integrato regionale 2018-2020, l’atto che delinea le strategie sanitarie e sociali della Regione fino alla fine della legislatura così come ‘ridisegnato’ dal Consiglio, in commissione.
“La redazione del Piano – spiega Scaramelli – ha richiesto un lavoro che ha impegnato la commissione per mesi, con una lunga fase di ascolto e partecipazione, di raccolta e, in molti casi, di accoglimento dei suggerimenti fatti e delle osservazioni, di emendamenti e con la conseguente rielaborazione della proposta di delibera. Ringrazio tutti, è stato un grande processo di condivisione e soprattutto di ascolto, abbiamo fatto un lavoro di squadra, c’è stata la discussione e anche i processi di consultazione”. Quale che sia l’esito finale, il voto, Scaramelli presenta l’atto “discusso, dibattuto, emendato e riscritto con la collaborazione dell’Ars, i tecnici della giunta, del Consiglio, funzionari, l’assessorato, i vari gruppi”.

Il presidente ricorda all’aula le “giornate trascorse in Consiglio ad ascoltare: la commissione ha oltre 300 soggetti accreditati a cui abbiamo inoltrato il testo, chiesto emendamenti, fatto fare proposte. Abbiamo raccolto una novantina di emendamenti, riscritto il testo insieme a 52 soggetti tra del terzo settore, volontariato, organizzazioni sindacali”.
Ecco dunque il nuovo piano a valenza triennale delinea le strategie sanitarie e sociali della Regione e vuole essere un agile strumento di programmazione socio-sanitaria: un documento snello, sintetico, di facile lettura e immediata comprensione, con parole chiave e obiettivi e con una più marcata integrazione tra le politiche sociali e le politiche sanitarie. Scaramelli passa in rassegna gli obiettivi – dieci – strategici: prevenzione, disuguaglianze di salute e sociali, liste di attesa, vivere la cronicità, nuovi modelli di “care”, innovazione e informazione, welfare etico e partecipazione, competenze e lavoro tra sicurezza e modernità, sostenibilità, qualità del fine vita. Su ciascuno ha un inciso che richiama a interventi, proposte, approfondimenti. Rivolgendosi ad Andrea Quartini (M5S), e ricordando “il primo intervento in aula in cui ci sfidava sul piano della prevenzione”, Scaramelli parla di “sfide raccolte: la prevenzione è diventata una priorità anche del nostro partito, della Regione e di questo Piano, è al primo posto”.
I destinatari delle azioni dedicate del piano sono i genitori, i bambini, i giovani, le donne, gli anziani, gli stranieri, i lavoratori, le popolazioni residenti nelle aree interne, montane e insulari, le persone detenute negli istituti penitenziari. Ci sono poi tre specifici ‘focus’, ai pazienti oncologici, alle persone con disabilità, alla salute mentale, “una delle questioni che veniva posta da molte parti della Toscana”. Il Piano, aggiunge Scaramelli, è “il Piano della Regione Toscana, dove anche altre forze politiche possono riconoscersi: è innovativo e può produrre azioni concrete”.
Tra le tante sfide lanciate dall’atto, per la prevenzione ci sono quelle di migliorare la gestione delle tematiche riguardanti ambiente e salute, promuovere le politiche per l’attività motoria, gli stili di vita, il benessere sociale. Per ridurre le disuguaglianze di salute e sociali, il messaggio chiave è equità e giustizia: non solo contrasto alle disuguaglianze e accoglienza delle differenze, ma anche centralità di persone, famiglie e comunità nelle politiche per la salute e sociali. Per ridurre le liste di attesa, si punta a portare avanti il progetto di Cup unico regionale, a organizzare meglio l’offerta con attenzione alla prossimità, a ottimizzare turni e macchinari e a ricorrere eventualmente a esternalizzazioni con il privato convenzionato. Ancora, gestire la cronicità, che è la nuova sfida per i sistemi sanitari, significa ridisegnare con il piano le strategie di prevenzione e di presa in carico del paziente, con l’erogazione di interventi personalizzati, la valutazione della qualità delle cure erogate e la riqualificazione dell’offerta residenziale.
