Salute

Chiusi gli Stati generali della sanità: “Più servizi territoriali e un potenziamento degli ospedali”

15 giugno 2022 | 15:49
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Chiusi gli Stati generali della sanità: “Più servizi territoriali e un potenziamento degli ospedali”

Approvata in consiglio regionale la risoluzione del gruppo del Pd

Rafforzare i servizi territoriali, potenziare i presidi ospedalieri, promuovere l’innovazione e valorizzare il personale. Sono questi i cardini della sanità del futuro per il gruppo del Pd, contenuti all’interno della risoluzione che oggi è stata approvata dal Consiglio regionale e che chiude il percorso partecipativo degli Stati generali della salute. La Toscana è pronta a dare nuovo slancio all’insieme delle politiche socio-sanitarie, con idee e proposte scaturite da decine e decine di incontri e consultazioni, culminato nell’evento di lunedì scorso con il ministro Speranza.

Una risoluzione che ha visto un massiccio contributo del gruppo consiliare del Partito Democratico, impegnato in commissione Sanità ai massimi livelli, dal presidente Enrico Sostegni al capogruppo Vincenzo Ceccarelli, agli altri commissari Federica Fratoni, Donatella Spadi e Andrea Vannucci.

“Abbiamo deciso di fare questo percorso – ha detto Enrico Sostegni – anche perché c’era la necessità di aprirsi alle nuove sfide della riorganizzazione della salute, di dare un giudizio sull’impianto della riforma sanitaria approvata nel 2015, di restituire centralità alla programmazione. E’ necessario porre attenzione al come e al chi fa le cose, non solo sul che cosa si deve fare. Per questo c’è l’esigenza di costituire una Società della Salute per ogni Zona distretto, per rendere omogenea l’erogazione dei servizi sanitari, sociosanitari e sociali integrati territoriali e per una maggiore valorizzazione del ruolo dei Comuni. Altre centralità riguardano l’approccio alla sanità di iniziativa, alla promozione di stili di vita salutari, alla gestione della cronicità. C’è poi l’altra sfida, la questione del personale medico e infermieristico: non è opportuno mettere limiti alla spesa. Infine ma non per ultimi, il rapporto con il terzo settore, che non riguarda solo il trasporto sanitario e l’emergenza urgenza, perché si costruisce un sistema che funziona solo se lo si fa con la cittadinanza organizzata e l’integrazione socio-sanitaria, un percorso difficile ma ormai sempre più necessario”.

La risoluzione approvata parte da un dato: la lezione della pandemia e le indicazioni del Pnrr dicono che la sanità territoriale è quella che maggiormente dovrà essere rafforzata in futuro.  Al momento si prevedono una dotazione complessiva di 78 Case di Comunità, 24 Ospedali di Comunità, 37 Centrali Operative Territoriali.

“Servizi sul territorio che andranno intrecciati con alcune innovazioni, quali ad esempio quella dell’istituzione dello psicologo di base, un nuovo approccio nel rapporto tra territorio e ospedale, potenziare i presidi ospedalieri a cominciare dai piccoli ospedali, il grande tema della digitalizzazione.  – ha detto Vincenzo Ceccarelli – In estrema sintesi: noi abbiamo proposto di investire sulla prevenzione, sul rafforzamento dell’organizzazione della sanità territoriale, potenziando e allargandone i servizi, promuovere l’innovazione, la ricerca e la modernizzazione del sistema, valorizzare il personale sanitario attraverso la formazione e rafforzare i servizi per la non autosufficienza. Infine, ma non per ultimo, un’attenzione particolare alle liste d’attesa, problema che bisogna aggredire per tornare ai livelli pre-Covid”.

Con queste indirizzi la risoluzione prova ad offrire un quadro completo di scelte e anche a tenere dei punti fermi, alcune certezze per il sistema. Come ad esempio sulla governance, confermando la struttura delle 3 Asl, ma senza nascondere alcune criticità, come quella relativa ai rapporti tra aziende territoriali e aziende universitarie e proponendo una specifica struttura in assessorato che si occupi del raccordo.

