
“Ettore Neri è arrivato dopo la banda. Sicuramente dopo la polizia municipale che ne ha rilevato le incongruenze già 20 di giugno ed anche dopo il Comune che ha provveduto, così come legge dice, a seguire correttamente, in maniera trasparente ed indipendente il percorso scaturito con l’ordinanza di demolizione del 23 agosto. La sparata sui giornali di Neri risale a dopo ferragosto: quasi due mesi dopo. Si è svegliato molto tardi. Forse è rimasto addormentato sul lettino vicino alla pagoda. Prendersi i meriti di fronte all’evidente diacronia temporale dei fatti così come sono andati è infantile”: questa la replica del capo gruppo di Pietrasanta prima di tutto Matteo Marcucci in merito al caso della pagoda del Twiga di Marina di Pietrasanta.
“Il caso della pagoda – continua Marcucci – impone di rivedere il Pua per adeguarlo alle nuove esigenze del turismo e se il prossimo anno ci saranno altre pagode sulle nostre spiagge sarà, questo si, grazie a lui. Accolgo con grande interesse la proposta di rivedere un piano antiquato ed inadeguato: il che non significa che consentiremo di realizzare pagode di 50 metri sul mare ma di aprirci a nuovi orizzonti per migliorare l’accoglienza e la nostra offerta complessiva anche in funzione di un turismo internazionale sempre più presente sulla nostra costa. Non credo – scrive – che si stupirà nel sapere che il procedimento era stato avviato durante il periodo commissariale in maniera del tutto autonoma così come dovrebbe essere nella realtà. L’ex sindaco dimentica però un principio fondamentale che, da primo cittadino quale è stato dovrebbe ben sapere e per il quale ci vengono dei dubbi: esiste il principio di separazione tra gli organi di governo. Sarebbe stato grave che il sindaco, non di Pietrasanta ma di qualsiasi altra città, compreso Seravezza, si fosse occupato di procedimenti tecnico-amministrativi. L’ex sindaco di Seravezza dovrebbe fare lo stesso tipo di attività di divulgazione per tutti gli abusi che sono presenti sul territorio. Sicuramente – conclude il capo gruppo – non troverà lo stesso clamore mediatico. La ragione per cui il capo gruppo del Pd si è scagliato contro la pagoda, che può o meno piacere, è semplicemente politica. Chissà cosa avrebbe fatto se fosse stata di Matteo Renzi…”.