Il Festival Pucciniano porta le opere del maestro nelle Filippine

Doppio evento organizzato in collaborazione con l’ambasciata italiana a Manila
Tutto il mondo celebra Puccini. Alle celebrazioni per il genio della musica le cui opere sono ogni giorno nei cartelloni dei teatri di tutto il mondo si unisce la città di Manila, grazie all’impegno dell’Ambasciata d’Italia e all’ambasciatore Marco Clemente che da oltre un anno lavora con i giovani ed in contatto con la Fondazione Festival Pucciniano per celebrare il maestro.
L’Ambasciata d’Italia in Manila, proseguendo nella sua consolidata attività, negli anni recenti, di promozione della cultura operistica italiana nelle Filippine, è protagonista di due iniziative davvero significative che si svolgeranno nel contesto delle commemorazioni del centenario della morte di Giacomo Puccini. Attività realizzate in collaborazione con la Fondazione Festival Pucciniano che ha dato all’ambasciata consulenza artistica per la messa a punto del progetto.
“Fare opera nelle Filippine non è impresa facile, ci viene detto da molte fonti. Nonostante quasi quattro secoli di dominazione occidentale (prima gli spagnoli e poi gli americani) a seguito dell’indipendenza del Paese l’interesse per l’opera – si legge in una nota – si è venuto inspiegabilmente affievolendosi. Agli inizi del secolo scorso era ancora attivo un Teatro dell’Opera, e relativamente frequenti erano i tour di compagnie straniere. Una realtà di cui ormai si sta invece ora perdendo persino il ricordo: e la capitale di uno dei Paesi più popolosi dell’Asia, e con una tradizione musicale radicata ma ormai indirizzata verso altri gusti e direzioni, manca infatti di teatri dedicati e di produzioni operistiche, lasciate oramai alle meritorie ma purtroppo rarissime iniziative di impresari privati. Ma l’aspetto più preoccupante è che, con l’invecchiamento della popolazione e la rarefazione delle occasioni di assistere a produzioni sceniche complete, sta scomparendo anche il potenziale pubblico per l’opera nelle Filippine”.
E’ per questo che l’impegno della Ambasciata in Manila appare ancora più degno di attenzione. “Il centenario pucciniano – dichiara l’ambasciatore Marco Clemente, grande appassionato e conoscitore dell’arte lirica (non soltanto quella pucciniana) – ci ha dato lo spunto per due progetti che, per motivi diversi, sono destinati ad attirare l’attenzione dell’opinione pubblica locale e, forse (almeno nel lungo periodo), cambiare le sorti dell’opera nelle Filippine”.
La prima iniziativa è la produzione nell’anfiteatro dell’Università Ateneo de Manila ed in forma semiscenica, da parte della Manila Symphony Orchestra (la più antica compagine orchestrale delle Filippine – compirà cento anni nel 2026 – ed una delle più antiche del continente asiatico) del dittico Suor Angelica/Gianni Schicchi. Sono due titoli raramente rappresentati nelle Filippine anche se non completamente inediti: se ne ricordano sporadiche edizioni negli scorsi decenni. Quasi tutti gli artisti, sia in buca che sul palcoscenico, sono filippini – e questo aumenta l’aspettativa da parte del pubblico.
Ma l’elemento particolarmente interessante in questa produzione è l’esecuzione, per la prima volta nel corso di una rappresentazione scenica in tempi moderni in Asia (ma tendiamo ad ipotizzare che siano state rarissime le esecuzioni anche in Italia o in Europa) della versione originale della cosiddetta Aria dei Fiori nella Suor Angelica. Una versione come noto musicalmente avveniristica per i tempi in cui Puccini la compose e quindi, probabilmente perché considerata troppo all’avanguardia, subito sostituita da Puccini colla versione più addolcita ed ortodossa che siamo abituati ad ascoltare. Sono pochi minuti di musica che neppure un orecchio esperto tenderebbe ad attribuire a Puccini e che il pubblico filippino avrà per due recite, il 16 e 17 marzo prossimi, l’opportunità dunque di ascoltare per la prima volta in assoluto in un teatro.
La seconda iniziativa tende addirittura ad esulare dall’elemento artistico-musicale vero e proprio per trasformarsi in una sorta di esperimento sociale nonché’ in un’iniziativa di rara valenza educativa e spirituale. Una settimana dopo le recite teatrali vere e proprie presso l’Ateneo di Manila, infatti, gli stessi artisti si trasferiranno nella parrocchia di Tondo, uno dei quartieri più poveri di Manila, per la rappresentazione del Gianni Schicchi. Il palcoscenico e l’orchestra, l’apparato di illuminazione e di amplificazione, nonché sedie per circa 400 persone, verranno posizionate in quello che è normalmente un campo giochi della parrocchia dove i bambini più bisognosi vengono accuditi dalla generosità dei Padri Camilliani, guidati da Padre Giovanni Gentilin, da decenni attivi nel sostegno alla comunità più povera di Tondo.
Un esperimento, quello di portare una rappresentazione completa di un’opera in un quartiere socialmente molto disagiato, mai tentato prima, nelle Filippine, da nessuna istituzione nazionale né pubblica né privata. E da nessuna ambasciata straniera. A beneficiarne saranno circa 400 ragazzi, di età compresa tra i 14 e 18 anni, che probabilmente non hanno mai sentito una nota di opera nella loro giovane esistenza ne’ messo piede in un teatro o in una sala da concerto. Lo Schicchi verrà ovviamente eseguito in lingua originale (ed in forma completamente scenica): ma per favorire la comprensione e la migliore fruizione da parte del giovanissimo pubblico, un attore filippino presenterà la storia della truffa di Gianni Schicchi a danno degli ipocriti parenti del ricco Buoso Donati nella lingua locale, il “tagalog”, anche interloquendo, prima e durante la rappresentazione, con i cantanti e col direttore d’orchestra.
“E’ una sfida emozionante ma anche un po’ temeraria”, ha ammesso l’ambasciatore Clemente che di questa iniziativa così originale è stato l’ideatore. Aggiungendo pero la propria convinzione che questo modo di offrire un esempio eminente di cultura “alta” (e che sia proprio Puccini ci riempie di orgoglio) a chi con essa ha poca o quasi nulla frequentazione, rappresenta non solamente un modo per dare un momento di allegria e di elevazione a questi adolescenti dal presente difficile ma anche di gettare il seme, nel nome di Puccini, per un auspicabile rinascimento dell’opera lirica (e non solo di quella italiana) nelle Filippine.