Per quanto riguarda la sanità territoriale, il documento conferma la bontà del modello delle Case di comunità ma allo stesso tempo si ritiene che ci sia bisogno di rafforzare la governance territoriale anche attraverso lo strumento della Società della Salute, che dovrà essere una per ogni Zona distretto. Ed è il quello il luogo dove si discuteranno le politiche territoriali socio-sanitarie.

Altro punto centrale, nella risoluzione approvata è quello dell’innovazione digitale, come pure le politiche socio-sanitarie, dove si individuano due capisaldi  che puntano alla personalizzazione degli interventi e alla pluralità dei servizi. Per le Rsa, l’obiettivo è quello di riuscire a mantenere un livello dell’offerta che porti a realizzare non un solo tipo ma una pluralità di servizi sui territori e che questi rispettino i requisiti di eccellenza che la Toscana ha fissato.

Grande attenzione anche sulla carenza del personale medico ed infermieristico, cosa particolarmente avvertita nelle aree interne e disagiate, come pure al tema dell’emergenza-urgenza, con l’esigenza di uniformare il servizio, con l’obiettivo di garantire una risposta appropriata, tempestiva e omogenea su tutto il territorio regionale.

“Ci sono, insomma – conclude Sostegni – le condizioni, dopo lo “stress” al quale è stato sottoposto il sistema dalla pandemia, di ripartire per una nuova stagione con rinnovato vigore. Mettere in risalto i temi della sanità territoriale, dove l’integrazione dei servizi socio-sanitari deve essere centrale. E qui anche il Terzo settore è chiamato ad assumere un ruolo da protagonista”.

Non solo ringraziamenti per il lavoro svolto dalla commissione per gli Stati generali della salute, ma anche la sottolineatura di come l’individuo sia al centro delle politiche sanitarie. In tale contesto Giovanni Galli (Lega) ha focalizzato il proprio intervento toccando in particolare tre temi, che hanno contraddistinto il proprio percorso: sport, diversamente abili e residenze per anziani. Da qui il ruolo importante dello sport in Toscana, ma anche la necessità di un piano dello sport che parta da una “fotografia puntuale”, per collegare tale attività alla formazione, al concetto di salute e integrazione, quindi per uno sport che è libertà e autonomia. Sul fronte dei diversamente abili, secondo il consigliere, accanto al linguaggio che è cambiato, devono esserci anche azioni concrete, a partire da come vengono costruiti i nostri palazzi o dagli altoparlanti ai semafori, per  comunicare con i non vedenti. Per gli anziani, invece, “sempre più soli”, manca la chiara impostazione di un piano di assistenza, che tenga conto anche dell’apporto delle case di cura private.

Andrea Vannucci (Pd), parlando di “un lavoro di grande sfida, fatto in un momento complesso”, ha affermato che “il nostro sistema socio-sanitario ha risposto”, affrontando le aspettative e arrivando ad un risultato equilibrato, con scelte chiare rispetto alle priorità. Se al primo punto c’è il tema della prevenzione, “stella polare del sistema”, direttamente collegati ci sono i luoghi della cura, per costruire una comunità attraverso l’integrazione dei servizi, a partire dalla casa, dagli ospedali, dai piccoli ospedali e dal territorio. Non solo, come sottolineato dal consigliere, nel documento parliamo di ricerca, di necessità di investire nell’eccellenza, specificando anche le scelte sulla governance. “E tale impalcatura – ha concluso il consigliere – si poggia su due partite fondamentali: la digitalizzazione e il personale, per un sistema attrattivo e che eroga servizi”.