I punti cardine dei nuovi modelli di cura e di assistenza sono la maggiore integrazione tra risposte sanitarie e sociali, potenziare la dimensione regionale, concentrare la casistica a maggiore complessità da un lato, e dall’altro garantire la prossimità dei servizi territoriali. L’innovazione e l’informazione passano attraverso la digitalizzazione dei dati e il loro accesso, lo sviluppo della telemedicina, la formazione del personale. Creare una nuova relazione con i cittadini e le comunità per un sistema di salute e di welfare etico e partecipato vuol dire mettere la persona al centro, protagonista degli atti di cura per valorizzare risorse, identificare bisogni e fornire risposte adeguate anche sotto il profilo dei valori individuali. Inoltre, per sviluppare una forza lavoro moderna e flessibile si punta a ridisegnare le competenze e sostenere le ‘avanguardie’ , dato che la medicina moderna esige un adattamento professionale ai criteri gestionali di un’impresa complessa e costosa.
Nel piano la sostenibilità del sistema pubblico è fortemente legata alle scelte di appropriatezza fatte da operatori e da cittadini, che lavorano in squadra per preservare l’universalità del nostro sistema sanitario, prendendo decisioni basate sul valore e sulla qualità, al fine di mantenere il sistema per le generazioni future. Infine, si punta a pianificare in maniera condivisa le cure nell’ultima fase della vita, attraverso la partecipazione e scelta per il diritto alla tutela della salute, nel rispetto della dignità della persona e della qualità di vita nell’ultima fase di malattia. “Questa, secondo noi, deve essere una sfida di carattere culturale”, commenta Scaramelli.
Le risorse complessivamente stanziate in bilancio per l’anno 2018 sono state 7 miliardi e 382 milioni di euro per la parte sanitaria e 102,4 milioni di euro per la parte sociale. Per gli anni 2019 e 2020, invece, le risorse attualmente utilizzabili per la parte sanitaria sono quantificabili, rispettivamente, in 6miliardi e 952,63 milioni di euro per il 2019 e 6miliardi e 943,02 milioni per il 2020. Risorse che saranno incrementate con contributi e rimborsi che non sono però al momento quantificabili. Per la parte sociale, al momento sono a disposizione 81,17 milioni di euro per il 2019 e 49,42 milioni per il 2020.

Il dibattito in aula
Dopo la bocciatura, a maggioranza, dell’ordine del giorno che chiedeva il rinvio della discussione, si è acceso un lungo dibattito sul tema.
Il voto contrario del Movimento 5 stelle è stato annunciato da Andrea Quartini, che ha parlato di un piano “autocelebrativo”, presentato a fine legislatura – “ritardi inaccettabili” –, in cui si parla di “un periodo di grande incertezza economica e politica, ma senza definirlo”. Mentre è chiaro “il continuo richiamo all’appropriatezza”, intesa come “elemento di contenimento della spesa”, manca una “strutturata politica del farmaco”; vi sono “vistose carenze in tema di prevenzione ambientale”, scarsa è l’attenzione per gli stili di vita e “vistosa l’assenza di un crono programma di adeguamento infrastrutturale dell’edilizia sanitaria”. Accanto alle critiche anche “una moderata soddisfazione per alcuni miglioramenti emendativi accolti”, a nome dei quali Quartini ha rivendicato “una battaglia che va avanti da quattro anni”. Così per “garantire l’accesso diretto degli utenti nelle strutture psichiatriche senza dover far transitare la richiesta dai Cup”, per l’individuazione delle aree particolarmente disagiate – “potrà consentire alla montagna pistoiese il riconoscimento della necessità di un presidio ospedaliero di base” –, e anche per l’inserimento nel Piano del capitolo sulla necessità di adeguati servizi per la presa in carico di disturbi alimentari.
