In ospedale dopo l’aggressione verbale del datore di lavoro: sindacato sul piede di guerra

Una storia che non sembra dei giorni nostri quella che riferisce il sindacato Fisascat Cisl. Una signora straniera, ma cittadina italiana, secondo quanto dice la sigla sindacale è stata ricoverata, e sedata, con un primo referto di cinque giorni per il violento choc subito a seguito dell’aggressione verbale del suo datore di lavoro, titolare di una nota attività alberghiera in Versilia. E questo soltanto perchè si era azzardata a rivendicare il proprio stipendio.
“Al contrario dei colleghi – dice Fisascat – l’ultimo stipendio infatti lei non l’aveva ancora visto e nemmeno la busta paga relativa, documento essenziale al lavoratore per verificare la corrispondenza tra ore lavorate e importi ricevuti. L’imprenditore per tutta risposta è esploso in una serie di minacce avvertendo la lavoratrice che non avrebbe più lavorato in nessun albergo della Versilia. L’antefatto era già carico di tensione: nell’albergo aveva lavorato anche il figlio minorenne della donna con un ritmo massacrante anche di 15 ore in alcune giornate. Nonostante ciò gli era stata annunciata una somma magrissima: appena 400 euro. La signora aveva manifestato disappunto e di lì a poco le era arrivata notizia – verbale – del suo licenziamento”. La reazione di Fisascat Cisl e del suo referente Giampiero Guidi, che aveva chiesto all’imprenditore un documento formale necessario per regolarizzare il licenziamento, aveva fatto convinto l’uomo a ripensarci. “Ma, evidentemente, senza preoccuparsi troppo della puntualità dei pagamenti dovuti. Se qualcuno pensa di poter stare sopra le leggi sbaglia di grosso – dichiara Giampiero Guidi (Fisascat Cisl) – Il nostro ufficio legale sarà impegnato a fondo per ristabilire le regole in questa inquietante vicenda, anche se la gravità del fatto rimane. La donna ha subito una vera e propria aggressione verbale, con tanto di minacce, solo per il fatto che ha chiesto conto dello stipendio del mese lavorato. Le è stato risposto che gli stranieri vengono in Italia pensando di poter fare quello che gli pare. Ricordo che la signora è cittadina italiana e che comunque le regole valgono per tutti, stranieri compresi”. “Mi auguro – sottolinea Guidi – che l’imprenditoria nel settore della ricettività sia diversa, che non esistano in altre realtà casi simili a quello subito dalla signora. Mi auguro anche che l’ispettorato del lavoro voglia far luce su questa vicenda e non solo. La diffusione della pratica di far saltare i giorni di riposo, soprattutto nella stagione estiva, è un dato di fatto e per questo sono auspicabili controlli più intensivi”.