Elisa Tozzi (Gruppo misto), partendo dal corretto metodo di lavoro adottato, per offrire soluzioni ai cittadini, ha offerto alcuni spunti di riflessione. In primis la prevenzione, che si fa anche nella scuola, nello sport, negli stili di vita legati anche all’alimentazione corretta e al consumo consapevole, per una integrazione tra salute e chi produce prodotti di qualità. In tema di popolazione che invecchia e fa pochi figli, la consigliera ha invitato a promuovere “tutto ciò che non ghettizza l’anziano, che necessita sempre più di minore ospedalizzazione”. Sul fronte della pediatria, Tozzi ha sottolineato che tale servizio non può essere gestito con pediatri che hanno 1000 bambini, ma occorre puntare sulla prossimità. La consigliera ha concluso il proprio intervento parlando “dell’attualità della questione dei conti in sanità, da monitorare costantemente”, e “delle importanti risorse del Pnrr sull’edilizia sanitaria, sui cui individuare ambiti di servizio ottimali”.

Per Cristina Giachi (Pd) il lavoro fatto dalla commissione competente, accanto ad un esame attento e approfondito sul sistema socio-sanitario, mettendo in luce settori su cui agire, “non ha rinunciato a indicare linee strategiche nuove di intervento, a partire dalla scuola, luogo ideale, attraverso i ragazzi, per arrivare alle famiglie, come è accaduto anche per la vaccinazione”. Da qui l’invito a riflettere su “strumenti di collegamento tra scuola e sanità, per lanciare uno sguardo sul futuro”.

Francesco Torselli (FdI) si è soffermato sul “momento di declino, rispetto al passato, che sta vivendo il sistema socio-sanitario della Toscana”, analizzandone le ragioni, tra fattori non imputabili e imputabili alla politica. Tra i primi ricordiamo la crisi economica, la pandemia, l’aumento dell’età media, ma tra gli altri non possiamo non accennare ai tagli alla sanità o alla carenza di personale. Pur sottolineando che la Toscana ha ancora grandi eccellenze e strutture all’avanguardia, Torselli ha ricordato che “con il Pnrr, tra ospedali e case di comunità, arriveranno nella nostra regione 1500 nuove strutture che il cittadino non percepisce come anelli di congiunzione tra pronto soccorso e guardia medica”. Da qui l’invito a investire nell’informazione, ma anche a riflettere sul tema delle Rsa e delle quote sanitarie, nonché sulle medicine alternative, come l’agopuntura. “Quando dall’eccellenza si passa al periodo di decadenza – ha concluso il consigliere – la politica deve intervenire fin da subito, da eccellenza a disastro il percorso è breve, e l’intervento decisivo della politica non lo vedo”.

“Una bella pagina che la politica cerca di scrivere”. È questa la sintesi estrema che ha fatto il capogruppo Pd Vincenzo Ceccarelli e pur rilevando di non usare “toni trionfalistici” ritiene si debba partire da un assunto: “dati oggettivi attestano che la Toscana è ai vertici nei Lea (Livelli essenziali di assistenza), abbiamo garantito la maggior percentuale di vaccinazioni e pur vedendo aumentare i numeri delle liste di attesa abbiamo garantito i maggiori volumi di intervento nella cura delle patologie tradizionali durante il Covid. È questa la sanità di cui stiamo parlando” ha osservato non tirandosi indietro su “alcune criticità esistenti” sulle quali “occorrono scelte. La proposta di risoluzione va in questo senso” ha spiegato parlando del “bisogno di rafforzare la sanità territoriale” che tuttavia “in Toscana al contrario di alte regioni non è stata annientata e desertificata”. Bene quindi, sempre a detta del capogruppo, i 400milioni per le case della salute, bene i posti di cure intermedie, bene ciò che sarà possibile fare con la digitalizzazione, bene la telemedicina “per l’equità di accesso alle cure”.

Sul tema della governance è stato altrettanto chiaro: “Mi sono convinto che le tre aziende possono rimanere, l’idea di superare il direttore generale come figura monocratica l’abbiamo proposta perché se manteniamo le strutture più grandi avremo protagonisti territoriali, e cioè i direttori delle società della salute e degli ospedali, come figure partecipanti ai momenti decisionali”.