Partendo dal contesto generale difficile, che per anni ha definanziato la sanità della nostra regione, Paolo Sarti (Sì-Toscana a sinistra) ha parlato di una Toscana che ha risposto con una riforma di risparmio, che ha prodotto perdita economica. Il consigliere, vicepresidente della commissione Sanità, ha quindi citato “l’accorpamento delle Asl e l’espulsione di 2mila 500 operatori sotto forma di esuberi”, sottolineando che “la carenza di personale è la prima causa delle liste di attesa”. E ancora: “I ticket vanno aboliti perché sono una tassa sulla salute; il profitto in sanità equivale ad avere cittadini in salute; al di là delle enunciazioni sull’intreccio tra sociale e sanitario, occorre curare il territorio, sostanziare le Società della Salute (Sds)”. Da qui il giudizio sul Piano: “Nonostante le migliori intenzioni, se non c’è alcun ripensamento o critica alla riforma sanitaria, il nostro è un voto negativo”.
Per Jacopo Alberti (Lega), portavoce dell’opposizione, “questo Piano è uno strumento di propaganda politica del Pd in vista delle prossime elezioni regionali, è un ‘romanzo’ della sanità toscana, che narra avventure eroiche di pura invenzione”. Tanti propositi, dunque, con poche soluzioni pratiche; con un “territorio spacchettato”; con il “carrozzone” delle Società della salute; con “l’integrazione quasi ossessiva tra sociale e sanitario e con solo l’1,15 per cento di risorse per il sociale”. Il consigliere ha inoltre ricordato le mancate risposte sul fronte della carenza di medici e infermieri, sulla sburocratizzazione; sull’accesso ai pronto soccorso; spaziando dai problemi legati al fine vita ai rapporti con la sanità privata, dal sostegno alle famiglie con anziani all’innovazione tecnologica, per lanciare “una carta dei diritti dei cittadini nel sociale”. E ha annunciato il voto negativo della Lega: “Se la sfida del futuro è il sociale, troviamo le risorse necessarie”, ha concluso.
Per Enrico Sostegni (Pd) questo dibattito deve partire da due considerazioni generali: “La carenza di risorse finanziarie e il personale qualificato, due elementi che generano criticità e ai quali occorre far fronte con una programmazione adeguata”. “Questo Piano ha una criticità tempistica – ha affermato – ma ha anche il pregio della sinteticità, con tutte le sfide da affrontare”. A partire da un approccio alla salute che deve essere integrato, coinvolgendo tutti i soggetti del sistema, “e se la sfida è la salute occorre concentrarsi di più sulle Sds che sulle Aziende”, ha sottolineato, per una “governance della salute”.
Secondo Sostegni “possiamo sempre migliorare, ma il Piano affronta temi importanti: la cronicità, l’innovazione tecnologica, l’analisi economica, sociale e culturale dei nostri territori, la fragilità del tessuto familiare. A noi il compito di vincere queste sfide – ha concluso – se non vogliamo un paese fragile e disgregato”.
Per Paolo Marcheschi (FdI), “un piano 2018-2020 che viene varato oggi, e dura poco più di un anno, la dice tutta” e, andando a grandi linee, ha passato in rassegna cosa non convince del documento: l’impianto di statalizzazione della sanità toscana; il ripensamento sulla riforma del 2015; le liste di attesa; la carenza di personale infermieristico; le Sds; la “fortificazione” della sanità privata; la riduzione dei posti letto che non è stata compensata; i medici che “scappano dalla nostra regione”; la mancata programmazione e pianificazione; la cartella clinica unica regionale “di cui ancora non si parla; il contenimento dei costi e i buchi di bilancio; l’emergenza etica su concorsopoli”. “Il Piano poteva essere l’occasione di fare un tagliando della sanità toscana – ha concluso Marcheschi – ma è impossibile, perché siamo davanti ad un documento preelettorale che non scontenta gli impiegati del settore, ma scontenta pazienti e territori”.
