Il volume

Distopie dall’Italia minore ne ‘L’antologia di Spoon Ribes’ di Maurizio Antonetti

31 dicembre 2021 | 19:01
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Distopie dall’Italia minore ne ‘L’antologia di Spoon Ribes’ di Maurizio Antonetti

La recensione di Luciano Luciani sulla raccolta edita dalla Carmignani Editrice

Personaggi ordinari che conducono esistenze normali su banali scenari di provincia: la mediocre quotidianità di questi nostri giorni opachi e incanagliti è di solito il punto d’avvio delle storie narrate dal capannorese Maurizio Antonetti, uomo di scienza per formazione e professione, originale scrittore per vocazione. È su questi modesti, ma comunque faticosi, mestieri di vivere che irrompe, d’improvviso, il dato inaspettato, il particolare fuori posto, l’irriducibile elemento irrazionale che spiazza, sorprende e rimette in discussione certezze, convinzioni e abitudini.

Si aprono, così, per il lettore, inediti punti di vista, prospettive diverse, possibilità di nuove letture e “altre” narrazioni: morti – e sepolti – coscienti, pensanti e, a modo loro, parlanti: un gatto che dà, letteralmente, i numeri; un’anziana e gentile signora con tanta voglia di chiacchierare al supermercato; una voce al telefono tanto mattutina quanto misteriosa; un san Valentino fitto d’appuntamenti d’amore per una donna fin troppo disinibita; un martedì grasso da incubo metropolitano; un razzo misterioso che atterra nel giardino di una villetta all’ora di colazione, creando scompiglio; la ragazzina scafatissima che regala una mattinata da brivido a un compassato professore di musica; il particolarissimo reportage di un fotografo innamorato; due sguardi diversi, per molti versi opposti, ai giorni della pandemia; l’inferno delle cene tra ex compagni di scuola e quello che ci aspetta al varco “quando il giorno è passato”.

Questi i materiali, insieme consueti e singolari, con cui opera, da più di vent’anni, questo affabulatore toscano che, nella misura del racconto o del romanzo breve, sembra aver trovato la modalità più adeguata e congeniale ai suoi innati mezzi espressivi. Presenza riservata e discreta, ma tenace, nel panorama sempre un po’ autoreferenziale della narrativa contemporanea, Maurizio Antonetti si avvale di una scrittura elegante e controllata, ironica e acutamente indagatrice degli angoli oscuri del nostro presente: uno sguardo, il suo, particolarmente vocato non solo a cogliere il retrogusto amaro che è nell’esperienza di ciascuno di noi, ma a dilatarlo in un diffuso senso di malessere. Lo stesso che è proprio di tanta “letteratura della fine”: della supremazia dell’occidente, del benessere economico, delle risorse disponibili. Sempre percettibile, infatti, nelle sue storie un marcato sentimento di precarietà, d’instabilità, tra il vecchio che muore a fatica e il nuovo che non vuole nascere.

Anche in questa ultima, riuscita e godibile raccolta, L’antologia di Spoon Ribes, Antonetti racconta distopie, e l’Italia minore che trapela dalle sue pagine è senz’altro la nostra: un paese al crepuscolo, il momento della giornata in cui le ombre si allungano e anche i nani riescono a proiettare sagome enormi. E allora tocca alla scrittura e agli scrittori adoperarsi per dare l’allarme contro ogni arroganza e mistificazione, sopraffazione e raggiro. Di fronte all’attuale inquietante, incombente disastro etico, in maniera garbata, ma risoluta, sommessa ma ostinata, i racconti di Maurizio Antonetti contribuiscono a metterci sull’avviso e noi non possiamo che essergliene grati.

Maurizio Antonetti, L’antologia di Spoon Ribes. Racconti, collana Profondo giallo, Carmignani Editrice, Staffoli (Pi), 2021, pp. 182, euro 14