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L’amicizia, i campi da calcio e tanti libri. Ritratto di Andrea Terigi foto

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Ha la passione per il pallone, Andrea Terigi, e sa trasmetterla. Non per le partite in alta definizione da guardare in televisione, quelle del calcio patinato che conta, ma per quelle degli spogliatoi di provincia. È lì che ha iniziato a giocare, a 12 anni, all’allora campo Colombo di via del Tirassegno. Non ha più smesso: ancora oggi si ritrova con ex compagni di squadra ed ex avversari – ché la differenza, ormai, non conta più – per delle serate di calcetto. E sono le più belle. “Non c’è niente che valga di più dell’amicizia. Quel sentirsi a casa, quel guardarsi negli occhi e capire di non essersi mai persi anche se tra due persone si sono interposte distanze di anni. Un’intimità ulteriore, vera, pulita. Mi è rimasta addosso, dai campi di calcio ai banchi di scuola. Il gruppo – sottolinea Andrea – esprime una forza tutta sua. Ti contiene e al tempo stesso ti permette la libertà di essere chi sei, senza sovrastrutture, perché accoglie senza aspettative la ‘versione integrale’ di te”.

Secondogenito di Giampaolo Terigi, che insieme al padre Aldo nel 1957 ha legato il suo nome a quello della concessionaria di via delle Fornacette a San Concordio, Andrea condivide oggi con i due fratelli la responsabilità dell’azienda, divenuta dai primissimi anni duemila Audi Center Terigi. Ma sul finire degli anni ’80, quando Andrea ha iniziato a muovere i primi passi sul lavoro, Terigi era ancora una concessionaria Fiat. “Fin da subito, ho accolto la sfida di occuparmi dell’usato. Al contrario di quel che si può essere portati a pensare – spiega Andrea – è l’usato il settore che ha un impatto determinante per i risultati economici di una concessionaria: se non viene venduta, un’auto usata diventa un passivo, perché perde valore col tempo. Il cliente che compra l’usato deve potersi fidare di chi lo vende, ma la fiducia va saputa conquistare”. E in questo, Andrea è naturalmente a suo agio: senz’altro giocare in una squadra lo ha facilitato a vivere le relazioni con sincerità e immediatezza. La professionalità e la serietà che contraddistinguono da sempre Terigi hanno fatto il resto. “Poco dopo aver iniziato – racconta Andrea – ho intuito che anche l’usato meritava un suo brand. Così mi inventai l’espressione ‘usato di razza’, che veicolavamo attraverso un’emittente televisiva locale. Poco dopo, la stessa Fiat uscì a livello nazionale con il suo ‘usato sicuro’. C’era bisogno, insomma, di affermare la qualità della seconda vita di un’auto, di metterci la faccia. Circa 5 anni fa, quando anche Audi ha lanciato sul mercato la sua linea di usato Apsp (Audi prima scelta plus), ha fatto un’operazione simile in un segmento di mercato diverso”. Terigi è stata una delle cinque concessionarie in Italia che ha aderito al progetto pilota sull’usato Apsp e, quest’anno, si è affermata come la prima realtà Audi in Italia per livello di prestazioni sulla linea. Un risultato di prestigio, ottenuto dopo attenta valutazione di parametri diversi tra loro. “E pensare che a questo mestiere sono arrivato quasi per caso, dopo il biennio di ingegneria a Pisa. Ho iniziato come part-time per ritagliarmi una maggiore autonomia – ricorda Andrea Terigi – e alla fine ho continuato a fare questo lavoro, insieme ai miei fratelli e a mio padre. È lui, ancora oggi, il punto di equilibrio dell’azienda. Ed è naturale che sia così: solo chi ha investito da zero i propri sogni e la propria vita in qualcosa può sentirla completamente sua, fino in fondo e fino all’ultimo”. Colpisce la sincerità di Andrea, che ammette senza giri di parole: “Le mie passioni non sono le automobili. Per viaggiare, preferisco i libri: le storie salvano, aprono possibilità, ti rapiscono e, dopo, ti restituiscono migliore al mondo. E poi c’è il calcio: è in quell’ambiente che riconosco le mie radici profonde. Ancora oggi mi succede di incontrare persone con le quali o contro le quali ho giocato, da ragazzo o anche dopo, e succede che ci abbracciamo o ci diamo pacche sulla spalla con la stessa disinvoltura dei fratelli. Ho giocato per anni nel ruolo di libero, che oggi nemmeno esiste più, in campionati dilettantistici con le maglie, tra gli altri, dell’Atletico Lucca, del Bagni di Lucca, del Folgor Marlia e del Borgo a Mozzano. Nel frattempo sono cresciuto, mi sono sposato. E sono diventato anche papà. Ricordo – continua Andrea – le partite giocate di sabato pomeriggio, quelle in terza categoria. Matteo, il mio primogenito, piccolissimo, ancora in carrozzina. Era il 1987 e me lo portavo dietro perché mia moglie doveva lavorare: forse un papà più coscienzioso avrebbe rinunciato a giocare – si prende in giro Andrea – ma in fondo, è andata bene così. Penso di aver trasmesso ai miei figli, se non altro, la voglia di percorrere la propria strada, senza sentirsi ‘predestinati’ a ereditare l’azienda di famiglia”.
E infatti Matteo, 32 anni, e Chiara, 25 anni, sembrano volere tutt’altro. Lo sguardo di Andrea si accende di tenerezza nel parlare di loro: “Matteo ha studiato lingue orientali alla Ca’ Foscari di Venezia e si è specializzato in cinese a Pechino. Oggi è lì che vive, da 4 anni ormai, inviato dalla Fosber per avviare l’attività in Asia. Lo sento soddisfatto di quello che fa, sicuro di sé. Ed è bello vedere che quando torna a Lucca è circondato da tanti amici pronti a fargli festa. Come ha detto Camilleri – sottolinea Andrea – per essere veramente amici si deve essere stati giovani insieme. E lui, come me, ha stretto legami di amicizia davvero belli. E poi c’è Chiara – continua Andrea – con tutta la sua tenacia e determinazione. Ha studiato comunicazione e marketing alla Iulm di Milano, laureandosi col massimo dei voti nel minimo dei tempi. Adesso è a Roma, studia recitazione alla scuola Teatro Azione. È curiosa e intelligente. Sì, sono un padre orgoglioso dei propri figli, del loro andare con le proprie gambe”.
Una vita lontana da Lucca, almeno per il momento, quella scelta da Matteo e Chiara. Per Andrea, invece, non ci sono dubbi sulla città dove vuole vivere: “Chiunque faccia un giro di notte per le vie del nostro centro storico ne rimane incantato. Quando le strade si sono ormai svuotate – dice Andrea – e ci sono soltanto le luci a posarsi sui muri delle case, sulle pietre, sui marmi. È un fascino misterioso, che invita ad ascoltare e ad ascoltarsi. E poi ci sono i colori delle nostre colline. A Lucca sto bene – ammette Andrea – perché Lucca è casa, Lucca è amicizia e io voglio stare qui”. Basta fare due passi con Andrea per rendersi conto di quante persone conosca. Si rivela nell’affetto degli sguardi che incontra la sua inclinazione all’altro. La sua rara predisposizione a riconoscere, nelle mani strette e nei sorrisi scambiati, la vera posta in gioco dello stare qui, oggi. In una società liquida, accelerata e deconcentrata, Andrea Terigi è un uomo che conosce il valore della relazione.

… to be continued

Elisa Tambellini

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