Se la valutazione del sistema viene basato sulle tra grandi Asl, occorre “capire come hanno funzionato” ha detto Alessandro Capecchi (Fratelli d’Italia) per il quale cruciale è “riportare i territori al centro”. Non solo, anche il tema dei costi non può essere messo in secondo piano. Nelle premesse alla proposta di risoluzione si evidenzia come il 50 per cento della spesa è dato dalle malattie croniche. Insieme al problema dell’invecchiamento costante della popolazione pongono un problema che investe tutti direttamente: non serve solo un “approccio clinico ma anche sociale per avere la visione di quello che si intende costruire” ha spiegato.  Sul riassetto della rete ospedaliera, occorrono “valutazioni maggiori” e citando quanto accaduto a Pistoia ha spiegato quanto urgente sia il tema del patrimonio delle Asl: “Se non si riesce ad utilizzarlo o valorizzarlo, non ha mercato”. Sul tema personale ha ricordato che in alcune aziende “ci sono più medici di quanti occorrono, altre scontano carenze croniche”. Altro nodo da sciogliere quelle delle dipendenze che “stanno esplodendo. Da problema prima sociale diventano poi di salute, dobbiamo intervenire” stesso dicasi per le persone non autosufficienti per le quali la normativa regionale “è ancora molto rigoda”.

“Si fa fatica ad individuare una visione” per la capogruppo del Movimento 5 stelle Irene Galletti che ha parlato della necessità di una sanità “davvero pubblica, universale e gratuita per tutti”. Citando il ministro Roberto Speranza e il suo intervento agli Stati generali della Salute, ha ricordato che il “servizio sanitario non deve essere considerato solo una spesa. La pandemia ci ha insegnato che le fragilità si sono manifestate dove si è tagliato di più”. Gli Stati generali sono quindi un “punto di partenza, non di arrivo” e se ha confermato di voler continuare ad essere propositiva e a proporre sollecitazioni, ha anche parlato di “premesse fuorvianti fin da subito fuorvianti”. Il riferimento era al posto di vertice della Toscana per i Lea nel 2019. Un podio che però sconta un “sistema sotto inchiesta già prima della pandemia”. A suo dire, infatti, c’era “l’escamotage delle liste bloccate” e quindi dei “ritardi non considerati”. Ancora sui dati il trend degli indicatori forniti per il 2019-2020 “non dimostrano le grandi performance che invece vengono dichiarate. Lo scenario non è così positivo come viene illustrato”. Stesso dicasi per le Asl, ha detto sempre Galletti evidenziando come da un lato si attesti la riduzione delle unità operative, dall’altro risulta evidente come la “Riforma che doveva far risparmiare non ha prodotto quanto atteso”. Questi Stati generali sono insomma “un po’ generici. C’è silenzio sugli ospedali nelle zone disagiate, il settore digitale è mancante di alcune parti, la medicina di genere non viene considerata, la prevenzione collettiva è incredibilmente stringata e ridotta, a tratti confusa”. Poi una denuncia: “Solo tre righe sulla sicurezza sul lavoro che è invece un’emergenza vera”. “Il nostro lavoro non termina oggi. Ci preoccupa un certo richiamo alla collaborazione pubblico/privato e il primo – ha sottolineato – non deve sostituirsi al secondo e sui servizi territoriali dobbiamo investire sistematicamente. Continueremo a stimolare Giunta e Commissione per la sanità sia davvero di tutti” ha concluso.

