Case e auto con i soldi dello spaccio: 3 in cella foto

di Roberto Salotti
Il condominio dove vivevano era diventato il loro fortilizio, una sorta di zona franca dove, per la polizia, una famiglia spacciava indisturbata ai giovanissimi, tenendo in scacco altri 13 nuclei che abitano nella stesso palazzo che si affaccia su piazzale Sforza. Non servivano nemmeno le minacce ormai a tenere buoni i vicini. Molti preferivano ignorare per non avere conseguenze, contribuendo più o meno inconsapevolmente a rinsaldare il dominio di quella famiglia. E come avviene in ogni casa, era la madre a tirare le fila di tutto. Del resto, si sfoga in diverse conversazioni carpite dalla polizia, “io c’ho dieci persone in casa da mangiare, c’ho dieci che vogliono mangiare con uno stipendio”. Quello del marito, un operaio di cartiera che ha ottenuto la casa popolare ma a cui non viene contestato alcun addebito, non era sufficiente per Adelina Lisi, 40 anni, di origini albanese, per la dote dei due figli. Lo spaccio, ritiene la polizia, serviva ad assicurare un futuro a Hasan, 23 anni, e alla famiglia dell’altra figlia, i cui interessi li gestiva direttamente il genero, Daniel Valentin Ungureanu, rumeno di 28 anni. Gli introiti del giro, erano finiti nell’acquisto di due terratetto a Porcari e a Capannori, destinati per l’appunto ai figli della donna. 

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Tutti e tre sono stati arrestati ieri (18 maggio) durante un blitz degli agenti della sezione anti droga della squadra mobile di Lucca, diretti dal commissario Silvia Cascino, che hanno notificato loro ed eseguito le tre ordinanze di custodia cautelare in carcere. L’accusa è quella di associazione a delinquere per lo spaccio di stupefacenti, con l’aggravante che moltissimi dei loro clienti erano ragazzini non ancora maggiorenni. Bastava suonare il campanello e attendere sul pianerottolo di casa, di fronte al quale nel 2016 c’era l’appartamento della famiglia Jarmouni che, per l’accusa, dopo gli arresti, sempre per droga, era stata rimpiazzata nello spaccio a Sant’Anna dai Lisi.
Ma sulla carta, nonostante quel giro da 7-8 mila euro a settimana, risultavano tutti disoccupati. Salvo il marito di Adelina, l’unico stipendio regolare che entrava in quella casa. Eppure, nel corso del blitz di ieri, al quale hanno partecipato anche gli agenti della squadra volanti, del reparto prevenzione crimine di Firenze e dell’unità cinofila di Padova, con l’impiego anche di un elicottero del reparto di volo della polizia, sono stati sequestrati, oltre agli immobili, per un valore complessivo di circa 250mila euro, anche una Bmw di grossa cilindrata, extra lusso e dotata di tutti i comfort, intestata al 28enne rumeno finito in manette. Sigilli anche a due terreni, uno in via Sillori a Nave, l’altro in via Polla a Meati, dove tra l’altro è stato scoperto un allevamento di cani di grossa taglia, segnalato alla polizia municipale per lo stato di degrado e malnutrizione in cui venivano tenuti gli animali.
Dopo lunghi mesi, l’indagine partita nel settembre scorso, è riuscita a fare breccia nel muro di omertà che la famiglia era riuscita a crearsi attorno con i vicini di casa. A loro non vengono contestati addebiti, ma la polizia ritiene che siano stati indotti a non parlare e, nel peggiore dei casi, a tollerare il continuo via vai di clienti, che spesso iniziava dalle 8 del mattino e finiva a notte inoltrata: almeno 50-60 le dosi cedute al giorno.
Grazie ad una telecamera esterna e alle intercettazioni ambientali e telefoniche tra spacciatori e clienti, la polizia è riuscita a ricostruire il giro.
Tutto era partito, nella seconda parte del 2017, da un sequestro di 60 grammi di cocaina nascosti nel vano ascensore del condominio. Da quel raid la squadra mobile aveva concentrato l’attenzione sulla famiglia Lisi, che si sospettava avesse ereditato dai Jarmouni la supremazia sui condomini e il fiorente giro di spaccio. Sospetti che le indagini avrebbero confermato.
Nel corso delle perquisizioni è spuntata nel vano lavanderia dell’appartamento dei Lisi: c’erano un chilo di hashish e 15 grammi di cocaina in una borsa ben nascosta. “Bella grassa”, “roba pulita”, come ordinavano i clienti intercettati: “la roba più bella che esiste a Lucca”, e l’hashish o la marijuana da acquistare con “un ventino trattato bene”, oppure lasciando a pegno i cellulari e i documenti, o barattando le dosi con alimenti e abiti, appena rubati, anche da minorenni.
E i loro soldi venivano investiti nel mattone, due terratetto a Porcari e Capannori che ieri sono stati sequestrati su ordine preventivo del gip, perché acquistati, per l’accusa, con i soldi ricavati dallo spaccio: “Sto facendo la casa di mia figlia”, raccontava senza remore Adelina Lisi, nelle intercettazioni agli atti dell’indagine. Uno dei due appartamenti era già in ristrutturazione, destinato alla figlia e al genero, che però non se lo potrà godere: per lui come per la suocera e il cognato si sono aperte ieri le porte del carcere San Giorgio di Lucca.
Importante il sequestro di stupefacenti di ieri: la cocaina, venduta al dettaglio, avrebbe potuto fruttare 10mila euro, altri 15-20mila la marijuana e altri 7-8 l’hashish.
Potrebbe portare a ulteriori sviluppi poi il sequestro degli allevamenti di cani, destinati alla vendita. Su questo filone indaga la polizia municipale: si sospetta che le strutture dove erano custoditi, seppure fatiscenti, possano essere abusive. Inoltre, gli animali erano quasi tutti denutriti, altri presentavano dermatiti e segni di malgoverno.

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