Secondo Paolo Bambagioni (Pd) “siamo davanti ad un Piano che si lascia alle spalle una riforma complessa e difficile, e che parte proprio da qui: poter dire che il servizio sanitario nella nostra regione è mediamente qualificato e universale dovrebbe renderci tutti orgogliosi”, ha affermato, sottolineando di non aver sentito critiche profonde, nel corso del dibattito. Il consigliere, per vincere le sfide del futuro, ha invitato ad avere più coraggio: “Mettersi di fronte agli operatori e capire che cosa si può fare, con senso di responsabilità, come farebbe un padre di famiglia, recuperando il rapporto tra medico e paziente. Da qui il sostegno al Piano, e l’invito a “lavorare con trasparenza e serenità”. Solo un aspetto debole: “Il rapporto con il privato, che è stato un po’ timoroso. Se non decidiamo, la realtà ci supera”, ha concluso Bambagioni.
Molto soddisfatto del Piano regionale si dichiara Nicola Ciolini (Pd) che ricorda il grande lavoro di “collaborazione fatto all’interno della commissione Sanità”. “Questo documento – rileva – pone sfide importanti, fissa indirizzi precisi”. Sul tema delle società della salute, richiamato in aula da molti interventi, riconosce al presidente della Giunta “l’intuizione del concetto di salute legata alla cura di tutto il ciclo di vita della persona. Vediamo risultati importanti quindi non avventuriamoci in giudizi superficiali”, dichiara.
A detta del consigliere, la Toscana si pone come “attore principale nel governo della sanità” e conclude con un accenno al mondo del privato e delle assicurazioni: “Deve essere normato. Apriamo a un confronto serio”.
Annuncia il voto favorevole Serena Spinelli (gruppo misto-Art.1/Mdp) che parla di sistema sanitario come la “più grande infrastruttura del Paese” e ricorda che la sanità deve essere pagata da tutti: “Anche i ricchi contribuiscono alla salute collettiva”. Sul fronte delle criticità, Spinelli segnala la mancanza di personale, “il rapporto infermieri/cittadini è molto basso”, e la mancata programmazione sul numero di medici da far laureare. Il Piano, a detta della consigliera, rimette al centro le persone e alcune categorie, ma “non è vero che va tutto bene”, avverte e ricordando l’imminente fine di legislatura dichiara: “La sanità toscana deve essere gestita da sinistra”. Ai nuovi alleati poi lancia una sfida: “Condividiamo prospettive sulla presa in carico delle persone, riorganizziamo il sistema territoriale con una gestione unica e ragioniamo sul sociale non solo come costo, ma anche come opportunità economica e lavorativa soprattutto al femminile”.
Il piano è una sorta di “ricognizione” di quanto fatto, dichiara l’assessore Stefania Saccardi che parla di “contenuti per dare la direzione” e indicare “dove vogliamo andare”. “Offre una visione di programmazione e non è un libro dei sogni”, dice rispondendo alle critiche avanzate in sede di dibattito dai banchi dell’opposizione. Tra i principi e i temi che vengono riaffermati, “ci sono la prevenzione, le disuguaglianze di salute, la cronicità, l’innovazione e il welfare etico e di partecipazione”. Su quest’ultimo in particolare, Saccardi ricorda l’importanza del territorio e quindi delle società della salute che sono la “migliore risposta anche in termini di autonomia”. Tra le innovazioni, cita l’utilizzo del fondo sociale europeo sui servizi, che ha permesso l’assegnazione di un bando da 13milioni per il sostegno alle famiglie che hanno in carico persone non autosufficienti.
Saccardi avverte: “Attenzione a brandire le vicende negative raccontate come unico elemento distintivo del nostro sistema. Il rischio è quello di innescare una campagna ‘contro’ e indurre alla percezione di un sistema sanitario inaffidabile”.
Nella replica dell’assessore regionale alla salute c’è lo spazio anche per intervenire sulla questione della paventata abolizione del superticket annunciata dal neo ministro Roberto Speranza: “Saluto volentieri la notizia, a condizione che non sia fatta gravare sul bilancio delle Regioni”
La “riconferma degli obiettivi e l’identificazione dei target” contenuti nel Piano, certo non distolgono l’attenzione da problemi che “ci sono e sui cui vogliamo fare una forte campagna”, dice ancora Saccardi, citando la questione del personale, “tanto a livello quantitativo che qualitativo. C’è ancora molto da fare – conclude – ma siamo sulla strada giusta”.