“Diteci cosa dobbiamo studiare: il programma di governo o la proposta di risoluzione di oggi? Quale programma dobbiamo criticare o sul quale dobbiamo ragionare?” ha esordito il capogruppo di Forza Italia Marco Stella. A suo dire, e al di là delle considerazioni tecniche, c’è un “ragionamento tutto politico che emerge e che passa da una serie di tasselli che tendono ad indebolire Giani per valorizzare il ruolo del gruppo Pd in Consiglio”. Nella risoluzione c’è una “critica durissima ai due anni di legislatura passati rispetto alle scelte fatte. Il Gruppo Pd – ha spigato rivolgendosi all’assessore Bezzini, unico membro della Giunta presente in Aula in quel momento – vi sta dicendo che avete fallito, che avete sbagliato tutto. Basta avere un po’ di intelligenza per capire l’aspra critica. Quando poi diventa di dominio pubblico, immagino qualcuno di voi dovrebbe chiedere un chiarimento”. Nel merito dei temi sanitari, si è detto ancora in attesa dell’organismo di governo clinico mentre ancora incomprensibile rimane l’idea delle case di comunità e di come funzionano. “È chiaro che manca una visione complessiva del sistema” ha continuato ritornando poi sul punto politico: “Per noi la salute e la sanità restano temi centrali, il malato non può essere il centro di costo, ma oggi prevale il nodo è politico: se qualcuno ha voglia di sfiduciare questa Giunta lo faccia, si è provato a farlo sui rifiuti, ora lo si fa sulla sanità, domani si proverà sulle infrastrutture. Si abbia il coraggio di una sfiducia costruttiva o non costruttiva o la fiducia la ponga la Giunta. Noi non abbiamo paura di tornare alle elezioni, siamo pronti e non accettiamo che questioni interne alla maggioranza vengano risolte a danno o peggio ancora sulle spalle dei cittadini” ha concluso.

Anche per la capogruppo della Lega Elisa Montemagni “la Commissione organizza gli Stati generali per dire alla Giunta cosa fare ma ci ritroviamo comunque a dibattere su temi vecchi di anni”. A suo dire “non esiste certezza di un servizio e lo vediamo dalle liste di attese. Se la sanità pubblica non ce la fa, si attivino convenzioni con i privati. Serve ripartire da un’organizzazione adeguata alle esigenze dei cittadini e ripensare seriamente il sistema soprattutto in tema di assistenza ad anziani e bambini” ha spiegato. Poi il tema degli operatori che tanto si sono spesi in questa emergenza pandemica: “Restano inascoltati. Abbiamo ospedali con attrezzature obsolete, non si può pretendere che lavorino ancora in questa situazione”. Un ringraziamento lo ha riservato anche al mondo del Terzo Settore: “Siamo fortunati ad avere una rete così forte ma dobbiamo anche pensare alla prevenzione che se certamente è un costo, in prospettiva diventa investimento”. Nel ricordare l’emendamento proposto dal gruppo e accolto dall’Aula che è diventato parte integrante della Riforma Saccardi del 2015 (comma 2bis articolo 75 sulle aperture di alcuni servizi anche oltre l’orario convenzionale), ha osservato: “Non è mai stato applicato. Siamo sempre stati propositivi ma quello che approviamo in Consiglio la Giunta lo deve portare avanti. Le parole del governatore Giani che assicura di voler ascoltare non bastano se non si traducono in fatti”.

Sono tre le sfide da cogliere per l’assessore Simone Bezzini che ha chiuso il lungo dibattito in Aula: un nuovo Piano di assistenza territoriale, il Piano degli investimenti da realizzare, una nuova governance degli ambiti dove si esplica l’attività socio-sanitaria nel territorio. Sul tema risorse l’assessore ha informato che tutte le Regioni stanno cercando di ottenere “da una parte il riconoscimento delle spese covid pregresse ed in corso, dall’altra il riscontro dell’aumento dei costi dell’energia elettrica”. Sul personale ha ammesso che ci sono “sofferenze e stanchezza. Il sistema è stato provato e ha dato una risposta eccezionale. Tuttavia in Toscana ci sono 4mila dipendenti in più rispetto al 2019 di cui 500 medici, il resto è comparto. Sono per la grande maggioranza contratti a tempo indeterminato. La discussione non va quindi affrontata in modo generico ma concentrandosi sui fabbisogni reali, assumendo dove c’è bisogno. Ci stiamo già muovendo” ha assicurato ricordando che il “colpo più restrittivo sui tetti di spesa del personale risale al 2009 con un Governo di centrodestra”.