Officina Verzura, esordio ‘folle’ con Vittorio Sgarbi foto

Pizza di Gabriele Bonci, un bicchiere di vino e quattro chiacchiere con Vittorio Sgarbi aprono la scena dell’edizione zero di Officina Verzura. Sold-out ieri sera (31 marzo) per la prima delle tre serate a Spazio Salvetti, il laboratorio dell’artigiano-artista Andrea Salvetti, scomparso due anni fa e ora rappresentato dalla moglie, Patrizia Grotti. De La follia nell’arte ne parla appunto Vittorio Sgarbi, curatore del Museo della follia, ora in mostra a Lucca ma: “In cerca di una sede fissa”, dice, analizzando tutte le varie sfaccettature della follia nella figura dell’artista attraverso i suoi aspetti negativi e positivi, in riferimento anche alla sua esperienza personale di storico dell’arte che l’ha visto più volte protagonista a livello nazionale.

Il cibo si fonde con gli ospiti, per un ambiente informale e accogliente e, dopo l’apericena di benvenuto, in diretta streaming DìTv Lucca, i saluti di Patrizia Grotti, moglie di Andrea Salvetti: “Voglio ringraziare prima di tutto la mia famiglia che, dopo il lutto, mi ha dato una mano a ritrovare le forze per creare tutto questo e ricordare il grande lavoro di Andrea. Il laboratorio Salvetti sarà, in futuro, teatro di altre grandi iniziative”, dice Patrizia Grotti. A seguire l’intervento dell’assessore del Comune di Lucca, Stefano Ragghianti, che sottolinea l’importanza dell’arte e della condivisione per il territorio e, infine, l’intervento di Anna Morelli di Cook-Ink, rivista culinaria di rilievo internazionale che ricorda la figura di Andrea Salvetti: “Andrea era un mio amico, era aperto alla condivisione, al confronto e sono molto felice di poter omaggiare tutto il suo lavoro”. Mediatore della serata, Francesco Poggi, ex sindaco di Borgo a Mozzano e ideatore di Officina Verzura.
Perché Lucca? “Lucca è stata l’inizio della mia arte – dice Vittorio Sgarbi – a partire dalle letture di Mario Tobino che, originario di Viareggio, è stato un grande scrittore, poeta e psichiatra italiano. Mi ha da sempre affascinato questa sua vicinanza alla follia, alla malattia e la sua volontà di non lasciare mai sole queste personalità, in particolare il suo racconto di Maggiano. Da giovane venni poi a Lucca per vedere Ilaria del Carretto, che non è scultura bensì puro spirito e rimasi affascinato da questa magia senza fine che mi portò poi – conclude – a seguire questa mia passione per la storia dell’arte. Da giovane poi, salivo sempre sopra torre Guinigi. Lucca è quindi uno dei miei ricordi più importanti nonché principio di tutto quello che ho costruito”. Da Caravaggio, a Goya, a Van Gogh, Munch, Dix, Grosz, Bacon o Ligabue: “La visione sconvolgente della realtà rappresentata da questi artisti ha stravolto i canoni classici dell’espressione – dice Vittorio Sgarbi – Un folle non viene preso in considerazione dalla società ed è proprio nella sua solitudine che può permettersi di essere e di fare ciò che vuole, creando senza limiti e regole. Van Gogh non ebbe mai alcun successo da vivo, perché era considerato un matto senza rimedio: dipingeva per se stesso, per liberarsi della sua infelicità. In passato – continua Vittorio Sgarbi – ci sono anche stati artisti che hanno dato segni di alterazione esistenziale ma che poi sono stati ricondotti ad uno schema di normalità, penso a Borromini, Bassano, Torquato Tasso. La follia aumenta il valore delle opere e mi riferisco ancora una volta a Van Gogh, con i suoi effetti formidabili di forme e colori, segno di un’immaginazione fertile. L’arte per questi artisti è un po’ come un lampo di luce in una notte buia: se guardiamo le opere di Ligabue, vediamo che la pittura rappresenta per lui un momento di liberazione. Altri pittori sono stati considerati pazzi per aver sovvertito le regole, penso a Caravaggio e al suo difficile rapporto con il potere. La follia è dunque stata spesso una componente fondamentale delle più grandi opere d’arte o delle imprese considerate impossibili di alcuni dei più grandi artisti: la cupola del Brunelleschi si regge ancora da sola”. A conclusione della serata, Vittorio Sgarbi ha accolto la prop

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                 osta di un grande urlo liberatorio, metafora di sfogo e di liberazione da regole, dilemmi e oppressioni.
Gli appuntamenti di Officina Verzura continueranno lunedi 15 aprile, con Fabrizio De Andrè, vent’anni dalla sua morte, a cura di Andrea Scanzi (cucinano per gli ospiti Lorenzo Stefanini, Benedetto Rullo e Stefano Terigi del ristorante Il Giglio) e giovedi 18 aprile, con Se il destino spezza un’opera geniale, a cura di Giampiero Mughini (cucinano per gli ospiti Damiano Donati del ristorante Il Punto e Cristiano Tomei del ristorante L’Imbuto).
Ogni serata unisce al dibattito con l’ospite e all’esperienza del cibo, una diretta streaming, grazie a DìTv Lucca. Il progetto, in collaborazione con Creativa e la rivista Cook-ink, ha il patrocinio del Comune di Lucca, del Comune di Borgo a Mozzano e della libreria Ubik; tra i partner tecnici LuccaBioDinamica, San Bernardo, Bacci 1925, pizzeria Bonci, ristorante L’Imbuto, ristorante Il Giglio, Punto, officina del gusto, Mennucci, Naturanda, Brutòn. Sponsor sono invece sicetelecom.it, Imballcenter, Irio Bergamaschi arte e design, stabilimento balneare Moby Dick.

Rebecca Del Carlo

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